La Polonia è il nuovo alleato di ferro di Washington
Washington promuove la Polonia
Nel febbraio scorso, nei giorni antecedenti all’anniversario dell’inizio del conflitto in Ucraina, il Presidente statunitense Joseph (Joe) Biden si è recato a sorpresa in Ucraina, a Kiev, per esprimere sostegno al Paese e al suo Presidente, Volodymyr Zelensky, e subito dopo in Polonia, per incontrare il Presidente della Repubblica Andrzej Duda. All’inizio di questo mese, invece, Zelensky ha fatto visita a Varsavia per incontrare sia Duda che il Presidente del Consiglio, Mateusz Morawiecki.
«Abbiamo anche affrontato questioni fondamentali sull’impegno nei confronti dei principi più elementari. Difenderemmo la sovranità delle nazioni? Difenderemmo il diritto delle persone a vivere libere dalla nuda aggressione? Difenderemmo la democrazia? Un anno dopo, conosciamo le risposte. Sì, ci batteremmo per la sovranità. E lo abbiamo fatto. Sì, ci batteremmo per il diritto delle persone a vivere libere dalle aggressioni. E lo abbiamo fatto. E ci batteremmo per la democrazia. E lo abbiamo fatto. E ieri, ho avuto l’onore di stare con il presidente Zelenskyy a Kiev per dichiarare che continueremo a batterci per queste stesse cose, qualunque cosa accada», sono le parole pronunciate da Biden durante il suo discorso del 21 febbraio presso i Giardini del Castello Reale di Varsavia. Il giorno precedente, mentre era a Kiev, il Presidente degli Stati Uniti aveva annunciato un nuovo pacchetto di armi per l’Ucraina del valore di circa 500 milioni di dollari. Il Pentagono ha poi spiegato che il materiale arriverà direttamente dai propri arsenali. L’ultimo pacchetto di aiuti militari, il trentaduesimo, alza il valore del sostegno militare fornito dagli Stati Uniti all’Ucraina ad una cifra che si aggira sui 30 miliardi di dollari. Durante il suo discorso a Varsavia, Biden ha poi elogiato la Polonia e il suo popolo per l’accoglienza di circa 1,5 milioni di profughi che adesso si trovano nel Paese.
Oltre ad accogliere i rifugiati ucraini, nel corso dell’ultimo anno di conflitto, e senz’altro anche prima del 24 febbraio 2022, data dell’invasione russa, la Polonia è stata baluardo chiave nel confronto dell’Occidente con la Russia. La Polonia, confinante con l’Ucraina, è stata uno dei principali canali di aiuti e forniture all’Ucraina, ma anche una convinta promotrice dell’adesione di Kiev alla NATO e all’Unione Europea, è stata al contempo, ed è, fortemente critica di quest’ultima rispetto alla lentezza e alla morbidezza percepita dell’Europa occidentale rispetto al conflitto.
Mentre molti Paesi della NATO si sforzano di arrivare ad una spesa del 2% del loro PIL per la Difesa, come richiesto da Washington, la spesa per la Difesa della Polonia è destinata a raggiungere il 4% del PIL. La Polonia è stata la prima a fornire carri armati e la prima a fornire aerei. Gli Stati Uniti, in collaborazione con la NATO, hanno recentemente istituito una nuova guarnigione militare permanente nel Paese, accanto a un gigantesco nuovo deposito di armi pieno di carri armati e veicoli di fanteria statunitensi. «Il rapporto tra Stati Uniti e Polonia serve come esempio dei legami sempre più profondi in tutta l’alleanza. La cerimonia di attivazione di oggi è un promemoria tangibile della crescita della nostra relazione», ha detto il tenente generale statunitense, John Kolasheski, durante la cerimonia di inaugurazione il mese scorso. Oltre a Kolasheski, era presente il colonnello Jorge Fonseca, comandante dell’USAG Polonia, l’ambasciatore degli Stati Uniti in Polonia, Mark Brzezinski, come anche, per parte polacca, il Vice primo ministro e Ministro della Difesa, Mariusz Blaszczak. Durante la cerimonia, il colonnello Fosenca ha detto: «Dobbiamo riconoscere che non stiamo solo costruendo un’installazione militare, ma stiamo anche diventando un membro duraturo delle comunità vibranti e orgogliose degli 11 siti secondari della nostra guarnigione». Infatti, ha spiegato Fonseca, USAG Poland supporterà tre siti operativi in Polonia: FOS Poznan, FOS Powidz e FOS Zagan, per un totale di 11 sedi in Polonia. Oltre a supportare le forze assegnate in modo permanente, USAG Polonia fornirà anche supporto diretto alle operazioni di base a circa 4.000 forze di rotazione e 2.500 addetti all’emergenza o all’esercitazione. La Polonia, ha detto di recente un comandante degli Stati Uniti, è «un cardine della sicurezza regionale». Il Washington Post, all’indomani della visita di Zelensky in Polonia, del 5 aprile scorso, ha definito la Polonia come nuovo “centro di gravità” dell’Europa, esponendone la posizione oltranzista sul fronte del conflitto e come alleato di ferro della NATO. Nell’incontro tra Duda e Zelensky, seguito a quello tra Duda e Biden, il Presidente polacco ha annunciato un ulteriore invio di aerei da combattimento. Anche il nostro Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, è stato recentemente in visita in Polonia, dove ha ribadito il pieno sostegno dell’Italia al conflitto ucraino: «Tra gli aspetti di collaborazione tra Italia a Polonia che continuiamo a curare, preminente è quello della sicurezza, per la brutale aggressione russa all’Ucraina. Abbiamo registrato sintonia piena. Daremo sostegno all’Ucraina finché necessario, finché occorre e sotto ogni profilo, militare, finanziario e per la ricostruzione del Paese».
