Per accedere alle fonti originali e agli approfondimenti, vedere grafici, foto, mappe e video, cliccate sul link che troverete a inizio articolo.
ALCUNE CONSIDERAZIONI PER PUNTI SULL’ESITO DEL NOSTRO SONDAGGIO
Che cosa emerge dal nostro sondaggio. Uno sguardo all’universo Telegram e alle prospettive delle nuove liste “anti-sistema”.
1. Questo sondaggio non è purtroppo un termometro dell’opinione pubblica che andrà a votare o si asterrà il 25 settembre. Il nostro canale ha una linea editoriale troppo definita e un bacino di pubblico troppo schierato perché esso possa essere considerato attendibile come anticipazione di quello che farà l’elettorato italiano tra meno di due mesi. È, tutt’al più, un termometro degli umori dei nostri utenti e, più in generale, dell’universo che popola i canali Telegram.
2. Abbiamo deciso di ricalcare quasi alla lettera il sondaggio già fatto dall’amico PippoCamminaDritto sul proprio canale. Questo, oltre che per capire meglio l’orientamento del nostro pubblico, anche per valutare le eventuali differenze tra noi e lui. Sì, qualche differenza è emersa. Da lui ha stravinto l’opzione “Astensione”, da noi la maggioranza sembra orientata a recarsi alle urne e votare una delle cosiddette “liste antisistema”. Ma anche da noi un non trascurabile 28% sceglierà l’astensione. Differenze tutto sommato non eclatanti, spiegabili probabilmente con il diverso target dei due canali (Pippo si occupa prevalentemente di trading, finanza ed economia ed è seguito da un’accolita di anarcocapitalisti, tradizionalmente ostili all’esercizio del voto. Il nostro è un canale più generalista, seguito da molti che hanno alle spalle esperienze di impegno politico, diretto o indiretto). Comunque, ripeteremo il sondaggio tra un mesetto, includendo stavolta alcune liste che ci siamo dimenticati di inserire e aggiungendo l’opzione “Non ho ancora deciso”.
3. Quello che emerge in modo palese da entrambi i sondaggi, però, è che il sistema ha già vinto. L’obiettivo finale della pantomima che ha portato un presidente del consiglio non sfiduciato a rassegnare le proprie dimissioni a luglio, anticipando di circa otto mesi la scadenza naturale delle elezioni alla fine della legislatura, con una guerra in corso ai confini dell’Europa e nel pieno di una crisi energetica senza precedenti, è stato raggiunto. Volevano impedire a quella enorme fetta di italiani che non si riconosce più nei partiti tradizionali di organizzarsi e presentare una lista unica e ci sono riusciti. Missione compiuta. Il divide et impera ha prevalso anche stavolta. E non ci riferiamo tanto al fatto che i voti di quelli che si recheranno alle urne il 25 settembre si disperderanno su più liste. Quello era inevitabile e prevedibile. I tempi non sono ancora maturi per un listone unico. Sul perché ci torneremo presto con un editoriale o con una delle nostre dirette. No, ci riferiamo, piuttosto, al clima di sfiducia, di diffidenza reciproca, di veti incrociati, in qualche caso di vera e propria ostilità che si respira in questi giorni tra le stesse liste antisistema, impegnate ad attaccarsi a vicenda con spietata ferocia, ognuna preoccupata di mettere in rilievo i difetti, le incongruenze e le contraddizioni dell’altra piuttosto che di cercare i punti in comune. E tutte loro, nel complesso, a loro volta attaccate dal partito dell’astensione, dentro il quale albergano molti seriamente convinti che il non voto sia l’unica opzione che permetterà alla lunga di rovesciare il sistema e ricostruirlo integralmente da zero (che è poi la stessa utopia del Grande Reset portata avanti dal WEF, solo che rovesciata e indirizzata verso finalità opposte. Ma senza i mezzi di cui dispone il WEF).
4. Ma c’è un altro elemento che ci inquieta non poco e ancora più del precedente. Ed è precisamente quella tendenza, che osserviamo copiosamente anche nella nostra chat, a vedere ovunque gatekeeper, infiltrati, malintenzionati, agenti del sistema in qualunque proposta alternativa. Non di rado ci capita di leggere che anche Giubbe Rosse sarebbe in qualche modo eterodiretto, non si sa bene come e da chi. Chiunque oggi si metta in gioco viene preventivamente attaccato e demolito, diffamato prima ancora di avere il tempo di dimostrare le sue qualità e la sua buona fede. Una forma estrema di autodifesa, con la quale alcuni cercano di mettersi preventivamente al riparo da delusioni, altri cercano di dimostrare la loro presunta maggiore chiaroveggenza nell’intuire fin da subito l’inganno e la trappola (un po’ come dire, “Vedete, io sono più furbo di voi e non mi faccio fregare”). Il fuoco amico è da sempre il più prezioso alleato del nemico. Mentre gli attacchi del nemico si possono prevedere e, in qualche misura, anche prevenire, quelli degli amici arrivano sempre a sorpresa. Ti colpiscono dove e quando non te lo aspetti e ti fanno ancora più male. Sono quei colpi che poi, fatalmente, portano anche i più motivati alla rassegnazione e alla rinuncia all’azione. Ma chi me lo fa fare, andate tutti a quel paese! È grazie a questi collaudati meccanismi che un sistema politico ormai putrescente, capace di portare alle urne alle amministrative poco più del 40% degli aventi diritto, di imbarcare nelle proprie liste solo mediocri, portaborse e approfittatori e di riempire le redazioni delle testate con meschini ripetitori di narrative, riesce ancora, sia pure faticosamente, a sopravvivere. E alla fine riderà pure di noi e dei nostri zerovirgola, ignorando ancora una volta quel 40% o 50% di elettori che non si sarà recato alle urne. Infondo, a loro basta questo: occupare tutti gli spazi possibili, saccheggiare tutto quello che possono finché potranno farlo. Le nostre divisioni sono la loro forza. Per qualche anno o mese ancora potranno consolarsi di essere insostituibili e illudere i pochi lettori che ancora gli rimangono che il principale problema degli italiani in questo momento è se Letta e Calenda si presenteranno insieme oppure separati.
Ma, infondo, anche questo era prevedibile. Anche queste divisioni, questi veti incrociati, queste diffidenze reciproche fanno parte della lunga battaglia che ci attende. Nel frattempo, proprio oggi ARERA ci avverte che a settembre rischiamo un aumento del 100% delle bollette e un’interruzione della filiera. Alla fine la pancia vuota e il riscaldamento spento porteranno saggezza anche nei più miopi e nei più sprovveduti. È questione di tempo. Ci siamo quasi, ma non ci siamo ancora.
Nessun commento:
Posta un commento