Lo scontro tra la BCE ed il governo italiano continua: cosa si nasconde dietro questo insolito “teatrino”?
Isabel Schnabel, membro del comitato esecutivo della Bce, risponde alle critiche di molti politici italiani sulla politica monetaria messa in atto da Francoforte, sbandierando il "dogma" neo-liberista dell'Indipendenza delle banche centrali dai governi
di Megas Alexandros (alias Fabio Bonciani)
Ormai l’insolito “teatrino” tra Francoforte e Roma, dura da quasi un anno, e precisamente da quando Madame Lagarde ed il suo board, hanno deciso di rinnegare la linea di Mario Draghi in relazione alla politica monetaria che la Banca centrale europea portava avanti ininterrottamente ormai da oltre una decade.
La giustificazione che da Francoforte ci forniscono in merito a tale inversione, consistente in un aumento dei tassi selvaggio ed un restringimento dei programmi di acquisto dei titoli del debito pubblico, sappiamo bene quale sia: rispondere al mandato primario cui la BCE deve assolvere, ovvero il controllo dei prezzi. Un mandato che come abbiamo documentato in un recente articolo, viene anteposto per statuto, addirittura alla pace nel mondo. [2]
E quale miglior occasione del fenomeno inflattivo in corso, ci poteva essere per fare in modo che, le menti intrise dalla frode dottrinale di stanza a Francoforte, potessero giustificare agli ignari, tale inversione!
A tutto questo ragionamento, apparentemente lineare, c’è un però! Noi tutti sappiamo perfettamente che il livello dei prezzi, comunemente detto inflazione, viene deciso dal monopolista della moneta, ovvero da colui che spende per primo, ossia, a condizioni normali, dai due soggetti che istituzionalmente in uno stato democratico sono preposti in combinata, alla gestione della politica fiscale e monetaria: sto parlando del Governo e della Banca Centrale che, sempre a condizioni normali, ad esso dovrebbe rispondere.
Purtroppo in questa folle Unione monetaria, rappresentata dalla moneta euro, abbiamo imparato a nostre spese, che di normale c’è ben poco, anzi vive e prolifica la frode. E tra tutte le frodi oggetto dell’adorazione da parte degli adepti alla “setta” neoliberista certamente non poteva mancare il “dogma” dell’indipendenza della BCE dai governi dei paesi membri.
“Dogma”, che Isabel Schnabel – membro del comitato esecutivo della Bce – non ha perso tempo a ricordare ai politici italiani, rispondendo a una domanda sulle forti critiche, in Italia, ai recenti rialzi del costo del denaro messo in atto della Bce stessa: “ai governi – dice Schnabel al quotidiano finanziario Frankfurter Allgemeine Zeitung – in generale non piacciono molto gli aumenti dei tassi. Pesano sulla posizione di bilancio perché rendono più costoso emettere nuovo debito”. [1]
Contro gli aumenti dei tassi d’interesse, continua la Schnabel: “possiamo aspettarci ulteriore opposizione e dobbiamo resistere. E’ proprio per questo che le banche centrali sono indipendenti” [1-ibidem]
Privare i governi del controllo della moneta, con la scusa di proteggere la moneta stessa e la sua creazione dall’abuso che eventuali governi corrotti potrebbero farne, e per questo, affidarla all’esclusiva gestione delle banche centrali, equivale esattamente alla follia di chi per voler salvare la vita di un cervo, lo toglie dalle grinfie di un leone per collocarlo in uno stagno pieno di coccodrilli. E chi ha ideato la frode di questo pensiero per poi metterla in pratica, non era certo mosso dalle buone intenzioni di salvare il cervo (la moneta), ma bensì quella di consegnare lo strumento principe con il quale si equilibrano i sistemi economici moderni e quindi le nostre vite, nelle mani di chi lo avrebbe usato molto più facilmente per i propri interessi.
La presa di posizione della Schnabel, poi avallata anche dal vicepresidente della Bce Luis de Guindos – che fa seguito alla diatriba “soft” ma decisa nei contenuti, che ormai dura da tempo tra Draghi e la Lagarde – è arrivata a stretto giro di posta dei “mal di pancia” da cui sono stati colti molti dei politici italiani oggi al governo (con stampa di regime al seguito), in virtù che lo spread aveva immediatamente iniziato a correre fino a oltre 220 con rendimento del Btp decennale al 4,40%, su livelli che qualcuno considera “di guardia”.
