Ci piaccia o no, se dovesse accendersi un nuovo fuoco in Kosovo saremmo davanti a uno scenario di guerra mondiale (o almeno “di preparazione a”).
In questi mesi, sono sempre stato catastrofista.
La tempistica non sarà necessariamente stretta, ma per come si stanno mettendo le cose è una spada di Damocle.
Le voci su un nuovo fronte in Georgia, le tensioni su Taiwan, lo stringersi dei rapporti nei blocchi (l’Iran, negli ultimi mesi, ha velocizzato l’integrazione al sistema russo-cinese), il blocco di Kaliningrad e il conseguente attacco informatico alla rete internet dei paesi baltici (la guerra informatica è parificata alla guerra armata e può causare vittime anche civili in modo indiretto): erano tutte notizie terrificanti, ma che rimanevano o nell’ipotesi o saggiamente confinate come locali.
Il Kosovo è un’altra cosa.
Il Kosovo è stato pomo della discordia dell’ultima grande guerra europea (alla faccia delle dichiarazioni sulla II Guerra Mondiale come ultimo conflitto).
La NATO è pronta ad intervenire (ed è sul campo).
Vucic ha detto che la Serbia non è più quella dei tempi di Milosevic, non può essere sconfitta facilmente.
Alla base di tutto vi sono le persecuzioni a cui i serbi del Kosovo (maggioranza nel Nord della regione) sono sottoposti.
Nella tarda primavera del 2022, la Serbia ha comprato dei missili (terra-aria HQ-22) dalla Cina.
Quando compri armi da qualcuno, non è come quando vai dal fruttivendolo. Ti leghi a quel qualcuno, perché quel qualcuno conosce le specifiche di quelle armi. Implica adattare parte della tua tecnologia militare e quindi entrare in un circuito che talvolta include addestramento (e questo vuol dire fedeltà; qualcosa di simile lo si vede nel rapporto tra esercito turco – esercito USA e da qui deriva l’epurazione post colpo di stato del 2016: Erdogan voleva togliere gli elementi più fedeli agli USA che al governo).
Vucic, mostrando i nuovi missili ai serbi nel maggio del 2022, ha commentato: “Non saremo mai più il sacco da boxe di nessuno”.
Chiunque abbia avuto la fortuna di visitare la Serbia (andate, è un paese bellissimo e ospitale), potrà trovare ovunque i segni dei bombardamenti NATO.
Gli USA da anni dicono che se la Serbia vuole entrare nell’Unione Europea deve adattarsi ai sistema di difesa occidentali (perché gli USA parlano al riguardo? A che titolo? Direi che dopo la vicenda ucraina è più chiaro, bando alle ipocrisie).
La Russia fa sapere che i serbi sono pronti a usare le armi se sarà necessario.
Il Kosovo è un’altra cosa.
La questione balcanica non è mai sopita.
Le teorie di Mackinder (forti nel mondo anglosassone) affermano l’importanza di controllare l’Europa Orientale.
La strategia di Brzezinski di penetrazione ad Est è ancora in corso.
Se Serbia e NATO dovessero arrivare a un confronto diretto – mentre è in corso la guerra in Ucraina – saremmo davanti all’ennesimo fuoco.
La guerra mondiale arriverà a non verrà annunciata in tv, semplicemente un giorno capiremo che tutto è cambiato per sempre.
Siamo come quelli che negli anni ’30 leggevano della guerra civile spagnola o dell’invasione dell’Etiopia e pensavano che fossero fatti locali, poi arrivò il 1939.
J. Donne ispirò Hemingway con il celebre passo:
“E dunque non chiedere per chi suona la campana: suona per te.”
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