Il vertice a Mosca fra Xi Jinping e Putin fa suonare la “campana a morto” per l’Impero Americano
di Luciano Lago
I
peggiori incubi della elite di potere statunitense si stanno avverando
con l’incontro a Mosca fra i due leader, il cinese Xi Jinping e il russo
Vladimir Putin.
Non a caso la cricca anglosassone guarda con ansia
ai prossimi negoziati che si stanno svolgendo a Mosca. A tutti gli
effetti, quali che siano le dichiarazioni di prammatica, sembra assodato
che Mosca e Pechino hanno deciso di unire le forze per seppellire
l’egemonia americana.
Oggi la Cina supera la capacità produttiva
combinata degli Stati Uniti e dei suoi alleati europei e, allo stesso
modo, la Russia è diventata il più grande stato mondiale dotato di armi
nucleari, superando gli Stati Uniti sia per numero che per qualità di
armi strategiche.
La polveriera che sta segnando il
punto di inflessione della situazione internazionale è quella del
conflitto in Ucraina dove, contrariamente alle affermazioni della
propaganda americana e occidentale, è stata Washington a dare fuoco alle
polveri istigando il conflitto che era già in corso dal 2014, dopo il
colpo di stato di Maidan, con l’aggressione del governo ucraino contro
la gente del Donbass russofono che ha determinato poi l’intervento russo
con l’operazione militare speciale.
L’allargamento della
NATO verso le frontiere russe si è svolto contemporaneamente al processo
di accerchiamento della Cina nell’Indo Pacifico da parte degli
anglo-statunitensi che hanno mobilitato tutte le loro forze e le loro
basi militari per istigare Taiwan alla secessione e gli altri paesi
dell’area alla ostilità contro Pechino.
Il parallelismo fra
la situazione dell’Ucraina e quella di Taiwan è sembrato evidente quando
Pechino, rispondendo alle minacce USA per eventuale invio di armi alla
Russia, ha rinfacciato a Washington l’invio di armi USA a Taiwan.
La
Cina ha compreso molto presto che, una eventuale vittoria della NATO in
Ucraina avrebbe lasciato agli anglosassoni le mani libere per suscitare
un conflitto con la Cina con il pretesto di Taiwan.
Xi
Jinping, con il vertice a Mosca con l”amico fraterno”Putin, ha rotto gli
indugi e sta affiancando la Russia nella sua lotta esistenziale contro
l’occidente collettivo a guida USA.
Nella visione americana è
venuto in mente soltanto adesso che la Russia non può essere sconfitta
in Ucraina. La questione si dibatte negli Stati Uniti ed è oggetto di
polemica al Congresso fra i guerrafondai neocon e l’ala più realista del
partito Repubblicano.
Le idee sulla vittoria sulla Russia in una
guerra per procura nelle condizioni di “sanzioni dall’inferno” si sono
rivelate deliranti. Guarda caso adesso sono le banche americane che
stanno fallendo, sono le economie europee che sono minacciate dalla
stagnazione.
L’oligarchia globalista anglosassone che guidava
il gioco si è ficcata da sola in un vicolo cieco, vittima delle sue
manie paranoiche
Il tentativo di intensificare le
provocazioni sotto i confini russi, vedi il volo del drone MQ-9 Reaper
inabissatosi davanti alle coste della Crimea o i voli sul Baltico dei
bombardieri strategici B-52H, hanno suscitato la reazione di Mosca che
ha avvertito che qualsiasi attacco deliberato a un aereo russo nello
spazio aereo neutrale sarebbe interpretato come “un’aperta dichiarazione
di guerra contro la più grande potenza nucleare”.
Se gli Stati Uniti
stavano pianificando l’incidente del drone per testare la reazione
della Russia, quest’ultima ha dato una risposta inequivocabile. E tutto
questo è avvenuto direttamente alla vigilia della visita del presidente
Xi Jinping.
Da allora, Biden ha reagito applaudendo il mandato della
Corte penale internazionale per l’arresto di Putin, dicendo che “è
giustificato e rappresenta un argomento molto forte”. Si dimentica Biden
che proprio Washington aveva a suo tempo ammonito che Washington non
solo non riconosce la giurisdizione della CPI, ma che se un cittadino
statunitense viene arrestato o portato davanti alla CPI, Washington si
riserva il diritto di usare la forza militare per salvare il detenuto.
In
realtà l’incriminazione di Putin ed il mandato di arresto alla vigilia
dell’incontro con il premier cinese a Mosca sono un atto di disperazione
di Washington che non sa come ostacolare il processo in corso di
consolidamento dell’asse Mosca-Pechino. Di certo non
sarà un atto propagandistico della CPI, suggerito dalla Gran Bretagna ai
giudici della Corte, a bloccare questo processo.
Apparentemente,
la cabala anglosassone sta impazzendo all’idea che la Cina possa
inventare un’altra sorpresa, come ha fatto nella sua mediazione del
recente accordo saudita-iraniano.
Pechino ha già pubblicato un piano
di pace per l’Ucraina, un’agenda in 12 punti per una “soluzione politica
della crisi ucraina” che si trova sulla scrivania di Zelensky a Kiev,
sebbene l’Occidente abbia assiduamente scelto di ignorare l’iniziativa e
ordinato all’ex comico di non considerarlo neppure.
Le
maschere sono cadute e si è capito chi vuole la prosecuzione del
conflitto ad ogni costo: Biden e la sua cricca di potere. L’obiettivo
della elite anglosassone era ed è quello di distruggere la Russia e
provocare un cambio di regime al Cremlino, ormai lo affermano
pubblicamente.
La situazione potrebbe sfuggirgli di
mano quando l’oligarchia dominante si renderà conto che la loro agenda
globale è finita e le popolazioni dei loro stessi paesi si rivolteranno
contro, come inizia ad accadere in Francia ed altrove.
Quello
che accadrà è inevitabile, e la fine del mondo unipolare e del dominio
degli Stati Uniti è dietro l’angolo e sarà accelerata dal processo in
corso che vede un blocco costituitosi fra i paesi che si oppongono alla
egemonia americana e occidentale e che si riunisce attorno alla Cina ed
alla Russia nelle associazioni come i BRICS e l’accordo do Shangai.
Quello
che ci sarà dopo sarà diverso e certamente migliore di un mondo
dominato da un’ unica potenza che vuole determinare le sue regole per
tutti ed imporre possibilmente una ideologia transumana e diabolica ai
popoli che vantano una propria cultura ed un’antica civiltà.
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