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Lo scopo primario della vita è semplicemente di sperimentare l'amore in tutte le sue molteplici modalità di manifestazione e di evolverci spiritualmente come individui e collettivamente (È “l'Amor che move il sole e le altre stelle”, scriveva Dante Alighieri, "un'unica Forza unisce infiniti mondi e li rende vivi", scriveva Giordano Bruno. )

La leadership politica occidentale è talmente poco dotata intellettualmente, culturalmente e spiritualmente, priva di qualsiasi perspicacia e lungimiranza, che finirà per portarci alla rovina, ponendo fine alla nostra civiltà. Claudio Martinotti Doria

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Patriă Montisferrati

Patriă Montisferrati
Cliccando sullo stemma del Monferrato potrete seguire su Casale News la rubrica di Storia Locale "Patriă Montisferrati", curata da Claudio Martinotti Doria in collaborazione con Manfredi Lanza, discendente aleramico del marchesi del Vasto - Busca - Lancia, principi di Trabia

Come valorizzare il Monferrato Storico

La Storia, così come il territorio e le sue genti che l’hanno vissuta e ne sono spesso ignoti ed anonimi protagonisti, meritano il massimo rispetto, occorre pertanto accostarsi ad essa con umiltà e desiderio di apprendere e servire. In questo caso si tratta di servire il Monferrato, come priorità rispetto a qualsiasi altra istanza (personale o di campanile), riconoscendo il valore di chi ci ha preceduti e di coloro che hanno contribuito a valorizzarlo, coinvolgendo senza preclusioni tutte le comunità insediate sul territorio del Monferrato Storico, affinché ognuna faccia la sua parte con una visione d’insieme ed un’unica coesa identità storico-culturale condivisa. Se ci si limita a piccole porzioni del Monferrato, per quanto significative, si è perdenti e dispersivi in partenza.

Sarà un percorso lungo e lento ma è l’unico percorribile se si vuole agire veramente per favorire il Monferrato Storico e proporlo con successo come un’unica entità territoriale turistico culturale ed economica …

Le organizzazioni criminali più potenti si sono elevate al livello dello Stato, come delle multinazionali di stampo mafioso

Global Mafia – Libera Piemonte

Le mafie nuotano come pesci nel mare del capitalismo globale

Le organizzazioni criminali si configurano come un sistema di violenza finalizzato all’acquisizione di posizioni di potere e all’accumulazione del capitale utile per rafforzare ed espandere le posizioni già acquisite. La rete sociale in cui la mafia è inserita ed in cui opera è vasta: le relazioni tessute dalle organizzazioni criminali fanno sì che siano in contatto diretto con professionisti, imprenditori, amministratori e politici, ma anche apparati di sicurezza interna e di Paesi stranieri. Questo contesto relazionale in cui opera la mafia determina la sua complessità e la sua evidente travalicazione da fenomeno prettamente criminale a fenomeno di carattere economico-politico nazionale e transnazionale. La forza del fenomeno mafioso è tale che – almeno in alcuni contesti storici – le organizzazioni criminali più potenti si sono elevate al livello dello Stato decidendo quando fare la guerra contro di esso e quando invece trattare. Il grande peso specifico della mafia sulla politica e sull’economia italiana determina evidenti storture democratiche e pesanti ripercussioni sul tessuto economico e sociale. Per quanto riguarda l’economia, le organizzazioni criminali mafiose hanno assunto l’aspetto di grandi imprese, come multinazionali che hanno diversificato in maniera vastissima i loro mercati invadendo disparati settori dell’economia, alimentando una potente macchina che drena risorse dallo Stato e che acuisce la disuguaglianza di un sistema capitalista nel quale le organizzazioni criminali sono perfettamente inserite. La globalizzazione capitalista ha certamente aiutato le organizzazioni criminali ad ingrandirsi, creando le opportunità che una nuova frontiera in continua espansione offre, nella molteplicità di intrecci tra attività illegali e legali su una scala sempre più vasta.

