Aboliamo l’esproprio per pubblica utilità: è una rapina istituzionalizzata!
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di ALESSANDRO FUSILLO. avvocato presidente Movimento Libertario
Il governo Draghi, che in teoria dovrebbe essere in carica solo per il disbrigo degli affari correnti, ha pensato di lasciare agli italiani un pacco avvelenato. Si tratta del famigerato “decreto aiuti”. Ovviamente la forma utilizzata è quella de decreto-legge visto che qualsiasi cosa salti in mente al primo ministro è per definizione tanto urgente da non doversi sottomettere ad una discussione ed al voto del parlamento. D’altro canto, che il parlamento non conti nulla è cosa ormai risaputa. Chi sia il beneficiario degli aiuti è chiaro da subito, non sono i cittadini italiani, ma sono le grandi e grandissime aziende, amiche del signor Draghi che vengono arruolate nella realizzazione dei piani distopici del banchiere, o vile affarista, come fu definito dal presidente emerito della repubblica Francesco Cossiga. Gli aiuti vanno, quindi, agli amici degli amici in armonia con le consolidate modalità di funzionamento delle patrie istituzioni.
In particolare, ciò che cerchiamo di analizzare con questo articolo è l’art. 32 del “decreto aiuti”. Si prevede che con un ennesimo dpcm si potranno individuare aree di interesse strategico nazionale – da notare la reboante retorica fascista che trasuda dalla terminologia del decreto – per la realizzazione di una serie di interventi che stanno particolarmente a cuore all’affarista nella realizzazione delle magnifiche sorti e progressive della repubblica italica. Dovrà trattarsi di investimenti pubblici o privati per almeno 400 milioni di euro nei seguenti settori: – microelettronica e semiconduttori, – batterie, – supercalcolo e calcolo ad alte prestazioni, – cibersicurezza, – internet delle cose (internet of things), – manifattura a bassa emissione di anidride carbonica e connessi veicoli autonomi e a basse emissioni, – sanità digitale e intelligente, – idrogeno.
L’individuazione dell’area equivale a una dichiarazione di pubblica utilità, indifferibilità e urgenza delle opere necessarie ai fini dell’esproprio e consente, quindi, di saltare un passaggio nella procedura che porta alla sottrazione di beni privati da parte della repubblica italiana. È una modalità di comportamento che conosciamo bene dai film sulla mafia. Il Don Corleone di turno, invaghitosi dell’azienda di un suo confinante, gli fa capire che è meglio trasferirgliela volontariamente, al prezzo, s’intende, deciso da Don Corleone. È una proposta, naturalmente, e di quelle che non si possono rifiutare. Allo stesso modo procederà il presidente del consiglio grazie all’art. 32 del “decreto aiuti agli amici degli amici”. Non solo, il dpcm sarà sufficiente per costituire servitù volontarie o coattive connesse alla costruzione e gestione delle meravigliose opere previste dal decreto-legge, fatto salvo, bontà loro, il pagamento di un’indennità per la servitù e per l’apposizione del vincolo espropriativo. Ad esempio, se una determinata area viene individuata dal Führer degli italiani, pardon, dal presidente del consiglio dei ministri, come particolarmente vocata per costruirci uno stabilimento di fabbricazione di robot sanitari, intelligenti si intende, non dementi come gli operatori sanitari in carne ed ossa che si stanno facendo prendere in giro dal governo dal febbraio 2020 in poi, allora l’azienda, anche privata, che costruirà questa meraviglia della tecnologia potrà a suo piacimento espropriare terreni, fondi, case, passarci sopra con camion e ruspe salvo il pagamento di un’indennità che resterà affidata alla buona volontà del malcapitato proprietario e all’abilità dei suoi avvocati, ovviamente dopo almeno dieci anni di cause.