Anche se da allora la tensione si è attenuata, nel frattempo dal Governo italiano era arrivata più di una critica: il ministro degli Esteri Antonio Tajani aveva parlato di una decisione “sbagliata”, quello della Difesa Guido Crosetto di un “regalo di Natale” deciso “con leggerezza”, mentre il vice-premier e ministro delle Infrastrutture e Trasporti Matteo Salvini aveva definito “incredibile sconcertante e preoccupante” che la Bce facesse bruciare “miliardi di euro” facendo salire lo spread.
Nonostante i malumori del governo italiano, la Bce, invece, tira dritto: de Guindos ha spiegato due giorni fa che il problema principale è l’inflazione (che sfiora il 12% in Italia) che, bruciando potere d’acquisto delle famiglie, frena i consumi e quindi la crescita. E la stessa Schnabel – esponente tedesca del Direttorio della Bce, seppur considerata moderata e non schierata sull’ortodossia che domina alla Bundesbank – rincara la dose sulle prossime mosse di politica monetaria. La Bce “deve chiaramente raggiungere un tasso d’interesse che sia alto abbastanza da riportare l’inflazione al 2%”, e “nelle nostra valutazione questo tasso è in area restrittiva, vale a dire oltre il livello neutrale”.
Insomma, a Francoforte di fronte all’inflazione che brucia potere di acquisto per gli italiani e quindi frena consumi e crescita, pensano bene di alzare i tassi in modo che famiglie ed imprese paghino di più i loro mutui e prestiti, quindi bruciando ancora di più potere d’acquisto. Tutto questo, senza considerare che il caro prezzi è strettamente connesso e guidato da quello che sta avvenendo con l’energia. Una inflazione perfettamente esogena frutto di una “vile” speculazione messa in atto dai monopolisti del settore con al compiacenza dei governi inerti, che data la particolarità del settore stesso, trascina il resto dei prezzi al rialzo. Uno scenario che poi, in economie in stato recessivo come la nostra, innesca la miccia della stagflazione, che porta a far sopravvivere solo alcuni “highlander”, mentre tutto il resto viene sepolto.
Sembra di assistere ad un contraddittorio tra stolti e sordi, i quali però, purtroppo per noi, stanno decidendo delle nostre vite.
E gli stolti ed i sordi, sono esattamente in ordine i nostri governanti ed il board della BCE, i quali non si accorgono (o fanno finta di non accorgersi), che rendere indipendenti governi e banche centrali e scollegare fra loro politica fiscale e monetaria, di fatto li rende entrambi soldati alla guerra senza armi.
Le banche centrali attraverso la sola politica monetaria non hanno gli strumenti per combattere l’inflazione e di conseguenza fanno l’unica cosa sbagliata che possono fare. Alzare i tassi, come esposto più volte, non serve assolutamente a niente, a maggior ragione per contrastare una inflazione di tipo esogeno in economie in stato recessivo da anni. Mentre ai governi, che invece sono quelli che, attraverso la politica fiscale, potrebbero fare tutto per fermare il fenomeno, è stato tolto il portafoglio per farlo. Questo per seguire l’idiozia dell’altro “dogma”, quello del debito, attraverso le ormai note politiche di austerità infinita.
E quindi gli stolti ed i sordi si accusano a vicenda, senza che però nessuno di loro abbia l’illuminazione di comprendere dove sta l’inghippo.
A dire il vero, non possiamo credere che Mario Draghi, mentore di questo governo, non lo sappia! Lui lo sa eccome!
Ed allora, dovremmo chiederci come mai per la prima volta nella storia di questa saldissima Unione Europea – dove nell’imporre e seguire certe frodi, i poteri che la conducono, mai hanno mostrato esitazione e divisione fra loro – oggi invece, siamo di fronte ad una chiara contrapposizione in fatto di dottrina economica?!
Insomma, quello che alcuni dei nostri governanti sostengono, pur però non facendo niente – nella maniera più assoluta – per cambiare le cose, pare essere giusto a livello scientifico. Salvo poi constatare, che nella stesura della legge di bilancio, nessuna misura di deficit viene presa per confermare il cambiamento di pensiero.
Ed allora, stante l’essere allo stato attuale il balletto fra Roma e Francoforte, un vero e proprio “teatrino”, dovremmo chiederci, a cosa serva questo scontro in atto a cui stiamo assistendo tra i poteri per la prima volta all’interno del disegno del Grande Reset?
di Megas Alexandros
Note:
[1] Bce: Schnabel risponde alle critiche italiane, ‘siamo indipendenti’ – Economia – ANSA
[2] Il controllo dell’inflazione per la BCE viene prima della pace fra i popoli – Megas Alexandros
Nessun commento:
Posta un commento