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NWO CONTRO L’ITALIA. La Dittatura Politica della “Cultura Mafiosa”. Riflessione Alternativa di Fine Anno
“Non accontentatevi delle piccole cose. Dio le vuole grandi. Se
sarete quello che dovete essere metterete fuoco a tutta l’Italia!”
Santa Caterina da Siena – Patrona d’Italia
«Dunque , non abbiate paura degli uomini. Tutto ciò che è
nascosto sarà messo in luce, tutto ciò che è segreto sarà conosciuto.
Quello che io vi dico nel buio, voi ripetetelo alla luce del giorno;
quello che ascoltate sottovoce, gridatelo dai tetti. Non abbiate paura
di quelli che uccidono il corpo, ma non possono uccidere l’anima. Temete
piuttosto Dio che può mandare in rovina sia il corpo che l’anima,
all’inferno.
Gesù Cristo – Vangelo secondo Matteo 10, 26-28
“Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbì nei pensieri dei loro cuori, ha rovesciato i potenti dai troni…”
Santissima Maria Vergine Madre di Dio – Magnificat
di Fabio Giuseppe Carlo Carisio
Per avere una “cultura mafiosa” non serve essere mafiosi affiliati ad una cosca della sempre più potente ‘Ndrangheta calabrese, non è necessario essere amici stretti di mafiosi o sospettati di associazione esterna di stampo mafioso.
Per avere una “cultura mafiosa” in ambito sociale e politico non è necessario violare il Codice Penale: è sufficiente applicare in modo pragmatico e profittevole, anche soltanto sul piano di cariche pubbliche di prestigio ben remunerate, la ben nota filosofia del “do ut des”.
Per avere una “cultura mafiosa” nella società come nel Parlamento o nelle Istituzioni della Repubblica Italiana è sufficiente coltivare la quotidiana faziosità di ormai antica matrice massonico-giacobina-partigiana-comunista nell’eliminazione dell’avversario (allora attuata con l’eliminazione fisica, oggi con la sua emarginazione professionale e sociale) che soltanto vagheggia di frapporsi alla logica dell’occulto o palese interscambio di favori, soprattutto politici, ma pur sempre funzionali a vitalizi mostruosi.
BREVE STORIA DELLA CULTURA MAFIOSA D’ITALIA
Come ben ricordò il giudice Rocco Chinnici, primo magistrato ucciso in un attentato dinamitardo da Cosa Nostra in Sicilia, prima dell’Unità d’Italia realizzata dalla Spedizione dei Mille di Giuseppe Garibaldi grazie al finanziamento e all’intervento militare dei massoni britannici, non era mai esistita nella nostra penisola mediterranea un’associazione denominata “mafia”, che qualche storico ha estrosamente interpretato come l’acronimo di Mazzini Autorizza Furti Incendi Attentati.
Dal “terrorista dei due mondi” Giuseppe Mazzini, complice del confratello Albert Pike che negli USA fondò il Ku Klux Klan e innescò la guerra di secessione sudista, si passò al “ guerrigliero massone dei due mondi”, il mercenario Giuseppe Garibaldi immortalato con lapidi del Rito Scozzese Antico Accettato persino in Uruguay, e poi al “boss dei due mondi” Lucky Luciano che collaborando con gli 007 americani della CIA (allora OSS) agevolò lo Sbarco degli Alleati in Sicilia facendo riprendere vigore alle famiglie mafiose perseguitate dal Duce Benito Mussolini. Infine si arrivò al “pentito dei due mondi” Tommaso Buscetta.
Grazie alle sue rivelazioni i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino riuscirono ad entrare nei Santuari di Cosa Nostra arrestando pure imprenditori politici come Nino Salvo, tra gli eminenti membri del Supremo Consiglio di Palermo: la super loggia riservata ai massoni di 32° e 33° grado del Rito Scozzese Antico Accettato, fondata nel capoluogo siciliano dallo stesso Mazzini, un anno prima della spedizione garibaldina finalizzata a distruggere il cattolico Regno delle Due Sicilie e a ridimensionare il potere dello Stato Pontificio.