Ma l’affarista padre della patria teme che i soggetti che si occuperanno di questi fantastici ed avveniristici progetti non siano sufficientemente rapidi e, soprattutto, che possano essere fermati da cose sciocche e tutto sommato assai fastidiose come le leggi. Pertanto, si prevede che ad approvare tutto sia nominato un Commissario. Da notare il fascino quasi magnetico che esercita sul governo italiano questo nome che riporta la repubblica a quello che ormai è il suo grande modello, l’Unione Sovietica, dove c’era un tripudio di commissari. Il buon commissario approverà tutto, ovviamente incassando un pingue stipendio ad opera dei malcapitati cittadini, anche degli espropriati, e potrà procedere in deroga ad ogni disposizione di legge fatta eccezione per le leggi penali (bontà loro, il commissario non potrà sparare ai proprietari renitenti), per i principi generali dell’ordinamento (cioè qualche formuletta inventata dal magistrato di turno), per le disposizioni antimafia e le leggi in materia di misure di prevenzione nonché per i vincoli europei. Di tutto il resto, ad esempio del diritto privato, potrà disinteressarsi bellamente. Vengono, poi, stabiliti termini particolarmente brevi affinché i fantastici progetti che l’ex banchiere della Goldman Sachs ha voluto lasciare come eredità malefica ai malcapitati cittadini italiani possano essere realizzati in tempi brevissimi. Non sia mai che un’esigenza impellente come l’internet of things o i veicoli a guida autonoma debbano espettare in un paese in cui crollano ponti e strade e dove molte città non hanno una rete fognaria degna di questo nome, senza considerare i reparti di terapia intensiva, perennemente al collasso, probabilmente, dobbiamo concludere, perché gestiti da sanitari non digitali e, pertanto, intrinsecamente privi di intelligenza.
Il problema è il consueto, quello di consentire che l’organizzazione collettiva coercitiva che va sotto il nome di “stato” (o “situazione delle situazioni” secondo la felice formula di Bruno Leoni) possa violare il diritto di proprietà privata che è la base e il fondamento di tutte le libertà civili. Ecco un bel compitino per le forze antisistema che sgomitano per assicurarsi una cadrega alla camera o al senato. Potrebbero impegnarsi, depositando naturalmente presso un notaio una lettera di dimissioni da inviare ai presidenti dei rispettivi rami del parlamento in caso di inadempimento entro sessanta giorni dalla loro elezione laddove facciano parte della maggioranza di governo, non solo ad abrogare se convertito o a lasciar decadere il “decreto aiuti”, ma ad avviare un procedimento di modifica della costituzione che abroghi una volta per tutte l’infame art. 42 della costituzione sostituendolo con questo testo:
- “Ciascuno è proprietario di sé stesso e del prodotto del proprio lavoro. La proprietà privata del corpo e dei beni è inviolabile. È vietata qualsiasi forma di esproprio, confisca, requisizione, qualunque ne sia la ragione. Il trasferimento della proprietà può avvenire solo in forza di contratti o di disposizioni di ultima volontà.”
Fino a che si riconoscerà allo stato il potere di sottrarre ai cittadini i loro beni per la realizzazione di progetti ritenuti meritevoli dalle persone che di volta in volta detengono il potere non vivremo in un paese libero ma saremo le possibili vittime del tiranno di turno. È opportuno che di ciò si rendano conto tutti quelli che vanno favoleggiando di beni pubblici, interessi comuni ed altre simili fandonie. Il bene comune non esiste e coincide, nella sua pratica realizzazione, con i desideri della casta dominante.
Illudersi che sostituire la casta in carica con un’altra, fatta di brave persone, possa risolvere il problema significa non rendersi conto che il vizio sta nella facoltà riconosciuta ai governanti di derubare i cittadini dei loro beni facendo pagare l’indennizzo (scarso o ricco che sia) a tutti gli altri.
L’esproprio è una rapina legalizzata e va abolito immediatamente. L’unico principio sul quale potrà reggersi un ordinamento giusto e rispettoso delle libertà di tutti è la proprietà privata.
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