l’UE punta a un cambio di regime in Ungheria. E finanzia le ONG con 10 miliardi per farlo
di FRANK FUREDI
Ho dovuto verificare che non stavo sognando quando ho letto la risoluzione sull’Ungheria approvata dal Parlamento europeo il 24 novembre. La risoluzione non si limita alla solita condanna del governo ungherese. In pratica, si tratta di una politica di cambio di regime!
Come previsto, la risoluzione ha accolto con favore le misure adottate dalla Commissione europea per punire l’Ungheria. In particolare, ha elogiato la Commissione per aver attivato il regolamento sulla condizionalità che congela i fondi UE destinati all’Ungheria.
Per i deputati che sostengono la risoluzione, la Commissione non si è spinta abbastanza in là. Lamentano che la proposta di far scattare il regolamento sulla condizionalità contro l’Ungheria era attesa da tempo e avrebbe dovuto essere molto più severa. La risoluzione afferma che la proposta della Commissione ha una portata “troppo limitata”. In altre parole, è necessaria una punizione più severa per dare una lezione al governo ungherese.
Il fatto che il Parlamento europeo sia impegnato per costringere il governo ungherese in un angolo non è una sorpresa. Molti membri del Parlamento europeo considerano i valori e le politiche promosse dal governo ungherese antitetici alla loro visione. Alcuni si spingono fino a sostenere che i valori tradizionali sostenuti dall’Ungheria sono incompatibili con l’appartenenza all’UE. L’odio per il governo ungherese è rafforzato anche dalla convinzione che le sue azioni e il suo comportamento siano un esempio da seguire per le altre voci dissidenti d’Europa. Gli eurodeputati che sono legati alla visione tecnocratica e di ingegneria sociale dell’oligarchia UE temono che l’esempio dell’Ungheria possa incoraggiare i movimenti che loro definiscono populisti. È il timore del populismo che spiega la particolare forma di isteria politica che questi eurodeputati rivolgono all’Ungheria.
L’aspetto veramente significativo della risoluzione approvata dal Parlamento europeo è che essa chiede senza mezzi termini all’UE di aggirare il governo ungherese e di distribuire i fondi a quelli che considera attori alleati alle proprie idee in Ungheria. La risoluzione afferma che i destinatari finali dei fondi UE in Ungheria non devono perderli e che questo obiettivo può essere raggiunto aggirando il governo nazionale e distribuendo i fondi a istituzioni locali amiche. La risoluzione sostiene la necessità di utilizzare il governo locale e le ONG in Ungheria per distribuire i fondi UE. Questo è un altro modo per dire che l’UE dovrebbe incoraggiare la creazione di istituzioni statali parallele attraverso le quali i fondi dovrebbero venire distribuiti. Il merito principale di questo approccio, dal punto di vista dei suoi sostenitori, è che non solo punisce il governo ungherese, ma premia anche gli alleati dell’Europa al suo interno.
Da tempo, l’oligarchia dell’UE si affida a una vasta e fitta rete di ONG per esternalizzare le sue decisioni politiche. Spesso utilizza le ONG e le loro presunte competenze per promuovere le proprie politiche. L’immagine pubblica delle ONG come indipendenti, politicamente neutrali e disinteressate serve a legittimare le politiche che promuovono. In realtà, le ONG non sono né disinteressate né neutrali. Non sono nemmeno realmente non governative. Molte di esse sono finanziate direttamente o indirettamente dai governi. Secondo il Sistema di trasparenza finanziaria della Commissione europea, nel 2021 l’UE ha erogato 10 miliardi di euro alle ONG e alle organizzazioni non profit, circa il 6% del suo bilancio. L’UE ha inoltre impegnato 252 milioni di euro per finanziare ONG e le organizzazioni non profit ungheresi. E se si scavasse ancora più a fondo, si scoprirebbe che le ONG hanno ricevuto ancora più finanziamenti.
La preferenza del Parlamento europeo per le ONG ungheresi rispetto al governo democraticamente eletto è motivata dall’obiettivo di indebolirlo e persino destabilizzarlo. Il Parlamento europeo considera queste ONG come un mezzo attraverso il quale può influire sulla gestione della vita pubblica di questo Paese. Se le ONG mettessero le mani sui fondi dell’UE, sarebbero in grado di decidere come distribuire il denaro. I parlamentari dell’UE sperano di poter creare, in questo modo, una rete di collaboratori locali fidati su cui fare affidamento per promuovere i propri interessi e valori. Ritengono che, almeno indirettamente, la distribuzione di denaro attraverso le ONG potrebbe anche rafforzare la posizione dell’opposizione politica al governo ungherese.
L’obiettivo di un cambio di regime spinge gli oppositori del governo ungherese ad armare il meccanismo dell’UE per la distribuzione dei finanziamenti agli Stati membri. Ci sono precedenti per questo tipo di ricatto economico che mira ad imporre le decisioni politiche dell’UE agli Stati membri.
Durante la crisi dell’Eurozona del 2011, la Commissione europea è intervenuta senza ritegno negli affari interni di Grecia e Italia. La facilità con cui Lucas Papademos è stato nominato primo ministro della Grecia e Mario Monti capo del governo italiano testimonia l’efficacia dell’azione dell’UE. All’epoca, il Presidente della Commissione europea José Manuel Barroso spiegò la necessità di scavalcare il processo decisionale locale nei seguenti termini: i governi non democraticamente nominati di Italia e Grecia sono stati insediati “non solo perché sono tecnocrati, ma perché è più facile chiedere a personalità indipendenti di costruire un consenso politico”. Barroso non ha avuto bisogno di precisare da cosa fossero indipendenti queste “personalità”, poiché era evidente che la loro principale virtù era quella di essere indipendenti dai loro elettori. Per Barroso, fare politica in modo efficace significava ridurre al minimo le distrazioni provocate dal processo di responsabilità pubblica.
Mario Monti incarnava il cosiddetto tecnocrate indipendente che poteva fungere da viceré di Bruxelles. Mario Monti, ex commissario europeo, è stato nominato per sostituire Berlusconi. Questo colpo di stato ispirato dall’UE è stato orchestrato con l’aiuto del Presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano. Ex membro di spicco del Partito Comunista Italiano, Napolitano ha svolto un ruolo chiave nel preparare la strada al colpo di Stato. Ha tramato per far nominare Monti senatore a vita in modo che potesse diventare primo ministro “legittimo” una settimana dopo. Vale la pena notare che il governo Monti non comprendeva nessun politico eletto. Un governo di notabili ed esperti è il tipo di regime che attira le lodi della Commissione europea.
Per fortuna non esiste l’equivalente ungherese di un Giorgio Napolitano che possa attuare i dettami di Bruxelles. Il progetto di affidarsi alle ONG come rappresentanti di Bruxelles a Budapest è frutto di un’idea velleitaria piuttosto che di una politica reale. Se il Parlamento europeo dovesse imporre una sanzione finanziaria all’Ungheria, potrebbe avere un impatto negativo sulla qualità della vita della popolazione. Tuttavia, armare questo meccanismo con i finanziamenti UE non è privo di un costo elevato per tutti gli interessati. Quando la distribuzione dei fondi viene subordinata a calcoli politici, la correttezza degli accordi finanziari con l’UE viene messa in discussione. Quando il fondo comune diventa subordinato a ristretti calcoli politici di partito, diventa evidente che l’integrità delle istituzioni europee è compromessa.
QUI IL Link all’originale – TRADUZIONE DI PIETRO AGRIESTI
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