FRANCE SOIR: I MEDIA FRANCESI TACCIONO SUL CASO DEGLI SMS DELLA VON DER LEYEN
Dopo una denuncia penale presentata in Belgio contro la presidente della Commissione europea, il cosiddetto caso SMS prende una nuova piega. Il gip avrà ora accesso ai messaggi scambiati in sordina tra Ursula von der Leyen e Albert Bourla, l’amministratore delegato di Pfizer. A causa di un sospetto di negoziazione “fuori quadro” di un mega-contratto per l’acquisto di vaccini, la mancata consegna di questi SMS considerati documenti amministrativi costituirebbe un reato penale. In caso di loro distruzione, la presidente von der Leyen, in quanto depositaria dell’autorità pubblica, dovrà spiegarsi davanti ai tribunali. Il rimbalzo di questo caso, che potrebbe rivelare l’esistenza di “un patto di corruzione”, secondo l’avvocato francese Diane Protat, non è menzionato dalla stampa francese, con rare eccezioni tra cui France-Soir e ‘Humanité’. Ma dov’è finito il dovere di informare?
Fonte: France Soir
Certo, i contratti sui vaccini negoziati via SMS tra Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea e Albert Bourla, presidente del colosso farmaceutico Pfizer, hanno fatto scorrere molto inchiostro. Diversi articoli si sono occupati di dettagliare le complessità amministrative del fascicolo, quando gli eurodeputati hanno invitato, due volte e senza successo, l’amministratore delegato di Pfizer a venire a spiegarsi al Parlamento europeo.
Conflitto di interessi? Corruzione?
Da ottobre 2022 è in corso un’indagine all’interno delle stesse autorità europee. Successivamente, nel mese di dicembre, l’associazione BonSens ha avviato un procedimento davanti al Tribunale dello Stato di New York per ottenere la pubblicazione dei famosi SMS, che alimentano gravi sospetti di conflitto di interessi, anche di corruzione, nei confronti del Presidente della Commissione Europea. Nessun documento ufficiale, infatti, si riferisce esattamente alle condizioni ufficiali della trattativa del gigantesco terzo contratto per l’acquisto dei vaccini Pfizer, relativo a 1,8 miliardi di dosi, per un importo superiore ai 70 miliardi di euro.
Sebbene questo approccio non sia stato ampiamente riportato dalla stampa, il 25 gennaio 2023 il New York Times ha a sua volta citato in giudizio la Commissione Europea, con un obiettivo simile.
Il 5 aprile 2023, il lobbista Frédéric Baldan ha presentato una nuova denuncia penale, questa volta in Belgio, davanti al giudice istruttore Frenay a Liegi. La sua denuncia riguarda direttamente la questione del terzo contratto di acquisto del vaccino e il fatto che, chiaramente, la sua negoziazione è stata condotta al di fuori del consueto quadro negoziale per questo tipo di contratto, aggirando un comitato direttivo incaricato di valutare le offerte. Tuttavia, Ursula von der Leyen non ha alcun mandato che la autorizzi a intervenire in questo tipo di mercato.
La legge belga ha una particolarità. Il titolare di pubblici poteri che viola arbitrariamente un diritto garantito dalla costituzione rischia la reclusione (art. 151 cp). In questo caso, il diritto di far accedere ogni cittadino ai documenti amministrativi.
Si iscrive quindi una querela con azione civile automatica (la differenza è che in Francia non è prevista la decisione di sequestrare l’azione penale da parte del giudice) per usurpazione di funzioni, usurpazione di titolo, distruzione di atti pubblici, sottrazione illecita di interessi e corruzione.
Questo caso è un vero e proprio terremoto sulla scena politica europea, già segnata dai sospetti di corruzione nei confronti della commissaria europea alla Salute, Stella Kyriakidou e dallo scandalo QatarGate.
Se da un lato le autorità europee non hanno voluto permettere ai cittadini di far luce sulle onerose condizioni di acquisto dei vaccini, una soluzione giudiziaria si sarebbe potuta dunque trovare a livello di Stato e sua giurisdizione, nel caso specifico il Belgio. Inoltre, una decina di Stati europei, tra cui Polonia e Bulgaria, mettono ora in discussione il prezzo di acquisto delle dosi e sono preoccupati per l’obbligo di raccomandare prodotti che, al di là della loro efficacia reale o meno, non servono più quando il fenomeno epidemico di Covid-19 è finito.
In Francia, 46 milioni di dosi restano nei frigoriferi dell’amministrazione sanitaria e saranno sprecati. Oltre 30 milioni di dosi in Italia e più di 10 milioni in Belgio. Un vero casino. Come si può sostenere – o si è potuto sostenere l’idea – di dover riacquistare ulteriori dosi pena l’essere perseguiti per inosservanza di un contratto commerciale… che nessuno può consultare? O, peggio, chi terrebbe un accordo tanto segreto quanto complice concluso attraverso uno scambio di sms?
Questa situazione, a vantaggio dell’industria farmaceutica, e soprattutto di Pfizer, che ha svaligiato più di tre quarti dei contratti di vendita, fa dire alla deputata europea per Europe Ecologie-Les Verts (EELV) Michèle Rivasi:
“Si direbbe che a tenere in mano la penna a livello di Commissione Europea siano stati i laboratori farmaceutici.
La deputata ha potuto esprimersi e dettagliare il caso con i nostri colleghi di Humanité, che da diverse settimane stanno conducendo le indagini sul loro canale YouTube. Valeurs actuelles ha affrontato l’argomento, in un editoriale di Patricia de Sagazan. Il sito di notizie europeo Euractiv ha elaborato le informazioni. Sud-Radio ne ha dato notizia grazie ad André Bercoff, lasciando la parola a Maître Protat e Frédéric Baldan. E questo è tutto, con l’eccezione di France-Soir, ovviamente, che ha seguito questa telenovela legale fin dall’inizio.
Un silenzio disastroso per la democrazia
Una telenovela che potrebbe diventare un grande scandalo legale e politico. Infatti, la presidente della Commissione europea, che ha già un passato travagliato con la giustizia tedesca quando era ministro della Difesa, ha mostrato molti segnali di amicizia inquietanti nei confronti di Albert Bourla.
La natura degli sms scambiati va esposta al pubblico per non screditare ulteriormente le istituzioni europee, cortocircuitate dalla sola volontà della von der Leyen di occuparsi unilateralmente di questa vicenda. Istituzioni europee che palesemente soffrono di un preoccupante punto di debolezza strutturale, quello di essere troppo esposte al potere delle lobby industriali e finanziarie.
Dall’inizio della crisi sanitaria nel 2020, i media francesi hanno mostrato un’inerzia disarmante su questi temi. Si è dimenticata la deontologia relativa alla Carta di Monaco, che deve garantire ai cittadini un’informazione obiettiva e fattuale sui pericoli che minacciano la cosa pubblica e l’interesse comune.
Questo silenzio è grave per la democrazia e la stabilità della sfera politica in Europa. Mentre in Francia continua ad aumentare la sfiducia dei cittadini nei confronti dei media, questa spiacevole situazione danneggia anche l’immagine della Francia, senza reagire alle carenze delle istituzioni sovranazionali che ormai la governano in gran parte.
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