E’ speculazione.. ma c’è ancora chi continua a chiamarla inflazione!
Mentre i banchieri centrali cominciano ad essere sempre più dubbiosi sul percorso da seguire, molti ancora (tra cui il prof. Giulio Tremonti), continuano a non capire le origini del fenomeno inflattivo in corso
Per chi si vanta di prevedere l’arrivo dell’inflazione, ci sono due alternative, o non conosce le cause da cui essa deriva, oppure ha preso parte direttamente, o gli sono state riferite le decisioni di coloro che hanno il potere di fare in modo che si manifesti.
Chi si loda nell’aver previsto l’inflazione si imbroda – prevedere un evento causa dell’azione dell’uomo non può per sua natura e quindi per logica, rientrare nel campo delle previsioni, ma, bensì in quello dell’analisi dell’evento stesso; a priori per quello che certe misure intraprese possono incidere nel provocarlo ed a posteriori per capirne il perché è avvenuto. Insomma, si possono prevedere gli eventi naturali, quali appunto un terremoto, una valanga o una bomba d’acqua, non certamente l’aumento dei prezzi che è sempre la logica e precisa conseguenza di politiche fiscali errate o nientemeno che assenti da parte dei governi.
Purtroppo per noi, in un paese che ormai possiamo dirsi democratico solo nella libertà per chi “la spara più grossa”, dobbiamo accettare anche l’ignoranza di chi nel spararla, addirittura intende farsi beffa di chi invece le cose le sa e le ha spiegate in modo preciso fin dall’inizio.
“Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno” (dal Vangelo secondo Luca – Lc 23,33-44)
Chi invece non possiamo certamente perdonare è il professor Giulio Tremonti, oggi nuovo paladino del pensiero economico del partito di Giorgia Meloni.
Se vi ricordate, già qualche settimana fa lo avevamo ripreso a proposito della sua posizione sulle cause del caro-prezzi in corso (Non fidatevi di Tremonti….. sul QE imbroglia le carte!!!). L’economista lombardo, già ministro delle Finanze e parte attiva o quantomeno inerte (a volergli bene) – nell’iter parlamentare che ha visto introdurre il folle principio del pareggio di bilancio nella nostra Costituzione – indica a più riprese, nella politica monetaria della Banca Centrale Europea e più precisamente nel QE di Draghi, la causa principale dell’inflazione.
Non sto adesso a ripercorrere ancora una volta, tutta la spiegazione su come il “quantitative easing”, sia di fatto una operazione neutra e niente aggiunge alla capacità di spesa del settore privato. Quindi, dato per certo che nessun euro in più è approdato nelle nostre tasche dalla politica monetaria e preso atto che nel nostro paese i salari sono da anni in fase deflattiva, è chiaro che le cause del fenomeno vanno ricercate da altre parti.
Del resto, la storia degli ultimi venti anni ci insegna chiaramente che le banche centrali non sono mai state in grado di centrare il loro target di inflazione del 2%. Questo perché, dottrina economica ci insegna, che la politica monetaria da sola può fare ben poco, per non dire niente, nei confronti dell’inflazione.
Senza l’intervento delle politiche fiscali dei governi è praticamente impossibile per i banchieri centrali fronteggiare tale sventura, che l’uomo con spirito masochista, ogni tanto sente il bisogno di autoinfliggersi.
Infatti, dopo aver imboccato l’unico sentiero che conoscono (ma, purtroppo per loro e soprattutto per noi, errato) – rappresentato dall’aumento dei tassi, richiesto a gran voce dalla politica e dal main-stream – oggi si trovano logicamente ad essere ancora più dubbiosi sul percorso intrapreso e da intraprendere.
Immersi nel dilemma, ovvero quello di evitare che l’inflazione peggiori e d’altro canto preoccupati del pericolo che un rialzo dei tassi possa portare ad una recessione che potrebbe mandare a gambe all’aria l’economia dei paesi del blocco occidentale, Lagarde e Powell non sanno più che pesci prendere.
La cosa assurda è che, la colpa che oggi stampa ed economisti di regime attribuiscono alle banche centrali, non è tanto quella di aver tenuto i tassi a zero per favorire la ripresa ma di non essere state celeri nell’aumentarli, non appena è comparsa l’inflazione.
