Montanari: lavaggio del cervello, una delle torture di maggiore efficacia e gradite dalle stesse vittime
di Stefano Montanari – Uno dei miei tanti problemi è che io non sono esperto di torture. Per questo non avrò mai successo in questa società.
Facendo un sommario del poco che so, una delle torture di maggiore efficacia,
con il vantaggio aggiuntivo di essere non di rado accettata fino ad
essere desiderata e, al colmo, pretesa dalle vittime, è il cosiddetto lavaggio del cervello.
Chi gode dell’interesse dei suoi torturatori può essere privato della comprensione del tempo. All’inizio si fa sì che il soggetto non si renda conto se sia giorno o notte, poi che non abbia più nemmeno idea di che periodo dell’anno sia quello che sta vivendo. È evidente che, per mettere in atto quel tipo di trattamento, occorre imprigionare in qualche modo il soggetto, cosa non sempre facile da mettere in pratica.
Il lavaggio del cervello
Se si vuole lavorare su un numero enorme di persone, occorre altro, e altro che sia di maggiore efficacia e di maggiore vantaggio per il torturatore. E, allora, si mette in pratica la tecnica antica così bene sintetizzata da Joseph Goebbels: si martellano implacabilmente le vittime potenziali con ripetizioni infinite di bugie, fino a farle diventare parte della loro “verità”. A questo si aggiunge l’ingrediente essenziale della paura, il sentimento più facile da indurre. E la paura più efficace è quella nei riguardi di un nemico inesistente, perché, se non esiste, è quasi impossibile combatterlo.
L’importante è che quel nemico esista nell’immaginario, e basterebbe ascoltare gl’inni nazionali di diverse nazioni, dalla Francia alla Gran Bretagna, per constatare l’esistenza del vecchio trucco. Ma anche il nostro inno non scherza, con la dichiarazione di essere “pronti alla morte”. A fronte di che non è illustrato né, a quanto pare, c’è chi si sia posto seriamente la questione. Così le vittime, ridotte a gregge decerebrato, si ritrovano gran parte del cervello pensante dovutamente modificato, tanto da diventare in breve addirittura sicari fedeli e spietati dei loro stessi carnefici.
Nel loro piccolo, i nostri cosiddetti “politici” sono molto attivi nel maneggiare i cervelli. Prescindendo dalle raffiche di rappresentazioni quotidiane in cui si recitano giaculatorie ricalcate sui bollettini di guerra con tanto di numeri sulla cui genuinità mi permetto di nutrire seri dubbi, e che, comunque, fossero reali, dimostrerebbero in modo lampante il fallimento di tutte le contromisure adottate per l’esiziale “pandemia”, s’insiste su un’arma piuttosto efficace: avendo preventivamente mutilato il popolo di cultura, di dignità e di capacità critica, un po’ come il matador fa con i tori da infilzare dopo averli fatti prudentemente curare da picador e banderilleros, gli si cancella ogni certezza sui diritti e sul significato della legge.
A mero titolo, tutt’altro che esauriente, di esempio, si potrebbe citare non solo la cancellazione di fatto dell’articolo 21 della Costituzione, ma, addirittura, la trasformazione del diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero in un potenziale reato. Certo, la libertà resta, ma a patto che il pensiero non debordi mai dall’ortodossia di regime. Un altro esempio tra i tanti è quello dell’imposizione di mascherarsi, quando l’articolo 85 del TULPS dice altro.
E che dire dei trattati internazionali che da decenni firmiamo, probabilmente senza nemmeno sapere di che si tratta? Vogliamo aggiungere tutto quanto, magari un po’ beffardamente, visto l’esito, è stato imposto in tema di privacy? E sulla libertà dei medici di agire “in scienza e coscienza”? E, a proposito dei medici, che dire sull’abuso della professione commesso da un’infinità di personaggi che non ne hanno legalmente il permesso? E l’enormità del “consenso informato” dove nessuno informa e dove, trattandosi d’imposizioni, non può esistere la sottoscrizione da chi subisce? E la presa in giro delle “grida” di manzoniana memoria con disposizioni che cambiano nottetempo, non importa se in contrasto con quelle immediatamente precedenti?
Potrei tristemente continuare, ma mi fermo qui, un po’ per noia e un po’ per la vergogna di essere italiano. L’importante è continuare a lavorare su quel che resta dei cervelli, facendo ogni giorno un “richiamo”. Vedi mai che qualcuno si svegli, perché allora potrebbero esserci guai.
Come finirà questa storia ignobile? No: non so rispondere.
Posso dire che, se vinceranno coloro che oggi mirano alla conquista del
mondo, sarà l’inizio del periodo più buio e mortificante dell’intera
umanità. Se i piatti della bilancia dovessero pendere dall’altra parte, e
qualche timida avvisaglia comincia a fare capolino, forse certi
personaggi farebbero meglio a prendere le distanze dalle loro posizioni
e, magari, a cercarsi un luogo sicuro in cui terminare la loro non
proprio gloriosa vita.
Io? Io, per fortuna, sono vecchio e non ne avrò, poi, per tantissimo.
Stefano Montanari
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