Capitalismo di stampo mafioso

L’intenso intreccio tra sistema illegale e sistema legale è così fitto che risulta difficile poter districare in maniera chiara la matassa dell’economia mafiosa, risultando quindi ormai inscindibile dal sistema economico in sé e, addirittura, in grado di condizionarne le dinamiche. Si passa dalle attività illegali tipiche del fenomeno mafioso, quali estorsione, rapina, sequestro di persona, traffico di armi, contraffazione, contrabbando di merci, traffico di stupefacenti, sfruttamento della prostituzione, gioco d’azzardo, usura, frodi, abusivismo edilizio, tratta di esseri umani, ad attività legali-criminali (attività con finalità legale ma con proprietà mafiosa) come smaltimento dei rifiuti, appalti pubblici, attività ricettive e turistiche, commerciali, alimentari, logistiche, scommesse e gioco d’azzardo e attività finanziarie. Se il sistema capitalista ha fondato la sua ricchezza grazie all’accumulazione originaria per tramite della colonizzazione – interna ed esterna – e del depauperamento delle risorse, l’accumulazione capitalistica mafiosa originaria è stata ottenuta per tramite della violenza delle proprie attività illegali.

L’attività capitalista di stampo mafioso si è poi evoluta e integrata nel sistema economico capitalista generale, sfruttandone gli stessi principi predatori. Proprio come le grandi multinazionali, la criminalità organizzata agisce puntando a privatizzare il profitto e al tempo stesso socializzare le perdite, scaricando sulla società i costi ambientali e sociali delle proprie attività. Lo schema capitalistico mafioso è il seguente: accumulazione di risorse attraverso molteplici attività criminali; utilizzo di tali risorse per l’espansione di nuove attività illegali; riciclaggio di denaro; reinvestimento del denaro lavato nel sistema economico legale.

Secondo le stime dell’Istat, nel 2019 le attività illegali rappresentavano l’1,1 per cento del PIL italiano. Tuttavia, tale valore risulta essere fortemente sottostimato, dal momento che i dati includono solo una stima del valore commerciale di sostanze stupefacenti, dell’attività di prostituzione e del contrabbando di sigarette e di alcol mentre escludono molte altre tipologie di attività illegali. Secondo le elaborazioni di Transcrime, le tre attività illegali considerate dall’Istat rappresenterebbero circa la metà dei ricavi ottenuti dal complesso delle attività illegali. Dunque, il complesso delle attività criminali di stampo mafioso ammonterebbero a più del 2 per cento del PIL del Paese. Inoltre, i proventi dalle attività illegali non esauriscono il volume d’affari delle organizzazioni criminali mafiose. Come detto, l’infiltrazione nelle aziende viene utilizzata sia per riciclare il denaro sporco sia per generare ulteriore profitto, che sua volta può essere reinvestito in attività legali. Quantificare effettivamente il volume d’affari dell’impresa capitalistica mafiosa risulta particolarmente difficile data l’impossibilità di osservarne e misurarne con certezza l’estensione in quanto per definizione nascosto, anche quando inserito in ambito di economia legale.

«Le connessioni fra economia legale ed economia criminale creano squilibri, non sempre percepiti, poiché si mimetizzano dietro le inefficienze dei mercati, delle imprese e le carenze delle amministrazioni pubbliche». Come spiegato dalla Banca d’Italia, le mafie si sono indirizzate prevalentemente verso le province che erano caratterizzate da un PIL pro capite più elevato e da una maggiore dipendenza dell’economia locale dalla spesa pubblica e, quindi, verso territori con maggiori opportunità di investimento, di profitto e di estrazione di rendite. Anche il livello di corruzione della pubblica amministrazione è positivamente associato alla presenza mafiosa, indicando una maggiore vulnerabilità al potere corruttivo delle mafie.

I settori dell’economia mafiosa

I motivi per i quali la criminalità organizzata investe nelle aziende sono molteplici: riciclaggio, profitto, controllo del territorio e consenso sociale. L’azienda facente parte dell’economia legale serve infatti per riciclare il denaro sporco frutto delle attività illegali come anche per produrre un profitto già pulito, oltre che per rafforzare il controllo sul territorio in cui l’azienda opera oppure per ottenere consenso sociale da parte dei cittadini delle zone in cui l’organizzazione criminale insiste. Oltre alla forte presenza nei territori tradizionali di appartenenza (Cosa Nostra in Sicilia, ‘Ndrangheta in Calabria e Camorra in Campania) le organizzazioni criminali sono ormai presenti un po’ in tutta Italia. La maggior concentrazione di aziende mafiose si trova in territori a tradizionale presenza/attività delle organizzazioni mafiose e in settori caratterizzati da un basso grado di apertura verso l’estero, basso livello tecnologico, alta intensità di manodopera, imprese medio-piccole, forte deregolamentazione, alta specificità territoriale e alto coinvolgimento di risorse pubbliche e della Pubblica amministrazione.

