Vaccini falsi, i più fessi sono rimasti scandalizzati
di Emiliano Scappatura – Adesso si scopre che il vaccino c’era pure chi se lo faceva falso. I più fessi sono rimasti scandalizzati; i più ipocriti si mostrano disgustati da questo modo di aggirare la legge. Noi che non ci sentiamo fessi e non siamo ipocriti ma molto più modestamente abbiamo la banale pretesa di capire come va il mondo, che ci fosse gente con vaccini falsi lo abbiamo sempre saputo e, nel nostro misero ambito sociale abbiamo idea ce ne siano almeno qualche decina (ma non ne diremo mai il nome) e ci è sempre sembrata una cosa del tutto banale. Crediamo anzi nella nostra fanciullesca ingenuità che se l’incedere del numero di miocarditi e improvvise malattie sarà appena appena un po’ più contenuto in questa brusca esplosione si dovrà al fatto che molti di quei certificati contenevano un falso ideologico.
Abbiamo già detto in altre occasioni che noi vediamo molto esile il confine tra il dovere alla cieca obbedienza alla legge e il diritto alla opposizione morale. E siccome nessuno può essere obbligato ad essere un eroe, talvolta quando la legge diventa soverchieria allora ingannare lo Stato può diventare anche una (infelice) via di mezzo.
Il dovere alla legalità non può diventare un alibi per imporre un abuso e rendere un criminale chi non obbedisce. Allora preferiamo stare dalla parte di chi preferisce non abbassare la testa. E la storia del secolo che abbiamo alle spalle ci ha dato esempi a iosa di come la copertura della legge è sempre stata un comodo pretesto che ha giustificato troppo facilmente qualsiasi forma di autoritarismo. In tale caso quindi non solo la disobbedienza, ma anche la menzogna diventano una forma necessaria di resistenza.
Se cioè lo Stato trasforma un cittadino in un perseguitato, allora di fronte all’angheria legislativa non a tutti si possono chiedere forme di eroismo: talvolta, più semplicemente, ci si può accontentare di mentire. Se lo Stato impone di perseguitare gli ebrei, allora piuttosto che fare i martiri ci si può anche procurare dei documenti falsi. È illegale, ma consente di continuare una vita civile.
Durante il fascismo, per insegnare si chiedeva il giuramento al partito, e molti che non erano abbastanza coraggiosi da opporsi si dichiararono tranquillamente fascisti; non fu una gran figura, ma poterono continuare a fare il loro lavoro. Adesso lo Stato riprende a infastidire i suoi cittadini con nuove discriminazioni: se volete lavorare, entrare in un negozio, ritirare la pensione, dovete sottoporvi a una cura sperimentale. Molti, per conservare i diritti, alla fine si sono rivolti a chi quel certificato semplicemente lo vendeva. Non li biasimo: non si può criticare chi non ha la stoffa del martire.
La cosa migliore, in questi casi, sarebbe stata un movimento popolare di ribellione: ma l’Italia non è paese di rivolte, semmai di rimbrotti da bar. I libri sono concordi nel riconoscere che si tratta di misure che incontrarono l’opposizione dell’uomo comune, ma anche se non è d’accordo qui l’uomo comune abbassa la testa e, piuttosto che ribellarsi, cerca sempre di risolvere a modo proprio i problemi. E il problema non viene mai visto al livello sociale, ma al massimo l’orizzonte si ferma alla famiglia, quello che Guicciardini chiamava “il suo particolare”, e le piazze restano sempre vuote.
Ecco perché in Italia è così facile creare una dittatura. Quella di Draghi fu, se non de iure, de facto una dittatura. E quella di Mussolini fu, de iure, se non de facto, una democrazia. Non è cambiando i nomi che cambia la sostanza. E l’unico modo per difendersi dai fastidi dello Stato rimane sempre in questo paese quello che Prezzolini definì “la più grande istituzione tacita d’Italia, dove gli usi contano più delle leggi”: la mancia. Trovare qualcuno e vedere quanto costa tirarsi fuori dalle situazioni scomode, sfruttare l’amicizia e aprire il portafogli. In fondo l’Italia è sempre stata una dittatura corretta dall’illegalità.
Nessuno pensa per un attimo che una legge sbagliata vada bloccata in parlamento: le leggi si devono ovviare solo con l’inganno. Ecco perché non ci siamo stupiti di tutto questo. Se l’Italia fosse stata un paese normale quella legge obbrobriosa non avrebbe lasciato i palazzi del potere; ma lo ha fatto perché qui le leggi le faceva l’esecutivo, l’opposizione non esisteva, la stampa era come sempre al servizio del potere, la Corte si riservava di decidere dopo un anno. Ma tanto che esistano queste leggi vergognose non importa a nessuno: tanto come esistono i problemi questa società offre anche i rimedi. Basta sapere dove cercarli. Siamo in Italia, no?
prof. Emiliano Scappatura
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