Gas, cosa succede in Italia se Putin chiude i rubinetti: come funzionano i razionamenti
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Diventa sempre più evidente che l’Italia non può fare a meno del gas russo. I nuovi accordi siglati dal governo con alcuni Paesi africani sono solo una mossa di facciata, nella sostanza non apportano nulla. E le intenzioni di raggiungere una autosufficienza, benché positive sotto certi aspetti, sono razionalmente irrealizzabili nel medio-breve periodo. Che fare dunque? E cosa succede in Italia se Putin dovesse davvero chiuderci i rubinetti? Lo stesso ministro Cingolani ha detto: “L’interruzione a maggio delle forniture di gas dalla Russia renderebbe critico il superamento del prossimo inverno”. Il problema, infatti, sono gli stoccaggi. Se sono vuoti, non è possibile rifornire con regolarità famiglie e imprese. L’Italia a quel punto dovrebbe procedere con il razionamento. Cosa vuol dire? Come funziona? Spiega Michele Zaccardi su Libero: “Un blocco immediato dei flussi di gas, infatti, non sarebbe gestibile «in assenza di rilevanti misure di contenimento della domanda, che ovviamente sono previste. L’unico modo per superare indenni l’inverno, allora, è riempire i serbatoi. Tuttavia, per arrivare in autunno con gli stoccaggi al 90%, come stabilito dall’Ue, occorrono circa sei mesi, considerando che ogni mese accumuliamo 1,5 miliardi di metri cubi di metano e che al momento i depositi sono pieni al 37,6%. L’impresa, insomma, non sarà facile. Anche perché, come ha dichiarato a Repubblica lo stesso Cingolani, l’Italia non sarà autonoma dal gas di Mosca prima della seconda metà del 2024”.
Secondo il ministro, un’eventuale chiusura dei rubinetti a novembre
si potrebbe affrontare, anche se l’ideale sarebbe “mantenere le
forniture russe fino a fine 2022, per garantire la sicurezza del
sistema”. Vasto programma, si direbbe, considerata l’incertezza del
momento. “E con la grana del pagamento in rubli del gas che incombe. A
metà maggio, infatti, vanno saldate le prime forniture con il nuovo
meccanismo e da Bruxelles, per ora, non è arrivata ancora una
spiegazione chiara su come affrontare il problema”. Intanto l’Europa
(nostra eterna sciagura) ha varato il sesto pacchetto di sanzioni contro
Mosca, tra le quali spicca l’embargo (graduale) del petrolio a partire
dal 2023.
“Prima della guerra, l’Italia comprava dalla Russia il 13% del petrolio che consuma ogni anno”. Ma le nuove sanzioni non riguardano soltanto l’oro nero. “Il sesto pacchetto, i cui dettagli saranno resi noti oggi dalla Presidente della Commissione, Ursula von der Layen, prevede misure che colpiscono i militari coinvolti nelle uccisioni a Bucha e i familiari di alcuni oligarchi. Inoltre, altre tre banche verranno escluse dal circuito Swift: Sberbank, che detiene il 37% del mercato russo, Russian Agricoltural Bank e Moscow Credit Bank. Viene sanzionato anche l’istituto di credito bielorusso Belinvest. Dovrebbero inoltre essere introdotte delle misure per scoraggiare l’export di greggio verso Paesi terzi, come il divieto di transito per i porti europei e l’assicurazione dei carichi”. ItalExit fin dal primo istante è stata l’unica forza politica a opporsi fermamente all’invio di armi e all’embargo alla Russia.
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