25 Gen 2022
https://www.controinformazione.info/i-guerrafondai-di-washington-vogliono-la-guerra-in-europa-la-tecnica-della-propaganda-prima-del-conflitto/
I guerrafondai di Washington vogliono la guerra in Europa. La tecnica della propaganda prima del conflitto
di Luciano LagoIl
“Deep State” che guida la politica estera degli Stati Uniti ha deciso
di portare il mondo sull’orlo di un grande conflitto con la Russia e sta
muovendo i personaggi di Washington per attaccare il paese
euroasiatico.
Se fino a poche settimane fa si
riteneva che l’obiettivo di Biden e della sua amministrazione fosse
quello di provocare una guerra limitata tra la Russia e l’Ucraina,
mantenendo fuori gli USA e la NATO, per far impantanare la Russia in un
lungo conflitto e trarne vantaggio, sembra al momento attuale che la
situazione sia cambiata.
Non è facile capire cosa sia accaduto all’interno della elite di potere USA dove esistono contrasti interni ma è
intuibile che il gruppo dei neocon guerrafondai abbia avuto la
prevalenza e sospinga l’amministrazione Biden per una guerra a tutto
campo.
In questo modo Washington e i suoi alleati della NATO
stanno creando le condizioni per la guerra tra potenze nucleari, un
piano criminale con conseguenze inimagginabili.
In questa fase si
diffondono le false informazioni con le bugie della propaganda. Notizie
circa l’imminenza di una invasione russa dell’Ucraina, smentite da
Mosca, si alternano da Novembre, assieme a false informazioni circa un
complotto russo per un cambio di regime a Kiev, anche queste totalmente
destituite da ogni fondamento. Tali bugie servono a distogliere
l’attenzione dalle azioni aggressive delle forze NATO mentre
informazioni concrete fanno intravedere la possibilità di una
provocazione (false flag) degli ucraini, addestrati dalla CIA, per avere
il pretesto di un attacco delle forze NATO Ucraine contro le
Repubbliche del Donbass.
Sarebbe questa la scintilla della guerra,
visto che le massime autorità russe hanno già avvisato da tempo che non
permetteranno una aggressione contro le repubbliche di Donetsk e
Lugansk dove sono presenti centinaia di migliaia di cittadini russi.
Il
presidente americano Joe Biden parla, dichiara e si contraddice
scordando quanto detto pochi giorni prima. Lui recita una parte che gli
hanno scritto e non dimostra di essere molto al corrente e consapevole
di quello che fa. L’età avanzata e la poca lucidità mentale lo rendono
un personaggio telecomandato dai gruppi che contano. Lo stesso Biden nel
corso del fine settima si è riunto a Camp David con i suoi addetti alla
sicurezza ed ha dichiarato di esaminare “le continue azioni di
aggressione russa verso l’Ucraina” che in realtà non esistono. Nella
realtà le operazioni militari russe avvengono all’interno dei propri
confini a centinaia di Km. di distanza dal confine ucraino, questo però è
un dettaglio per gli strateghi USA.
L’utilizzo di tale
propaganda costituisce la politica di lunga data degli Stati Uniti e
dell’Occidente contro i nemici supposti, utilizzata in particolare in
vista di azioni ostili e pianificate contro di loro. Lo stesso copione
di sempre: una propaganda che precede la guerra. Così fu per la guerra
in Iraq, idem per attaccare la Libia, l’Afghanistan e la Siria, ecc.. Siamo esattamente in questa fase e questo non è un buon segnale.
La
propaganda di Washington, ripresa da grandi media, tende a convincere
il pubblico, in specie quello occidentale ed europeo, che la Russia è
una minaccia e che bisogna difendere l’Ucraina e l’Europa da una
aggressione russa. Nella storia recente gli aggressori contro paesi sovrani sono sempre stati gli USA ed i loro alleati ma questo è un dettaglio di poco conto per i falsi media.
Come
avvenne nel periodo che ha preceduto la guerra di aggressione
anglo-americana all’Iraq nel 2003, c’è un’orchestrazione della
percezione pubblica occidentale al fine di “fabbricare il consenso” per
il confronto, questa volta con la Russia. Una tecnica della menzogna sistematica e della falsificazione (le armi di distruzione di massa) per convincere il pubblico della necessità di neutralizzare il pericolo con una guerra.
