Washington blocca la vendita di una raffineria, non negli USA ma in Italia
La storica testata finanziaria londinese spiega che la cessione sarebbe stata fermata in seguito alle preoccupazioni espresse dagli Stati Uniti circa il potenziale acquirente e di conseguenza il governo italiano avrebbe chiesto più tempo alle aziende coinvolte per analizzare l’accordo. Un’ingerenza quantomeno curiosa, visto che sull’acquisizione di Lukoil stava trattando (prima dell’accordo raggiunto con G.O.I. Energy) anche un gruppo statunitense, l’American Crossbridge Energy Partners. Nello specifico, gli Stati Uniti avrebbero chiesto all’Italia di assicurarsi che alle spalle dell’acquirente cipriota non ci fosse in realtà il Cremlino. Accuse prontamente rigettate dall’azienda, che ha dichiarato: «gli investitori di G.O.I. Energy sono esclusivamente ciprioti, greci e israeliani».
Nell’ambito della transazione con Lukoil, G.O.I. Energy aveva concordato accordi esclusivi di fornitura a lungo termine con Trafigura, una delle multinazionali più attive nel commercio di petrolio e derivati. «Gli accordi garantiranno una fornitura sicura di petrolio alla raffineria e un’offerta garantita di prodotti raffinati, oltre a sostenere il fabbisogno di capitale circolante della raffineria», recitava il comunicato dell’azienda, che aveva poi aggiunto: «Il nuovo proprietario manterrà i posti di lavoro e garantirà condizioni di salute e sicurezza». Nei prossimi giorni, il governo Meloni dovrebbe sciogliere la riserva, mettendo la parola fine all’ennesima ingerenza statunitense in Italia.
[di Salvatore Toscano]
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