Come ho già riportato innumerevoli volte nei miei scritti considero i fanatici, indottrinati sostenitori del vaccino mRNA tra la popolazione comune (esclusi quelli che lo fanno per interesse) alla pari di lobotomizzati, che stanno procedendo verso la modalità zombie. Sono in parte dei morti che camminano, sia nel senso che hanno introdotto nel loro organismo delle sostanze tossiche che potrebbero minare la loro salute nel medio e lungo termine, sia nel senso che hanno cessato di manifestare quella residua capacità di pensare criticamente e autonomamente. omologandosi alla narrativa mainstream. Da cittadini sono da tempo divenuti sudditi che assimilano la narrazione mediatica prevalente, che è tale perché lautamente sponsorizzata con centinaia di milioni di euro dal governo e da Big Pharma. Una narrazione a cui, francamente, non crederebbe più nemmeno un alcolista cronico o uno strafatto di allucinogeni, ma tale popolazione zombificata ha raggiunto il delirio senza ricorrere a sostanze artificiali, in maniera endogena.
Claudio
“Sono tanto convinto di essere nel giusto che se voi aveste il potere di ammazzarmi due volte, e per due volte io potessi rinascere, vivrei di nuovo per fare esattamente ciò che ho fatto finora”
– Bartolomeo Vanzetti – 1927
di Ivana Suerra, ComeDonChisciotte.org
Qualche giorno fa – il 9 di novembre – Carlo Sibilia, Sottosegretario di Stato al Ministero dell’Interno ha annunciato, con asserito rammarico, che: “Da domani 10 novembre saranno vietati i cortei, e questo vale per tutte le manifestazioni non solo per quelle no vax.”
Difettando palesemente i motivi di sicurezza o pubblica incolumità cui
appellarsi per intervenire autonomamente, i Sindaci hanno esultato in
coro, ringraziando il Viminale per averli tolti dall’empasse.
In fondo, ritenere che delle proteste pacifiche non possano essere
limitate arbitrariamente dal Governo suona come un concetto piuttosto
anacronistico: nell’anno del Signore 2021 ci si ostina ancora a
salvaguardare questa Costituzione così rigida?
Il Viminale ha messo nero su bianco che: “Le
misure sanitarie (…) continuano a essere oggetto di frequenti
manifestazioni di protesta e di contestazione che si svolgono
sull’intero territorio nazionale.” Poi, con spiccata ironia, si è premurato di ricordare quanto sia imprescindibile la tutela di “altri diritti, pure garantiti, quali, in particolare, quelli attinenti allo svolgimento delle attività lavorative”. (1)
Improvvisamente, quel gruppetto sparuto di invasati, criminali, contagiosi, fascisti e schifosi no vax
cessa di essere invisibile. I dissenzienti vanno arginati. Pertanto,
viene impedito loro di manifestare nei centri cittadini, già miseramente
adibiti ad Outlet del Natale (da salvare per la seconda volta).
Allo stesso tempo, gli viene gentilmente concesso di protestare in
forma statica: fermi, distanziati, mascherati e possibilmente taciturni.
In alternativa, possono sfilare tranquillamente fuori città, lontano
dagli occhi già piuttosto indifferenti dei conformati.
Come se non
bastasse, notizie più recenti rivelano l’apertura di indagini
preliminari a carico di alcuni manifestanti per un ‘non reato’ – che
oggi scopriamo esistere sotto la forma di “atteggiamenti prevaricatori” – e per il quale ci si scomoda addirittura di eseguire delle perquisizioni alla ricerca di ‘non si capisce bene cosa’. (2)
Ciò nonostante, non sono assolutamente ravvisabili forme di
dispotismo…Lo Stato ci protegge e la scienza ci cura. Fine della
discussione!
Mentre il MinCulPop diffonde le sue veline,
con le quali impone di addebitare qualsiasi sorta di crisi sistemica ai
non vaccinati, i sudditi assimilano la narrazione. Una narrazione a cui,
francamente, non crederebbe più nemmeno un alcolista cronico ma che,
nella sua assurdità, si palesa drammaticamente prevedibile da parte di
coloro che la subiscono.
La veemenza repressiva aumenta di giorno in
giorno, cionondimeno le resistenze – di piazza o individuali – non si
fermano: la linea di confine è stata tracciata al grido di ꜞno pasaranꜝ
e, tanto più l’autoritarismo tenterà l’avanzata, tanto meno i
dissidenti saranno disposti ad accettare una resa. Anche laddove non
arrendersi comportasse, com’è plausibile, una sconfitta dolorosa.
Eppure, in questo faticoso scenario, è essenziale rimanere vigili, è indispensabile monitorare, specialmente, tutte quelle azioni che accentuano gli scontri, ivi incluse le recenti concitazioni olandesi…
Come al solito, pare che si stia assistendo al ripetersi della storia.
Accadeva l’11 novembre 1877: Adolph Fischer, August Spies, George Engel
e Albert Parsons, già condannati insieme ad altri per i fatti di Haymarket Square, venivano giustiziati pubblicamente.
