“La Verità” passa ad Antonio Angelucci, il signore della sanità privata
Antonio Angelucci, re delle cliniche private, editore, deputato, immobiliarista, condannato in primo grado per falso e tentata truffa e sotto inchiesta per tentata corruzione, sta per acquistare da Maurizio Belpietro la proprietà del quotidiano “La Verità”. La notizia circola da tempo ma negli ultimi giorni sono giunte importanti conferme. Sul piatto un accordo da 15 milioni di Euro e un contratto che consentirà a Belpietro di continuare a dirigere il giornale per altri dieci anni. Per Angelucci, già proprietario di Libero e Il Tempo questa operazione rappresenta il penultimo tassello per ottenere il completo controllo della galassia di testate riconducibili al centro-destra italiano. L’ultimo sarebbe invece l’acquisizione de Il Giornale dalla famiglia Berlusconi, altra trattativa che va avanti da tempo e data più volte come quasi conclusa, ma ancora non annunciata.
Ma facciamo un passo indietro. Antonio Angelucci è uno degli uomini più potenti dell’universo politico, editoriale e imprenditoriale italiano: amico di lungo corso di grandi leader di partito come Gianfranco Fini e Massimo D’Alema, nonché del banchiera Cesare Geronzi, Angelucci è proprietario della holding Tosinvest (controllata da una società che ha sede in Lussemburgo), cui fa capo la società Tosinvest Sanità, che gestisce una lunga serie di ospedali, centri di riabilitazione, case di cura e poliambulatori nel centro-sud dello stivale. Con il gruppo San Raffaele, Angelucci controlla infatti 24 strutture tra Lazio e Puglia. Al contempo, Angelucci è anche immobiliarista: con la sua Due A Srl ha svolto numerosi progetti nel nord-est di Roma, allungando lo sguardo anche verso altri quadranti della Capitale.
In questa biografia, rappresentativa di un coacervo di affari, relazioni di livello e grande influenza mediatica, non poteva ovviamente mancare un lunghissimo capitolo politico, apertosi nel 2008 e tuttora in corso. Angelucci ha infatti ricoperto la carica di deputato per ben quattro legislature, dapprima nelle file di Forza Italia e del Popolo delle Libertà, poi in quelle della Lega di Matteo Salvini, con cui è risultato eletto nella tornata dello scorso settembre. Interessante è rilevare come, nelle legislature 2008-2013 e 2013-2018, Angelucci sia risultato il deputato più assenteista in assoluto, in entrambi i casi con oltre il 99,50% di assenze, mentre al momento detiene lo scettro di deputato più ricco dell’arco parlamentare.
La storia di Angelucci è però anche quella di un celebre imputato. Nel 2019, dopo un lungo processo, è stato assolto insieme al figlio Gianpaolo dal Tribunale di Roma dall’accusa di aver ottenuto la liquidazione indebita, tra il 2003 e il 2010, di 163 milioni di euro tramite presunte false diagnosi d’ingresso e certificazioni di prestazioni sanitarie non autorizzate, grazie al supporto di vertici della Tosinvest, dei dirigenti del San Raffaele di Velletri, di alcuni primari e di Dirigenti della Regione Lazio e dell’Asl. Di segno opposto invece una sentenza riferita a un caso legato alla sua attività di editore: nel 2017, Angelucci è stato infatti condannato ad un anno e quattro mesi per falso e tentata truffa in un processo incentrato contributi pubblici percepiti tra il 2006 e il 2007 per i quotidiani “Libero” e il “Riformista” (poi ceduto dall’imprenditore). Nel 2013, la Guardia di Finanza aveva infatti eseguito un sequestro preventivo di 20 milioni nei confronti delle società “Editoriale Libero” e “Edizioni Riformiste” che, secondo l’accusa, avrebbero dichiarato di appartenere ad editori differenti al fine di aggirare il divieto di richiedere contributi pubblici per più di una testata da parte del medesimo editore. Angelucci è inoltre indagato per tentata corruzione (il pm ha chiesto il rinvio a giudizio) per aver offerto nel 2017 ad Alessio D’Amato – ai tempi responsabile della ‘cabina di regia’ del servizio sanitario regionale, poi divenuto assessore Pd alla sanità del Lazio – 250mila euro per far riconoscere alla sua clinica San Raffaele di Velletri i crediti vantati nei confronti della Regione.
Come ricordato, il rampante deputato-imprenditore è parallelamente proprietario delle testate giornalistiche Libero e Il Tempo, punto di riferimento di una larga fetta di destra italiana, sia a livello partitico che di opinione pubblica. Ma, evidentemente non ancora soddisfatto, in queste settimane Angelucci sta lavorando alacremente al fine di rilevare dalla famiglia Berlusconi la quota di maggioranza de Il Giornale. E ora, per chiudere il cerchio, si appresta a mettere le mani sul quotidiano La Verità, giornale diretto da Belpietro, azionista di maggioranza de “La Verità Srl” da cui è controllato. Un giornale che, fino ad oggi formalmente svincolato da logiche di dipendenza politica, era di fatto rimasto l’unico tra quelli rappresentativi delle istanze della destra italiana a poter godere di un certo margine di autonomia (come ben dimostrato dalla narrazione “politicamente scorretta” sulla pandemia). Ma che tra poco cadrà nelle strette e mortifere maglie dell’editoria impura, compromessa con il mondo degli affari e contigua alle frange più potenti della “politica politicante”. Di cui Angelucci è forse il massimo interprete.
[di Stefano Baudino]
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