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“Non serve a nulla!” Questa volta a dirlo è l’Istituto Superiore di Sanità. E ora come la mettiamo?
Dati clamorosi
“Più contagi tra i vaccinati che tra i non vaccinati”. Così apre La Verità nel suo articolo odierno. Occorre fare una premessa: stavolta il paradosso statistico non c’entra, visto che il paragone non è tra numeri assoluti ma tra i tassi d’incidenza ogni 100.000 abitanti. La tendenza è ormai evidente da settimane, e benché venga totalmente ignorata dai mainstream media, ecco che viene confermata dall’ultimo report dell’Iss, attraverso la registrazione delle diagnosi di Covid tra l’8 aprile e l’8 maggio.
Under 60
Il grafico sotto riportato (fonte La Verità) è a dir poco eloquente:
gli under 60 hanno più probabilità d’infettarsi se si sono sottoposti a
vaccinazione da meno di quattro mesi, o addirittura se hanno ricevuto il
booster. L’analisi si basa su numero dati per fasce d’età, vediamo cosa
ci dicono:
Nella fascia 5-11 anni, l’Istituto Superiore di Sanità
presenta solo numeri grezzi, ma i tassi d’incidenza dei contagi li hanno
calcolati in redazione. Dunque, ci sono 2.907 casi ogni 100.000 pargoli
non vaccinati e 3.892 ogni 100.000 bambini cui sono state somministrate
le due dosi. Se ne deduce chiaramente che per loro non è ancora tempo
di un terzo shot: i vaccinati si infettano quasi il 35% in più dei non
vaccinati. Il primo di una lunga serie di dati eloquenti.
12-39 anni
Passando alla fascia 12-39 anni, ecco che si contano 3.291 infezioni ogni 100.000 persone tra i non vaccinati; 3.324 tra chi si è vaccinato da meno di 120 giorni; 3.181 tra chi si è fatto iniettare anche il booster, mentre i vaccinati risalenti a oltre quattro mesi fa, se la passano meglio di tutti, con 1.365 casi. Gli “allineati” diranno che gli inoculati “freschi” e quelli con la dose di richiamo, forse, sentendosi più protetti si espongono a situazioni a rischio, mentre i vituperati no vax vengono costretti ad un perenne lockdown. Onestamente, risulta difficile credere a tale spiegazione visto il decadimento dei divieti che escludevano dalla società i “dissidenti”.
Under 40
Negli under 40, l’incidenza dei sintomi più severi sta decrescendo sia tra non vaccinati sia tra vaccinati. Ciò, probabilmente, è attribuibile al fatto che l’ondata pandemica dell’ultimo periodo si sta riassorbendo. D’altro lato, sembra che i vaccinati meno recenti, nonché privi di terza dose, siano i più resistenti all’infezione da Covid-19. Per quanto riguarda la categoria 40-59 anni, la quale comprende i cinquantenni costretti per legge alla terza iniezione nel giro di un anno, ecco che si nota come addirittura, tra i tridosati e i vaccinati da meno di 120 giorni, siano superiori sia l’incidenza dei casi, sia l’incidenza della malattia grave.
I reietti si salvano
Dunque, i “reietti” no vax sono passati da una probabilità di morire 25 volte più alta rispetto ai vaccinati, a una «solo» 7 volte più alta, nell’arco di tre mesi. Solo quindici giorni fa, avevano ancora 9 volte in più di possibilità di lasciarci le penne. I dati mostrano un crollo a dir poco vertiginoso di tali statistiche. In soldoni, si evince che la terza dose scherma dai solo 60 anni in su. Non proprio un dato di secondaria importanza se si considerano le basi su cui sono stati costruiti i ricatti del green pass e gli obblighi vaccinali passati.
Non serve a nulla
Dunque, come dice La Verità, se teniamo conto di questi dati sorge spontaneo chiedersi: che senso ha continuare a vaccinare? La terza dose sta aiutando solamente gli over 60. Della quarta potrebbero beneficiare anziani e fragili. E il resto della popolazione? I rischi di un ennesimo richiamo con il medicinale tarato sul virus di Wuhan, a questo punto, superano i benefici. Cosa che vale, peraltro, anche per il farmaco aggiornato, per il quale, è stato annunciato un accordo tra Commissione Ue e Pfizer-Biontech. I dubbi, infatti, sono molteplici, a partire dal fatto che il vaccino cosiddetto “anti Omicron” potrebbe arrivare a Omicron già soppiantata da altri ceppi, rivelandosi dunque obsoleto tanto quanto il suo predecessore. Nondimeno, i trial di Big Pharma richiederanno mesi. Faremo gli stessi errori inoculando gli under 40 e, magari, rispolverando pure lo scempio del Green Pass senza alcuna base scientifica sull’analisi delle anomalie nella mortalità? Roberto Speranza e Draghi dovranno rispondere di tutto questo.
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