Falcone e Borsellino furono ammazzati in due attentati esplosivi organizzati con sofisticata strategia militare da sanguinarie bestie feroci ma ignoranti come Totò Riina e Giovanni Brusca, tanto da lasciare aperti i dubbi sui veri mandanti di quelle stragi.
Dubbi rimasti aperti anche su quella di via Fani, in cui, un commando simile a un reparto speciale, rapì lo statista Aldo Moro segnando l’inizio del suo sommario processo di esecuzione attribuito alle Brigate Rosse ma ordito da un Deep State occulto capace di seminare menzogne di Stato per anni: come confermato dall’ultima inchiesta della Commissione bicamerale.
Falcone e Borsellino non furono ammazzati per aver imprigionato i Salvo o altri potenti mafiosi siciliani. Secondo il procuratore nazionale Pietro Grasso, e gli avvocati dei familiari del giudice Paolo, uno dei moventi fu la segretissima Informativa Caronte sui rapporti tra mafia, massoneria, politica e appalti pubblici poi sbrigativamente archiviata da magistrati di Palermo che fecero grande carriera a Roma (stiamo lavorando su un dossier in merito).
Ma nella stessa Trinacria non si esitò a mettere alla gogna per assurde e infamanti accuse di collusioni mafiose, miseramente crollate solo dopo decenni di processi, proprio gli ufficiali dei Carabinieri del Ros che scrissero quell’informativa scottante e catturarono il superlatitante Riina.
LE COLPE POLITICHE DI BERLUSCONI, PD, NAPOLITANO E MATTARELLA
Perché sono potute accadere simili gravissime cose in una Repubblica Italiana fondata su un apparente democrazia? Una spiegazione la fornì Buscetta a Falcone quando venne incalzato a fare i nomi del “terzo livello” ovvero delle autorità che, pur sapendo collusioni e intrighi malavitosi, tacevano e li coprivano per quella logica di “cultura mafiosa” che abbiamo descritto all’inizio.
«Non ci sono le condizioni politiche signor giudice» fu la memorabile risposta del pentito dei due mondi a cui era già stata sterminata la famiglia e pertanto fu ben predisposto a fare confessioni rivelatesi fondamentali nella lotta a Cosa Nostra.
Oggi, peggio di allora, mancano i presupposti politici per uscire dalla strisciante omertà su cui si regge la “cultura mafiosa” del “do ut des” giunta peraltro all’estremo paradosso di essere esibita con disinvoltura negando però, all’occorrenza, ogni losco interesse patrimoniale, e minimizzando le devastanti conseguenze di favoritismi sul sistema sociale, giudiziario e politico persino quando hanno rilevanza penale.
Se si ascoltano i discorsi dei rappresentanti istituzionali appaiono tarati sul medesimo spartito di un generoso ed oneroso impegno per il “bene del Paese”, come se i loro stipendi da favola fossero una mancetta che non considerano importante. Viene quindi da sospettare che incassino molto di più da occulti sponsor… Ma è ovviamente un’illazione priva di fondamenti probatori senza alcun riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti.
Se tutto ciò continua a serpeggiare negli animi, nei cuori e nelle menti degli Italiani è perché tre potenti entità politiche l’hanno permesso: Silvio Berlusconi, per anni alla guida del paese, da tempo interessato solo a proteggere sé stesso, il suo patrimonio e la famiglia dagli assalti dei magistrati che spazzarono via DC e PSI per far lievitare la sinistra; il Partito Democratico che governa dal 2012 (salvo una breve pausa nel 2018-2019) e da allora sta occupando ogni strategico potere dello Stato; e i Presidenti della Repubblica Giorgio Napolitano e Sergio Mattarella (entrambi di estrazione PD) che non sono stati capaci di accorgersi ed interrompere per tempo il sordido complotto sugli incarichi direttivi nella magistratura orchestrato tra toghe e politici, poi esploso nel bubbone purulento del PalamaraGate.
