Il bellicismo americano spaventa addirittura Henry Kissinger
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In una recente intervista al Wall Street Journal, Henry Kissinger, uno che è sempre riuscito a sfuggire al Tribunale dell’Aia, afferma che gli Stati Uniti stanno agendo in un modo folle e irrazionale, che li ha portati sull’orlo di una guerra con Russia e Cina:
Kissinger vede il mondo di oggi come un pericoloso disequilibrio. “Siamo sull’orlo di una guerra con la Russia e la Cina per questioni che abbiamo in parte creato noi, senza avere alcuna idea di come andrà a finire o di cosa dovrebbe portare,” afferma. Potrebbero gli Stati Uniti gestire i due avversari triangolando tra loro, come negli anni di Nixon? Non offre una soluzione semplice. “Non si può dire che li divideremo e li metteremo l’uno contro l’altro. Tutto ciò che si può fare è non accelerare le tensioni e creare opzioni, e per questo bisogna avere uno scopo.”
Per quanto riguarda la questione di Taiwan, Kissinger teme che gli Stati Uniti e la Cina stiano manovrando verso una crisi e consiglia fermezza da parte di Washington. “La politica portata avanti da entrambe le parti ha prodotto e permesso il progresso di Taiwan in un’entità democratica autonoma e ha preservato la pace tra Cina e Stati Uniti per 50 anni,” afferma. “Si dovrebbe essere molto cauti, quindi, nel prendere misure che sembrano cambiare la struttura di base.”
All’inizio di quest’anno Kissinger aveva suscitato polemiche quando aveva suggerito che le incaute politiche degli Stati Uniti e della NATO avrebbero potuto scatenare una crisi in Ucraina. Non vede altra scelta se non quella di prendere sul serio le preoccupazioni di Vladimir Putin in materia di sicurezza e ritiene che la NATO abbia commesso un errore nel ventilare all’Ucraina la possibilità di unirsi all’Alleanza: “Pensavo che la Polonia e tutti i tradizionali Paesi occidentali che hanno fatto parte della storia dell’Occidente fossero membri logici della NATO,” afferma. Ma l’Ucraina, a suo avviso, è un insieme di territori un tempo annessi alla Russia, che i Russi vedono come propri, anche se “alcuni Ucraini” non sono d’accordo. La stabilità sarebbe meglio garantita se il Paese facesse da cuscinetto tra la Russia e l’Occidente: “Ero favorevole alla piena indipendenza dell’Ucraina, ma pensavo che il suo ruolo migliore fosse qualcosa di simile a quello della Finlandia.”
Non so voi, ma per me un avvertimento del genere è molto, molto più inquietante visto che proviene da un mostro grondante di sangue e non da un attivista pacifista e anti-imperialista che parla stando al di fuori della macchina imperiale. Quest’uomo è un vero e proprio criminale di guerra che, in qualità di leader dell’impero, ha contribuito a scatenare in tutto il mondo orrori inimmaginabili le cui conseguenze si fanno sentire ancora oggi.
E, per quanto si può capire dai suoi stessi commenti, non ne è affatto pentito.
“Guardando indietro alla sua lunga e spesso controversa carriera, tuttavia, non è solito fare autocritica,” scrive Laura Secor del Wall Street Journal.
“Non mi torturo con le cose che avremmo potuto fare in modo diverso,” le dice Kissinger.
Quindi Kissinger rimane un impenitente psicopatico guerrafondaio. Ma, se non è cambiato come persona, in cosa è cambiato? Perché ora mette in guardia dall’aggressione statunitense e avverte che l’impero si è spinto troppo oltre.
Se Kissinger non è cambiato, possiamo solo supporre che sia lo stesso impero statunitense ad essere cambiato. Il suo comportamento è ora così folle e illogico da rendere nervoso un Henry Kissinger di 99 anni.
Il che, se ci pensiamo bene, è una delle cose più spaventose che si possano immaginare.
“Dopo essere stati in Cambogia non vorreste mai smettere di picchiare Henry Kissinger a mani nude fino a farlo morire. Non riuscireste più ad aprire un quotidiano e a leggere senza strozzarvi di quell’assassino bastardo, infido e prevaricatore che chiacchiera con Charlie Rose o partecipa a qualche ricevimento per il lancio di una nuova rivista patinata. Guardate con i vostri occhi quello che Henry aveva fatto in Cambogia, il suo genio nell’arte di governo, e non capirete mai perché non siede al banco degli imputati del Tribunale dell’Aia accanto a Milosevic.”
Il passaggio dell’Impero dall’iterazione della follia omicida di Henry Kissinger a questa sua nuova forma di pazzia sembra essere iniziato nei primi anni del secolo, quando l’ingresso dei neoconservatori alla Casa Bianca si era unito allo sciovinismo seguito all’11 settembre, per inaugurare un’era di interventismo e di espansionismo militare di tale sfacciataggine e incoscienza da far vacillare molti della vecchia guardia.
Nel 2003, Kissinger era stato favorevole all’invasione dell’Iraq, ma, ben prima che l’operazione iniziasse, aveva già dichiarato di nutrire serie perplessità sulla mancanza di lucidità e di pianificazione che stava vedendo su quel fronte. L’obiettivo neoconservatore dell’egemonia planetaria degli Stati Uniti ad ogni costo, che aveva portato a quell’invasione (e alla pianificazione di molte altre), è diventato da allora la prospettiva del consenso mainstream della Beltway per quel che riguarda la politica estera degli Stati Uniti, ed è responsabile dell’escalation da cui Kissinger ora mette in guardia.
“Il piano PNAC prevede un confronto strategico con la Cina e una presenza militare permanente ancora maggiore in ogni angolo del mondo,” aveva scritto Michael Parenti nel suo libro del 2004 Superpatriottismo. “L’obiettivo non è il potere fine a se stesso, ma il potere di controllare le risorse naturali e i mercati mondiali, il potere di privatizzare e deregolamentare le economie di ogni nazione del mondo e il potere di mettere sulle spalle dei popoli di tutto il mondo – compreso il Nord America – la benedizione di un “libero mercato” globale senza ostacoli. L’obiettivo finale è quello di assicurare non solo la supremazia del capitalismo globale in quanto tale, ma anche la supremazia del capitalismo globale americano, impedendo l’emergere di qualsiasi altra superpotenza potenzialmente concorrente.”
Per “piano PNAC” Parenti faceva riferimento ai piani dei neoconservatori facenti parte del famigerato think tank Project for the New American Century, che sostenevano esplicitamente programmi militaristi unipolari.
Henry Kissinger mette in guardia dai pericoli del bellicismo statunitense non perché sia diventato più sano di mente, ma perché è la macchina bellica statunitense ad essere completamente impazzita. Il fatto che ora stiamo correndo verso conflitti che sembrano irrazionali a qualcuno che ha passato la maggior parte della propria vita ad analizzare dall’interno i meccanismi dell’impero dovrebbe preoccupare tutti noi. Quando si parla di politica del rischio calcolato tra le grandi potenze mondiali, soprattutto quelle nucleari, l’ultima cosa di cui si ha bisogno è che una delle parti agisca in modo erratico e insensato.
Caitlin Johnstone
Fonte: caityjohnstone.medium.com
Link: https://caityjohnstone.medium.com/modern-us-warmongering-is-scaring-henry-kissinger-59fcd32b4760
14.08.2022
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org
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