L’incitamento alla guerra è smaccato e scoperto e fa leva sulla paranoia dei paesi dell’Est Europa, dalla Polonia ai paesi baltici, sempre avvelenati da rancore nei confronti del grande vicino euroasiatico. Questi paesi vorrebbero trascinare l’intera Europa in una guerra con la Russia e favorire così il piano USA di una disconnessione dell’Europa dalla Russia per evitare il formarsi di un blocco euroasiatico. La vecchia ossessione degli anglosassoni che risale all’epoca dell’Impero britannico.
Dall’altra
parte, dalla sponda russa, nessuno conosce le reali intenzioni di Putin
ma, da alcune indiscrezioni, trapela quale sarà la prossima mossa del
presidente russo per risolvere a suo favore la crisi con l’Ucraina.
Bisogna interpretare alcune dichiarazioni dei suoi più stretti
collaboratori per capire cosa stia maturando a Mosca e, se si analizzano
le dichiarazioni e si verificano questi segnali, allora possiamo
concludere che bisogna prepararsi al riconoscimento ufficiale da parte della Russia dell’indipendenza delle Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk.
Il
tono duro e risolutivo di Mosca, nelle ultime dichiarazioni, fa pensare
ad una decisione già presa e tutti iniziano a temere una “grande
guerra”. In realtà se questa ci sarà, il conflitto avverrà per volere di
Washington e non di Mosca.
E’ l’elite di potere di Washington che
insegue il sogno del dominio unilaterale sul mondo e che aborrisce il
formarsi di un potere continentale nell’Eurasia costituito dalla Russia e
dalla Cina. E’ sempre Washington che non tollera una possibile
saldatura fra la Germania e la Russia nei progetti di cooperazione
energetica, economica e politica ed ha fatto di tutto per interromperli.
L’Ucraina è il perfetto motivo di rottura dei rapporti fra la Germania e la Russia e gli Stati Uniti si giocano su questo la subordinazione completa della Germania (e dell’Europa) all’asse atlantico.
La
Russia non può tollerare l’occidente che sta inviando tonnellate di
armi all’Ucraina e tanto meno le basi militari della NATO installate in
quel paese con i missili puntati contro le città e le basi russe in
Crimea come nella stessa Russia, a pochi minuti di volo da Mosca.
Questo
è il fattore che determinerà la prossima mossa di Putin sulla
scacchiera. In questo spettacolo politico, mentre la propaganda
occidentale continua a martellare sul presunto piano di invasione russa
dell’Ucraina, non resta che l’ultimo atto, quello che non arriva mai e
che crea l’attesa, la tensione. In realtà è Vladimir Putin che conduce il gioco e, dopo aver ricevuto un rifiuto scritto dall’Occidente di accettare le sue richieste chiave, possiamo
prevedere che Mosca avvierà il processo di riconoscimento della
sovranità statale delle repubbliche ribelli del Donbass e con quello
garantisce la loro “sicurezza e integrità territoriale”.
Questa decisione avviene dopo che Mosca ha preso atto della volontà degli USA e della NATO di continuare con la politica aggressiva vicino alle frontiere russe oltre che al rigetto delle sue richieste chiave, fatto con una tattica dilatoria che Putin non è disposto più ad accettare. Sarà Putin a decretare la fine del gioco con tutte le sue conseguenze. Si può prevedere una ondata di reazioni isteriche da parte dell’Occidente e queste saaranno accompagnate da altre pesanti sanzioni già preannunciate, le più pesanti fra quelle elencate, oltre a una mobilitazione di truppe NATO e moniti contro la Russia che verranno lanciati da Washington, da Londra e da Bruxelles. La Russia risponderà a sua volta con altrettante contromisure e il blocco Russia-Cina-Iran diventerà sempre più saldo per contrastare l’aggressività degli USA e della NATO. L’effetto diretto sarà la morte ufficiale e definitiva degli accordi di Minsk a cui Kiev non aveva mai voluto adempiere.
La fine di questi accordi, sebbene occultata da una finta reazione indignata e di condanna dell’Occidente, sarà salutata come il minor male, meglio questo che una guerra in Europa. La responsabilità di Kiev e dell’Occidente verrà nascosta e tutte le colpe saranno gettate sulla Russia.
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