Il peggiore scandalo istituzionale dopo la P2 ha sollevato una montagna di sterco sul Consiglio Superiore della Magistratura facendone schizzare un po’ anche sul Colle del Quirinale da dove il Capo dello Stato dovrebbe/potrebbe esercitare anche il suo ruolo di Presidente del CSM, o perlomeno vigilare sui vicepresidenti cui aveva conferito il compito di rappresentarlo, secondo una prassi tanto consolidata nel tempo quanto un po’ incomprensibile…
Ma quel terremoto giudiziario che ha punito un solo capro espiatorio (l’ex pm Luca Palamara) non è bastato a far saltare il coperchio sulla “cultura mafiosa” che molti politici senza scrupoli e alcuni magistrati disonesti hanno cementato negli anni.
Al termine di un uragano callidamente attenuato in tempesta dalle eminenze grigie della Repubblica, il terrorismo governativo sulla pandemia ha partorito il Nazzareno bis, un nuovo patto tra Berlusconi e il PD, con il placet di Mattarella, creando i presupposti per la dittatura paramilitare del premier Mario Draghi, esponente di spicco dell’alta finanza internazionale che soffia sul progetto del Nuovo Ordine Mondiale e del Great Reset. Al solo fine di dividere l’umanità tra i ricchi, degni di ogni benessere e lusso, e i poveri, destinati ad accontentarsi di un ritorno alla servitù della gleba per sfamarsi.
IL PROTO-REGIME DA DITTATURA POLITICA PARAMILITARE
In mezzo a questa tregenda, ove si sta costruendo il patibolo di una democrazia italiana sempre incompiuta per l’assidua presenza di massoneria, mafia e servizi segreti internazionali sovente a braccetto tra loro, i parlamentari di maggioranza come di opposizione, salvo pochissime eccezioni che si contano sulle dita di una mano, deglutiscono ogni imposizione che sta distruggendo l’Italia con la psicosi del Covid-19 dilagante, pur essendo sempre meno letale, orientata a proseguire nel tunnel cieco, ma ben lucrativo per le multinazionali, sul binario morto tamponi-vaccini.
Anche loro, interessati complici o rassegnati succubi della “cultura mafiosa”, pensano alle loro prebende cimentandosi nella “teatrocrazia” teorizzata già da Platone. Esattamente come una mandria di pecoroni, pur non credendo minimamente nei sieri genici sperimentali antiCovid, se li sono fatti inoculare per difendere i propri privilegi e una semplice vaga parvenza di vita normale che sta comunque evaporando pure per loro nel corto circuito di una gestione fallimentare dell’emergenza…
Uniche vittime di questa “cultura mafiosa”, capace di passare con disinvoltura dagli accordi nazionali sulle toghe giuste nella Procura giusta ai contratti internazionali con le Big Pharma più devote ai progetti dei plutarchi Bill Gates e George Soros, sono coloro che hanno dovuto esserne complici solo per difendere il loro modesto posto di lavoro sotto la minaccia dell’obbligo vaccinale.
Tra loro pure medici, poliziotti, carabinieri e militari che non se la sono sentita di seguire l’esempio di quei pochi che hanno rinunciato allo stipendio pur di rivendicare il diritto a non vaccinarsi per non sottomettersi ad una tirannide psicologica ancorché fisica.
Ciò che accadeva nei meandri di Palermo per le intimidazioni dei picciotti di Cosa Nostra ai commercianti ed agli imprenditori, oggi accade a Roma, Milano, Torino, Venezia e Trieste per le coercizioni di quel Deep State, nominato più volte nelle stragi impunite, che ha saputo trasformare una pandemia da virus SARS-Cov-2 costruito in laboratorio (secondo autorevoli virologi ed esperti di intelligence militare) in un’occasione propizia per instaurare un proto-regime proiettato ad una Dittatura Politica paramilitare, quale progetto pilota mondiale da sperimentare sugli Italiani. Come sempre facili prede!
Proprio per la diffusa “cultura mafiosa” a cui tanti politici e cittadini si sentono fieramente vocati. Prosopopeici e prepotenti oligarchi del Bel Paese, stuprato e svenduto al peggior offerente come una decrepita meretrice, per quest’anno abbiate almeno la decenza di tacere!
Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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