Insomma, se consideriamo che stiamo parlando di un arco temporale inferiore all’anno, rispetto agli eventi descritti, possiamo ben capire quanto tutto questo sia privo di logica e/o funzionale a mantenere quello stato di caos mentale tra la gente, affinché il potere possa continuare indisturbato il suo disegno predatorio e di controllo sulle nostre vite.
Premesso che aumentare i tassi per contenere l’inflazione, come abbiamo detto è errato, stante il fatto che tale misura di per sé, è una misura strettamente inflattiva (pagare maggiori interessi aumenta la capacità di spesa del settore privato) – cosa avrebbero dovuto e potuto fare i “poveri” (per modo di dire) banchieri centrali, nel giro di un anno per sconfiggere eventi tra loro contrastanti come l’inflazione e la recessione, con il loro inutile allo scopo ed unico strumento a disposizione, ovvero la politica monetaria?
La risposta è presto detta: NIENTE, non avrebbero potuto e non possono fare niente!
Anzi, nel breve, alzando i tassi, nei paesi come l’Italia, possono solo aggravare il già gravissimo stato recessivo in cui versa da anni la nostra economia.
Allora cosa ha provocato l’attuale fenomeno inflattivo?
Premesso che, per quanto traspare, tra Europa ed USA le cause dell’inflazione, dal lato della domanda, parrebbero essere molto diverse (il condizionale è d’obbligo in questo caso); c’è comunque un minimo comune denominatore che accomuna l’occidente nel vedere i prezzi salire, ovvero quello che sta avvenendo nel settore dell’energia che conseguentemente influenza i prezzi di molti altri settori.
Appurato che per il vecchio continente, l’attuale fenomeno inflattivo ha origini strettamente esogene, tipicamente rappresentato da uno shock da offerta (in riduzione) più che di domanda (stagnante); non possiamo non evidenziare come l’offerta di energia non sia affatto in riduzione, ma bensì resa scarsa artificialmente da decisioni politiche, quali appunto le sanzioni imposte alla Russia, in conseguenza del conflitto in essere.
Queste decisioni, ripeto di origine del tutto politiche, volutamente oppure no (ma, chi vi scrive propende per la prima soluzione), creano le basi per la tempesta perfetta, ovvero contribuiscono a riempire di benzina i serbatoi del motore della speculazione.
Ad Amsterdam dove si decidono in modo fittizio i prezzi dell’energia non aspettavano altro che l’inizio della guerra per coprirsi la faccia di fronte al mondo, dopo che già da mesi prima avevano dato inizio alle danze.
Dovete sapere quello che nessuno vi dice, ovvero che il prezzo a cui noi paghiamo il gas attraverso le nostre bollette è deciso in base all’indice TTF (acronimo di “Title Transfer Facility“).
Il TTF gas è un mercato virtuale in cui avviene lo scambio del gas naturale e rappresenta il principale mercato di riferimento per lo scambio del gas in Europa ed ha sede in Olanda (l’indice è anche chiamato “Dutch TTF gas price”) e rappresenta il principale punto di riferimento per i prezzi del gas in Europa e in Italia.
Non si tratta di un mercato fisico, ma di una piattaforma virtuale nella quale avviene la compravendita di gas tra i produttori, che vendono il gas ed i fornitori che lo comprano.
Ecco.. ci siamo di nuovo, come nell’articolo precedente (Putin vuole fermare la speculazione finanziaria: Londra non sarà più monopolista nel mercato dei metalli preziosi), siamo di fronte ad un altro esempio di come il mercato finanziario, che detta legge sulla vita delle persone, sia completamente scollegato da quello reale.
Mentre ENI compra il gas da Gazprom allo stesso prezzo (fissato nei contratti), lo rivende poi a noi comuni mortali al prezzo stabilito dagli squali della finanza che operano nella terra dei tulipani.
L’estrema volatilità del prezzo del gas, non dipende quindi da fattori legati all’economia reale (estrazione, produzione, ecc.), ma altresì da fattori differenti, come per esempio:
- i prezzi dei combustibili alternativi;
- le azioni geopolitiche;
- il rapporto tra la domanda e offerta di gas;
- la termicità;
Ma soprattutto il fattore che lo rende volutamente volatile e fuori controllo, sono le scommesse per la maggior parte allo scoperto, che si mettono in atto in modo delinquenziale, proprio nelle stanze di questo mercato del tutto virtuale. Stiamo parlando dei derivati e dei futures attraverso i quali si promette di consegnare produzioni ancora da produrre a prezzi manipolati e funzionali solo a trasferire ricchezza finanziaria dalla massa che scommette, al banco.