I settori che meglio rispondono a tali caratteristiche sono quelli delle costruzioni, estrazioni e cave, alberghi e ristoranti. Esistono tuttavia delle specificità tra le varie organizzazioni criminali mafiose. Le aziende confiscate a Cosa Nostra, per la maggior parte in Sicilia, si concentrano nelle costruzioni; quelle della Camorra sono più diffuse sul territorio e spaziano da estrazioni e cave (cruciali sia per l’edilizia che per lo smaltimento illegale di rifiuti) a attività commerciali. Gli investimenti della ‘Ndrangheta, soprattutto nel settore della ristorazione, del commercio e delle costruzioni, dopo Reggio Calabria, si concentrano nelle province del nord Italia. Come detto, la gestione economico-finanziaria delle aziende mafiose risponde principalmente a obiettivi di riciclaggio e di occultamento delle attività criminali. Queste aziende, nonostante il metodo mafioso, appaiono in linea con il profitto generato dalle concorrenti legali del settore e addirittura, spesso, con andamento peggiore, per via di una gestione (anche volutamente) inefficiente. «In termini patrimoniali, l’ampia disponibilità di risorse da mercati illeciti consente di finanziare le aziende senza dover ricorrere all’indebitamento bancario, assente nella maggior parte dei casi analizzati. Prevalgono invece debiti commerciali verso terzi che potrebbero celare iniezioni di capitale di origine criminale. La forma giuridica più diffusa è la società a responsabilità limitata, ritenuta il miglior compromesso tra l’agilità di costituzione e gestione e le esigenze di occultamento dell’identità criminale (grazie alla frammentazione del capitale tra più soggetti diversi). A quest’ultimo obiettivo risponde anche l’utilizzo di prestanomi, scelti principalmente nella stretta cerchia famigliare e parentale, e l’utilizzo di strutture di controllo societario a partecipazioni incrociate (le “scatole cinesi”)».

Come spiegato da Transcrime, la distribuzione delle aziende confiscate in Italia tra il 1983 e il 2012 evidenzia quali siano i settori nei quali la mafia opera. Si tratta di dati ormai vecchi ma che rappresentano tutt’ora l’ultima stima disponibile. Spiccano, in particolare, il settore del commercio all’ingrosso e al dettaglio (29,4%) così come quello delle costruzioni (28,8%); più distanziato troviamo il settore ricettivo e ristorativo (alberghi e ristoranti, 10,5%), quello immobiliare (8,9%), quello agricolo (5,6%), il settore pubblico e dei servizi e sociali (5,3%), quello della logistica e della comunicazione (3,8%) e il settore manifatturiero (2,2%). Se invece consideriamo il tasso risultante dal rapporto tra aziende confiscate rispetto al numero di aziende registrate nel settore economico specifico, il settore che mostra i livelli maggiori di presenza mafiosa risulta essere quello delle cave, ovvero quello estrattivo, con un tasso di 45,16; seguono la sanità e l’assistenza sociale (5,31), le costruzioni (4,85), alberghi e ristoranti (4,07), fornitura di energia elettrica, gas e acqua (3,84), trasporti, magazzinaggio e comunicazioni (3,29), commercio all’ingrosso e al dettaglio e riparazione di autoveicoli e motocicli (2,90), servizi pubblici, sociali e personali (2,68), finanza (2,05), immobili, noleggio e informatica (1,81), agricoltura, caccia e pesca (1,18), manifattura (0,53). I settori che emergono rispondono a specifiche caratteristiche di alta intensità di manodopera (costruzioni o commercio al dettaglio); basso livello tecnologico (costruzioni o alberghi e ristoranti); alta specificità territoriale e distribuzione capillare sul territorio (attività immobiliari, commercio al dettaglio o settore alberghiero); rilevante presenza di risorse pubbliche (costruzioni e attività della filiera, estrazioni, sanità e altri servizi pubblici e sociali).

I beni maggiormente confiscati sono quelli immobili. Nelle regioni del Sud (ad eccezione della Puglia), esiste una maggiore propensione all’investimento in immobili come abitazioni, fabbricati, capannoni, locali e terreni; nel campo immobiliare, il Piemonte ha una quota di gran lunga inferiore alle altre regioni (meno del 20%) mentre Lombardia e Lazio si attestano attorno al 50%. Per quanto riguarda invece l’incidenza degli investimenti nelle aziende, Campania, Lombardia e Lazio sono le regioni più esposte con cifre che si attestano attorno al 10%. Delle 1742 aziende (tra proprietà e titoli societari) confiscate in Italia tra il 1983 e il 2012, il 39% è attribuibile a Cosa Nostra, il 23% alla Camorra e il 13% alla ‘Ndrangheta. Risultano invece minoritarie le altre organizzazioni criminali mentre per l’11% delle confische non è stato possibile attribuire un’affiliazione precisa.

