Che i nostri politicanti, burocrati e complici del regime avessero la faccia come il culo lo sapevamo anche prima, e allora molti si dovrebbero domandare come mai gli hanno dato fiducia durante la psicopandemia? Claudio
Il vento sta cambiando e molti si preparano a saltare da un carro all’altro
Ma chi l’ha messa su questa burocrazia da Covid? E cosa è stata fin dall’inizio se non il progetto, maligno, miserabile, per paralizzare un Paese con mille pretesti, con una voglia insana di regime etico, di ritorno al comunismo di guerra?
Certo che hanno la faccia come il QR. Adesso tutti a dare la colpa alla “burocrazia del Covid”, è diventata una sigla, uno slogan, nonché un modo troppo, troppo paraculo per risciacquarsi la coscienza. La burocrazia del Covid, come fosse una malapianta cresciuta spontaneamente, come se il morbo fosse capace di produrre circolari, protocolli, lasciapassare e 125 milioni di cazzate. Ma scusate, chi l’ha messa su, chi l’ha edificata come una fottuta Torre di Babele questa famigerata burocrazia del Covid se non gli stessi che ora la denunciano? E cosa è stata fin dall’inizio se non il progetto, maligno, miserabile, per paralizzare un Paese con mille pretesti, con una voglia insana di regime etico, di ritorno al comunismo di guerra? E adesso tocca sentirli scagliarsi contro questa entità che pretendono astratta, manco fosse una categoria dello spirito anziché la prova provata di un regime paranoico. Non è la burocrazia del Covid, ma dei cialtroni.
Altro giro, altro regalo: “Si parla troppo di Covid e si trascura il resto”. Questa sì che è più che bella, come dicevano i personaggi di Gian Burrasca: e chi, di grazia, ha fatto in modo che a tanto si arrivasse? Chi ha speculato, ha insistito su una ossessione, raccontava ieri a Quarta Repubblica Federico Rampini, giornalista cosmopolita, che non ha pari nel mondo? Chi ha spinto i notiziari a coprire ogni e ciascuna edizione solo con le cronache della pandemia? Chi ha fatto diventare celebri, e mai basteranno i “purtroppo”, certi succedanei di luminari? Chi ha voluto la fobia se non, ancora una volta, un sistema sciagurato, fatto di burocrazia (del Covid) canaglia, media infami e governo indecente? Adesso, ci vengono a dire che c’è anche altro al mondo? Che la gente non mangia più (perché non ha pane) e non dorme più (perché non ha sogni, solo incubi)? Che per un decesso di Covid ce ne stanno 500 di cancro? Che la filiera produttiva è allo stremo? Che dopo le 300 mila attività saltate nel 2020, altrettanto se non di più se ne contano nel 2021 e 1,2 milioni di nuclei tra familiari e imprenditoriali sono sulla soglia della bancarotta?
Non basta ancora: si sono resi conto, bontà loro, che “col Covid bisogna convivere”. Ah, sì? E ci avete messo due anni a capirlo, incamiciando a forza tutto e tutti? Come mai gli stessi che ora lo sostengono fino a ieri compativano come malati di mente quanti si azzardavano a ipotizzarlo? Perché i medici con la dignità di ammettere, di spiegare che a questo punto il contagio era perfettamente gestibile, in remissione spontanea, venivano scaricati nella Geenna e se ne invocava la espulsione dalla comunità scientifica? Quello Zaia, che adesso viene a dire che il Veneto non ce la fa più, che il prosecco non scorre più, che il turismo è saltato! Ma non era tra i più scatenati nel reclamare le chiusure, le zone rosse, i Green Pass di ferro? Come lui altri, sia chiaro: tutti gli altri.
A conferma che questo Paese è un malato sempre grave ma mai serio e ormai oltre la soglia del ridicolo: fiutano il vento che cambia e si preparano a riverginarsi: prepariamoci presto vedremo palettare e saltafila sbraitare che loro son sempre stati libertari, contro l’obbligo, contro le chiusure, contro il governo, contro Draghi – che, vedrete, nessuno avrà mai voluto, tantomeno accolto come un Messia banchiere. Come sempre, gli zelanti e i leccaculo, i collaborazionisti e le spie saranno i più svelti nel saltare da un carro all’altro, e si intesteranno pure la fine del regime. E ai pochi, pochissimi col coraggio di stare fuori dal conformismo, dalla narrazione unica del Covid, che invadeva tutto, che non lasciava spazio a niente, che germogliava foreste di burocrazia, verrà rimproverato: e tu, dov’eri tu mentre noi ci battevamo per la libertà?
Niente di nuovo, ma sempre molto indigesto; immangiabile, andandoci di mezzo i nostri diritti indisponibili. Ieri il Guido Rasi già a capo dell’Agenzia europea per i medicinali, ora consulente del generale con la penna e un metroquadro di patacche sulla divisa, è arrivato a dire: la quarta dose no, che non serve e può far male; tante grazie, ne avevamo avuto sentore in tanti, tra cui gli israeliani, e in ogni modo perché non lo va a spiegare al suo superiore, Figliuolo? Un altro, l’incredibile Pregliasco, trova il coraggio di dichiarare in diretta televisiva: ah, i vaccini abbiamo dovuto farli (sic!) in fretta e furia, ma se siano effettivamente dannosi per l’organismo lo scopriremo, nostro malgrado, solo col tempo. Nostro malgrado? Ma chi è che ci spiegava che i vaccini erano innocui, salutari e regalavano i superpoteri dell’Uomo Ragno? Chi erano quelli che, sui social o in un talk show, si scagliavano come dervisci contro chiunque osasse anche solo eccepire un’ombra di perplessità quanto a effetti collaterali, efficacia ridotta, pericolo per il sistema immunitario se assunti ripetutamente a scadenza ravvicinata?
Non sono sepolcri imbiancati, sono peggio che farisei, sono oltre la faccia di QR; manca solo che Speranza si metta a dire che, fosse stato per lui, avrebbe fatto finta di niente perché è claustrofobico, che Draghi se ne esca, per me il Green Pass è una cagata pazzesca, che Mattarella si proclami tendenzialmente no-vax. Pare una di quelle geniali vignette di Osho, ma la realtà supera pure lui.
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