Il 25 Aprile: gli ultimi epigoni dell’Impero Euroatlantista
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di Luciano Lago
Come
tutti gli anni, anche in questo 2023 si procede alle celebrazioni della
così detta “festa della Liberazione”, avvolta nella sua abituale
coperta retorica.
Nella realtà attuale di un mondo che sta cambiando
ad un ritmo frenetico, come mai prima, questa festa celebrata in Italia
sembra la malinconica festa dell’Euro atlantismo e dei suoi epigoni in
fase terminale della loro parabola discendente.
Non
per caso si registra che, nelle piazze dove si celebra la festa, si
innalzano bandiere dell’Ucraina, di Israele e degli USA, i simboli
attuali di quelle entità che rappresentano gli ultimi baluardi di quella
sopraffazione contro i popoli, quello palestinese e siriano da una
parte, e quello russo del Donbass dall’altro, che è stata attuata in
questi ultimi decenni di Storia.
Ogni regime, e
questo liberaldemocratico non fa eccezione, rappresentando interessi
della élite che lo esprime, tende ad autocelebrarsi, rievocando una
propria mitologia in modo da rendersi definitivo, non delegittimabile,
non resistibile, plasmando e imponendo un pensiero unico più o meno
apertamente obbligatorio.
La retorica dei discorsi
degli esponenti politici, di sinistra e di destra, non basta a coprire
le falsità che da oltre settanta anni vengono narrate per celebrare
l’avvento del mondo euroatlantico e del regime liberal democratico, in
Italia in particolare.
Quando nel 1943 gli alleati anglo
americani sbarcarono in Italia, con al seguito i loro eserciti
coloniali, quelle truppe non erano esattamente “i liberatori” ma
piuttosto i nuovi occupanti e rappresentavano le forze del
grande capitale anglo-americano che venivano a prendere il controllo
politico, militare ed economico della penisola italiana.
Da
allora non se ne sono mai andati (vedi le oltre cento basi militari USA
nella penisola) ed anzi hanno consolidato a tal punto il potere da
ottenere una perfetta colonizzazione del “bel paese” mediante
l’imposizione dei loro modelli politici, economici, finanziari e
culturali. Il processo era stato avviato dietro una parvenza di
democrazia a tutela americana, nell’epoca della divisione in blocchi,
con grande dispendio di denaro inviato allora ai partiti filo americani e
successivamente con lo sbarco in Italia delle grandi multinazionali e
degli organismi finanziari che hanno gradualmente preso il controllo
dell’economia.
Un processo in varie fasi che ha consentito,
negli ultimi quarant’anni, grazie all’opera instancabile dei loro
agenti nei vari governi, di smantellare l’industria pubblica,
liberalizzare quella privata e prendere il controllo delle banche, dei
gangli dello Stato, delle comunicazioni, dell’istruzione, dei grandi
media, oltre che delle principali istituzioni e organismi militari.
Nella
fase di scontro bellico in corso in Ucraina e il conseguente
riallineamento internazionale, il potere anglo americano diventa più
rigoroso nell’imporre la sua linea che viene adottata da qualsiasi
governo, che sia Conte, Draghi o Meloni, per sostenere l’offensiva anglo
americana contro Russia e Cina, i due paesi che contrastano il potere
egemonico unipolare degli Stati Uniti e del blocco NATO.
Siamo
in Italia così “liberi” da obbedire ciecamente a tutte le direttive
imposte da Washington: a suo tempo abbiamo partecipato alle aggressioni
contro la Serbia e poi contro la Libia, a scapito dei nostri interessi
nazionali. Attualmente il governo ultra atlantista ed europeista della
Meloni, nella sua libidine di servilismo verso Washington e Bruxelles, è
arrivato ad inviare una flotta di unità navali italiane verso l’Oceano
Pacifico per sfidare la Cina nello stretto di Taiwan.
Questo
mentre dal Mediterraneo e dall’Africa è in corso una vera e propria
invasione della penisola che non avviene per caso ma è parte di un
preciso piano diretto dalle oligarchie globaliste per
distruggere l’Italia e farne un paese multirazziale alle dipendenze
delle centrali liberal globaliste. Il vecchio sogno dell’Italia
multiculturale al servizio del grande capitale si sta avverando.
Mentre
questo avviene, si distrae il pubblico con diatribe e polemiche fuori
dal tempo su Fascismo e Antifascismo, Comunismo e anticomunismo,
ideologie seppellite ormai dalla Storia del Novecento che servono
soltanto ad alimentare uno scollamento dalla realtà, una strategia della
“distrazione”.
La realtà oggi bussa alla porta e ci mostra
che i popoli che vogliono difendere la propria libertà, identità
nazionale, la propria cultura e sovranità politica, attualmente si sono
schierati contro la potenza egemone per affermare il diritto alla
propria indipendenza e si battono per un mondo multipolare.
Per
questi e molti altri motivi siamo portati a ritenere che il 25 Aprile
dovrebbe essere storicamente ricordato non come “Liberazione” ma
piuttosto come “Sottomissione” al potere dell’impero egemone.
Sarà
una vera festa libertaria quando, e se accadrà, l’Italia riuscirà a
liberarsi dagli interessati apologeti della sottomissione alle centrali
del grande capitale globalista e angloamericano.
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