14 Ago 2022
La Cina sta combattendo a Taiwan?
Fonte: ControInformazione
https://www.controinformazione.info/la-cina-sta-combattendo-a-taiwan/
Agli stessi Stati Uniti, che hanno creato la crisi in Ucraina per logorare la Russia e metterle più pressione, non dispiacerà di creare una crisi nello Stretto di Taiwan per preoccupare la Cina, e creare una crisi che la spinga a dirigere il suo surplus economico verso le guerre invece che verso lo sviluppo.
Il capitalismo globale guidato dagli Stati Uniti non si preoccupa della guerra, in nessuna parte del mondo.
Una
domanda questa che molti si sono posti prima e durante la provocatoria
visita della presidentessa della Camera dei rappresentanti degli Stati
Uniti, Nancy Pelosi, nell’isola di Taiwan, in violazione dell’intesa
cinese-americana sulla questione taiwanese, che sottolinea la politica
della Cina unica, e nell’incendiare un fronte rimasto freddo per
decenni.
Come al solito, gli Stati Uniti hanno catturato l’intera scena, i rappresentanti del Congresso e i media americani sollecitano la visita e la preparano a sostegno dell’autorità di Taiwan, alleato dell’America, mentre la Casa Bianca e altri media mettono in guardia contro il visita a causa dei suoi potenziali effetti negativi, che potrebbero raggiungere l’azione militare cinese. Ma entrambe le parti glorificano la democrazia americana, che separa i poteri e consente al presidente della Camera dei rappresentanti di viaggiare senza l’approvazione del presidente.
Il film americano, che potremmo vedere sugli schermi di Hollywood tra un anno o due, si conclude con una condanna americana, sostenuta da un seguace britannico, della reazione cinese alla visita.
Lontano dalla politica di Hollywood e dalla propaganda americana, bisogna porsi una doppia domanda: gli Stati Uniti stavano provocando intenzionalmente la Cina e rischiando una guerra nello Stretto di Taiwan, e la Cina sarà pronta a entrare in guerra?
Per quanto riguarda la prima parte della domanda, sappiamo tutti che l’aggressione bellica è una componente essenziale della struttura imperialista e che lavorare attraverso la fabbricazione di crisi, comprese le guerre, è uno dei mezzi più importanti del capitalismo USA per imporre la sua egemonia sulla mondo.Il capitalismo occidentale è stato responsabile della maggior parte delle guerre globali e locali conosciute dall’umanità nell’era moderna e gli Stati Uniti e i suoi servizi di intelligence hanno preso l’iniziativa nella pianificazione e nella preparazione di queste guerre. Quindi, in linea di principio, il capitalismo globale guidato dagli Stati Uniti non si preoccupa dello scoppio di una guerra, in qualsiasi parte del mondo, purché questa realizzi i suoi interessi in un modo o nell’altro.
Nelle condizioni globali odierne, il capitalismo globale Anglo USA opera per affermare la la propria egemonia nel mondo e per smantellare l’asse sino-russo, che rappresenta la speranza per molti paesi, compresi i paesi con economie emergenti come India, Sud Africa, Brasile, Iran e altri paesi, quelli che sono rimasti vittime del capitalismo della forza bruta come Siria, Venezuela e Yemen.
Gli stessi Stati Uniti, che hanno creato la crisi in Ucraina per logorare la Russia e per imporre su di essa maggiori pressioni economiche e politiche, non si preoccuperanno di creare una crisi nello Stretto di Taiwan per preoccupare la Cina e creare una crisi che spinga la Cina a dirigere i suoi surplus verso le guerre invece che verso lo sviluppo economico.
D’altra parte, gli avvertimenti cinesi sono stati decisivi nella loro lingua, e l’esercito cinese ha presentato un forte spettacolo che ha trasmesso il messaggio per cui la Cina non sarà coinvolta in una guerra all’interno di un chiaro scenario americano, ma allo stesso tempo non consentirà alla questione di Taiwan di spingersi troppo oltre i modo tale che la questione di Taiwan possa essere risolta militarmente.
La Cina sa perfettamente che le guerre sono un’urgente richiesta imperialista: la ritirata dell’egemonia capitalista nel mondo, dal 2008, può essere fermata solo da guerre e crisi che prendono di mira le potenze economiche emergenti. Dopo Brasile, Russia e Pakistan, ora arriva il momento di inventare una crisi per la Cina.
La Cina sa che la visita di Pelosi a Taiwan non rispecchia la democrazia occidentale, ma fa parte del gioco di ruolo svolto dall’amministrazione statunitense per creare una crisi. Abbiamo assistito allo stesso gioco del defunto senatore repubblicano John McCain durante la “Primavera araba”, e la Pelosi è qui per confermare che il Congresso degli Stati Uniti non esprime gli interessi del popolo americano, e che non è altro che un decoratore democratico, e che è in effetti uno strumento nelle mani delle lobby di potere e della macchina da guerra americana.
Alla luce delle successive crisi globali, la Cina è stata in grado di mantenere la sua crescita economica e di stabilire nuove regole per le relazioni internazionali basate sul rispetto e sugli interessi reciproci. Questo ruolo cinese si è manifestato più chiaramente durante la crisi del Corona, quando la Cina ha fornito supporto sanitario a molti paesi del mondo, compresi i paesi del mondo occidentale, e il popolo cinese è tornato per fornire gratuitamente 2,2 miliardi di dosi di vaccini Corona ai paesi poveri.
La Cina non ha sfruttato la sua potenza militare ed economica per trasformarsi in un invasore o un predone internazionale, ma ha impiegato queste forze per raggiungere lo sviluppo a livello locale, registrando risultati straordinari nei settori della lotta alla povertà e dello sviluppo della tecnologia, in particolare delle tecnologie di comunicazione .
Cosa significa guerra? Oltre alle perdite umane, che non significano nulla per gli Stati Uniti, qualsiasi nuova guerra significa un’esacerbazione della crisi della catena di approvvigionamento e un aumento dell’inflazione globale, dando agli Stati Uniti e ai loro alleati l’opportunità di imporre dure sanzioni alla Cina, analogamente a quanto successo con la Russia, rimuovendo gli investimenti globali dal mercato cinese sotto la spada delle sanzioni e, infine, creando crisi sociali ed economiche che sabotino le conquiste nazionali del popolo cinese.
Per questi motivi, la Cina non ha fatto reazioni inconsulte e non entrerà in guerra alle condizioni americane. La Cina ha tracciato le sue linee rosse, ma ha determinato la sua scelta strategica di continuare il processo di sviluppo fino a raggiungere una società di prosperità e giustizia, un modello che spingerà i cittadini cinesi a Taiwan a confrontarsi con la giunta fantoccio al potere sull’isola, e chiederà a questi di tornare alla madrepatria.Nota: Salvo in attesa della prossima provocazione americana.
Emad Al-Hatba
Scrittore politico giordano
Fote: Al Mayadeen
Traduzione: Fadi Haddad
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