Alle radici di quell’impiccagione vi era la rivolta dei lavoratori di
Chicago, i quali, nel maggio dell’anno precedente, avevano protestato in
massa per rivendicare il turno lavorativo di otto ore.
Solito frame:
proteste inascoltate, masse in tumulto, repressione violenta delle
forze dell’ordine e tensione talmente crescente da sfociare, il 4
maggio, nello scoppio di quella bomba in Haymarket Square che uccise un
agente di polizia.
Ecco concretizzato il pretesto per la repressione vera, ecco proclamato il via libera alla caccia al colpevole.
Peraltro, il bottino fu di facile conquista: Fischer, Spies, Engel e
Parsons, insieme a Luis Lingg, Samuel Fielden, Michael Schwab e Oscar
Neebe, per il solo fatto di aver arringato la folla in
qualità di esponenti del movimento anarchico/sindacale/operaio che
sorreggeva la protesta, furono accusati di cospirazione e dell’omicidio
del poliziotto.
Al banco degli imputati sedevano non i
sospettati, bensì il dissenso, lo spirito di ribellione e lo sdegno
verso le istituzioni dispotiche ma, come è noto, i processi ideologici
hanno sempre molta fortuna. Verdetto di colpevolezza per tutti gli
imputati con irrogazione della pena di morte per sette di loro,
nonostante l’insufficienza di prove poste a sostegno della pronuncia
(come avrà modo di constatare il Governatore dell’Illinois qualche anno
dopo).
La storia si ricorderà dei fatti di Chicago per via
dell’istituzione del primo maggio, la festa del lavoro, ma si
dimenticherà agevolmente delle figure dei sette condannati a morte, ivi
inclusa quella di George Engel…soprattutto quella di George Engel, colui
che – per dirne una – nemmeno si trovava in Haymarket Square al momento
dello scoppio dell’ordigno e, altresì, colui che rifiutò di implorare
clemenza al Governatore dell’Illinois affinché questi commutasse la pena
capitale lui inflitta.
Lo stesso Engel scrisse, personalmente, una
lettera al Governatore Oglesby in cui esprimeva le ragioni del proprio
rifiuto. Queste le sue parole:
“Io, George Engel, cittadino degli Stati Uniti d’America e di Chicago, e condannato a morte, apprendo che migliaia di cittadini vi hanno indirizzato una petizione, in qualità di massima autorità dello Stato dell’Illinois, per chiedervi di commutare la mia pena di morte in reclusione.
Io protesto con forza contro ciò per il seguente motivo: non sono consapevole di aver violato alcuna legge di questo paese. Nutrendo un salda fiducia nella costituzione che i fondatori di questa Repubblica hanno lasciato in eredità a questo popolo e che è rimasta inalterata, ho esercitato il diritto di parola, di libera stampa, di libero pensiero e libera riunione, così come garantito dalla costituzione, e ho criticato l’attuale condizione della società aiutando i miei concittadini con i miei consigli, e l’ho fatto considerandolo un diritto di ogni onesto cittadino. Nel corso dei 15 anni durante i quali ho vissuto in questo paese ho avuto esperienze con l’elezione e l’amministrazione dei nostri funzionari pubblici, i quali sono diventati totalmente corrotti, che mi hanno portato a sradicare tutte le mie convinzioni sull’esistenza di uguali diritti fra ricchi e poveri, inoltre, il modo di agire di pubblici ufficiali, poliziotti e militari hanno prodotto in me il fermo convincimento che questo sistema non possa durare a lungo. Alla luce di questa esperienza ho insegnato e consigliato. Io ho fatto tutto ciò in buona fede e secondo i diritti garantiti dalla costituzione e nella consapevolezza di non avere alcuna colpa nei confronti del potere che mi può uccidere ma non mi può punire legalmente. Io protesto contro la commutazione della mia pena e domando quindi libertà o morte. Rinuncio a qualsiasi forma di clemenza.” (3)
Era, curiosamente, il 9 novembre del 1877.
Ora come allora, i dissidenti vengono condannati ad una morte ingiusta. Gli Engel di oggi sono coloro che non accettano più di sottostare a regole autoritarie provenienti da indegne Autorità: manifestano apertamente per rivendicare i loro diritti e hanno il volto dei lavoratori sospesi, hanno il volto di un operaio metalmeccanico specializzato che, stufo di dover dimostrare l’ovvio, ha smesso di comprarsi – al costo di un setto nasale stuprato – un turno in fabbrica per 48 ore. Quandanche ciò gli comportasse un suicidio economico, il suo intento di “mettere in crisi le aziende pubbliche e private per riportare la scelta nelle mani dei lavoratori” (4) dimostra, ancora una volta, che i veri condannati a morire sono gli altri: quelli che accettano pavidamente qualsiasi condizione gli venga imposta.
di Ivana Suerra, ComeDonChisciotte.org
NOTE:
(1) Direttiva del Ministero dell’Interno recante indicazioni sullo svolgimento di manifestazioni di protesta contro le misure sanitarie in atto, 10 novembre 2021;
(3)http://www.chicagohistoryresources.org/hadc/manuscripts/m04/M04P010.htm ;
(4) A Pasquale ed altri audaci.
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