Tutto questo avviene però sulla pelle e con il sangue della gente, oltre a distruggere l’intero sistema economico che gira intorno al monopolio in mano agli oligarchi di casa nostra, che operano nel settore dell’energia, gentilmente concesso loro dai governanti (un regalo vero e proprio), spesso al soldo del potere.
Gli esempi di aziende (come la foto qua sotto), che si sono viste costrette a chiudere, dopo aver ricevuto bollette di importo, addirittura dieci volte superiore a quanto pagato in precedenza, ormai non si contano più e fanno già parte dei numeri che testimoniano la devastazione economico sociale in atto nel nostro paese; dove molti, inspiegabilmente, si vantano ancora di essere governati “dal governo dei migliori”.
Vabbè ma noi continuiamo a chiamarla inflazione, tanto per non disturbare i sogni dei “santoni” premonitori, molti dei quali (spero inconsciamente), non si rendono conto che così facendo, contribuiscono solo a rafforzare la confusione nella gente, utile solo a consolidare il potere di chi per interesse personale il fenomeno inflattivo lo ha messo deliberatamente in atto.
Che in tutto questo non ci sia niente di naturale ed imprevedibile, lo dimostra il fatto che le soluzioni sono lì a portata di mano, ma che nessuno le dice o, peggio ancora, le mette in atto.
Semplice e ripetitivo fino alla morte, la soluzione è sempre la stessa, ovvero l’intervento di colui che per natura e dottrina economica è l’unico soggetto preposto e dotato degli strumenti adatti a risolvere il caso.
E’ lo Stato in quanto monopolista della moneta, e per sua mano i governi attraverso le corrette politiche fiscali, che possono mettere fine a questa tragedia, ormai ridotta ad una medaglia al valore per i “mago Otelma” della tastiera, che si vantano quotidianamente di averla prevista.
Abbiamo visto che fine hanno fatto i mercati e lo “spread”, di fronte alla garanzia illimitata offerta dal monopolista della moneta (la BCE in questo caso) – bene! stessa fine farebbero ad Amsterdam e di conseguenza i colossali profitti dei monopolisti del settore, qualora i governi dei paesi membri, intervenissero come si deve, attraverso misure facilmente applicabili. Misure, che vanno dalla meno invasiva, ossia l’imposizione di un tetto al prezzo di rivendita, alla più invasiva ma più socialmente giusta, quale a sarebbe appunto la coordinata nazionalizzazione di tutte le compagnie energetiche operanti nei vari paesi della UE.
Questo naturalmente se vogliamo ragionare in termini comunitari, ma ciò non toglie che le stesse misure potrebbero benissimo essere applicate a livello nazionale. Anzi, sarebbe proprio l’occasione per mostrare ancora una volta in più (se mai ce ne fosse bisogno), quanto il progetto europeo sia fallace alle sue fondamenta, e di fronte alla morte del nostro sistema economico, porre la commissione europea di fronte ad un ultimatum che non preveda una terza opzione di scelta.
Il fatto che tutto questo non avvenga, ovvero che non si voglia prendere una decisione politica in tal senso, rappresenta la pistola fumante, che prova il delitto che la nostra classe politica sta compiendo nei confronti del proprio popolo.
Non solo, tutto questo sta avvenendo nella più totale e complice indifferenza dei media e degli economisti di regime, con la patetica ignoranza di certi blogger che fa loro da contorno.
Un’ultima osservazione che dovrebbe farvi riflettere ancora e trovare definitivamente logico quello che vi dico, guardate il grafico qua sotto:
Come potete vedere, analizzando il fenomeno inflattivo in corso nelle principali economie avanzate, appare chiaro come, rispetto al mondo occidentale, il Giappone sia colpito in maniera più che lieve dal caro prezzi al consumo.
Eppure di fronte ad una inflazione esogena trainata dai prezzi di gas e petrolio, secondo logica, anche il Giappone avrebbe dovuto esserne colpito.
Sarà mica che a Tokyo non permettano di speculare sul loro popolo!!
di Megas Alexandros
Fonte: è speculazione…. ma c’è ancora chi continua a chiamarla inflazione!!! – Megas Alexandros
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