Verso un’Europa nuova?
Il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki, il mese scorso, ha tenuto un importante discorso presso l’Università tedesca di Heidelberg, dove ha dichiarato che l’Europa è a un “punto di svolta storico”. Molti altri, sulle stesse lunghezze d’onda del governo di Morawiecki, la pensano alla stessa maniera e molti sono gli obiettivi strategici comuni per una visione differente dell’Europa, come entità politica, economica, sociale e culturale. Nell’inchiesta che abbiamo pubblicato lo scorso anno, L’internazionale nera, esponevamo quali sono le mire geopolitiche di vari soggetti statali, e non, dell’Europa dell’Est, quella che alcuni hanno chiamato Nuova Europa e che adesso, Polonia in primis, potrebbero essere i promotori di un Europa nuova, con baricentro spostato ai confini della Russia o formando un blocco che divida, e allo stesso tempo unisca, l’Europa occidentale con quella orientale.
Intermarium (dal latino, “Tra i mari”) è un progetto geopolitico ripreso e riadattato nel corso del tempo e che per primo fu concepito da Józef Klemens Piłsudski, Capo di Stato polacco tra il 1918 e il 1922, traendo l’ispirazione dalla Confederazione Polacco-Lituana (esistita tra il 1569 e il 1795). Secondo l’organizzazione neonazista conosciuta con il nome di Azov, l’Intermarium odierno dovrebbe riunire i Paesi che si estendono tra il Mar Baltico, il Mar Nero e il Mar Adriatico; i Paesi coinvolti sarebbero: Ucraina, Polonia, Lituania, Lettonia, Estonia, Croazia, Slovacchia, Repubblica Ceca, Romania, Bulgaria, Ungheria, Bielorussia, Slovenia e Macedonia.
Semenyaka, segretario internazionale di Azov, durante la Seconda Conferenza Paneuropea della piattaforma internazionale neofascista e neonazista, chiamata Reconquista e tenutasi nel 2018 a Kiev, ha proceduto nella spiegazione della geostrategia: Intermarium come piattaforma, o trampolino di lancio, per l’integrazione europea alternativa. Date le tendenze di crisi nell’UE, tale opportunità è considerata tale non solo dai gruppi estremisti ma anche dai rappresentanti governativi ufficiali dell’Europa orientale e centrale. Al fine di portare avanti l’idea geostrategica dei gruppi nazionalisti, neofascisti e neonazisti, è stato creato nel 2016 l’Intermarium Support Group, arrivando, sul finire del 2020, alla sua quarta conferenza. Il progetto di Intermarium è sostenuto anche da personalità del calibro di George Friedman, analista e stratega geopolitico statunitense molto influente, il quale, durante un’intervista per la televisione pubblica bulgara BNT andata in onda il 3 aprile scorso, ha detto di credere che i Paesi del fianco orientale dell’Europa debbano formare un’alleanza ispirata al progetto del già citato Józef Piłsudski, l’Intermarium. L’Alleanza Centrale, spiega Friedman, che coinvolgerebbe una popolazione di circa 80 milioni di persone, sarebbe in grado di formare uno scudo difensivo slegato dagli interessi del resto dell’Europa e della NATO, sebbene sia oggi vero per la prima mentre rimane, per la stragrande maggioranza, succube della seconda.
Alle riunioni di Intermarium Support Group hanno preso parte i rappresentanti delle missioni diplomatiche, dei partiti politici e delle strutture ufficiali dei Paesi della regione. L’attuale congiuntura geopolitica in Europa e nel mondo è abbastanza favorevole: il Gruppo di Visegrad (formato da Repubblica Ceca, Ungheria, Polonia e Slovacchia) e L’iniziativa dei tre mari (forum attivo dal 2016 che comprende Austria, Bulgaria, Croazia, Cechia, Estonia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Polonia, Romania, Slovacchia, e Slovenia) sono supportati dagli Stati Uniti in chiara chiave antirussa e potrebbero costituire una base per il futuro blocco militare e geopolitico di Intermarium. Negli obiettivi più ambiziosi dei suoi teorici diventerebbe un asse dell’integrazione europea alternativa (una piattaforma Paneuropa) possibilmente in grado di portare a una Europa nuova. All’inizio di aprile dello scorso anno, si è svolto il VII Congresso europeo dei governi locali, a Mikolajki, città a nord-est della Polonia, a pochi chilometri dal confine con l’enclave russa di Kaliningrad. Durante il panel chiamato L’Europa in cerca di leadership, tutti i partecipanti hanno ripetuto la necessità di una unione polacco-ucraina. Sul sito si legge che tutti i politici intervenuti hanno fatto notare che tale unione si stia già formando in maniera informale con tutti i migranti ucraini che adesso si trovano in Polonia.
Oggi, l’Unione Europea si trova costretta a fianco di una Polonia forte del sostegno di Washington, più forte che per i Paesi della Vecchia Europa, che invece sembra – nei fatti – essere uno dei target di questo conflitto, dovendo trattare con un Paese che le è ostile e che sostiene in maniera zelante gli interessi statunitensi che stanno affossando le economie degli Stati membri e l’unità politica europea.
[di Michele Manfrin]
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