Vi sono poi casi in cui si sono realizzate delle vere e proprie joint venture mafiose, come nel caso della KAPPA-LAMBDA HOLDING S.A., coinvolta nella gestione dei locali notturni sulla sponda lombarda del Lago di Garda, configurando un sodalizio economico-criminale sancito con la costituzione ad-hoc di uno schema di controllo societario che tenesse conto delle due teste coinvolte: Camorra e ‘Ndragheta. Al Centro Italia, le organizzazioni criminali si concentrato tutte nel Lazio e nella capitale. Al Nord la situazione è variegata. La presenza di Cosa Nostra è riscontrata soprattutto in alcune province liguri come anche nel senese, in Toscana, ma anche in Emilia-Romagna, specie a Bologna e, ovviamente, in Lombardia, in particolare Milano. La Camorra ha una forte presenza nelle province di Latina e di Roma come anche in quelle di Siena e di Perugia. Essa risulta radicata anche nella provincia di Bologna e in quella di Milano, come in quella di Novara e di Brescia. La ‘Ndrangheta è invece presente nella provincia di Arezzo e in quella di Bologna oltre che in varie province di Liguria, Piemonte e Lombardia con una fortissima concentrazione nella provincia di Milano e Lecco.

L’impresa criminale e la globalizzazione dei mercati (ovvero il capitalismo mafioso globalizzato)

Le organizzazioni criminali non si sono però fermate al nostro Paese ma si sono espanse, grazie anche al processo di globalizzazione, in tutta Europa ed anche oltre il Vecchio Continente. Uno degli effetti generati dal processo di globalizzazione dell’economia e della finanza è il parallelo globalizzarsi della domanda di beni e servizi illegali, come il traffico di stupefacenti e di armi; contestualmente, come avvenuto su scala nazionale, i proventi delle azioni criminali sono stati riciclati, riutilizzati e messi a profitto nell’economia legale globale.

La ‘Ndrangheta ha una presenza economica criminale concentrata in Germania, Spagna, Paesi Bassi, Canada, Australia e Colombia e sarebbe responsabile della gestione di quasi la metà del flusso mondiale di cocaina. Le sue attività di riciclaggio e di infiltrazione nell’economia legale si realizzano principalmente in Germania, Svizzera, Stati Uniti e Canada. La Camorra vede invece una maggiore concentrazione in Spagna, soprattutto per quanto riguarda le attività connesse al traffico di stupefacenti, mentre sul versante del contrabbando di sigarette e della contraffazione la presenza camorrista più forte si registra in Cina e nell’Europa orientale (Romania e Polonia in particolare). Cosa Nostra, per il traffico di droga, è presente in Colombia e in Venezuela mentre il riciclaggio e l’investimento dei proventi illeciti si dirigono principalmente verso la Germania, la Spagna, il Canada e paradisi fiscali quali Svizzera e Bahamas. Nel caso della criminalità pugliese, precedentemente non citata nell’analisi della presenza mafiosa su territorio nazionale, è evidente una particolare concentrazione soprattutto in Albania, Montenegro, Grecia, Ungheria e Romania. Ciò è dovuto soprattutto alle attività connesse all’importazione di sigarette di contrabbando e merci contraffatte, come anche al traffico di droghe, destinate poi ai mercati dell’Europa occidentale. Il riciclaggio e l’infiltrazione nell’economia legale sono invece prevalenti in Germania, Svizzera, Albania e Regno Unito.

Il capitalismo mafioso globalizzato si è potuto sviluppare grazie a intermediari che hanno facilitato l’apertura di canali finanziari nei vari continenti col fine di ripulire e mettere a profitto il denaro generato dal business criminale. La mafia si è quindi rivolta ad esperti finanziari i quali mettono a disposizione le loro capacità, il capitale sociale e politico acquisito e il sofisticato know-how utile per muoversi nei circuiti dell’economia capitalista globalizzata. Questi esperti dalle parcelle molto costose vengono chiamati “facilitatori”, ovvero il perno centrale di una rete affaristica che lega l’economia capitalista globale con quella capitalista mafiosa globale. La globalizzazione, oltre a permettere il riciclaggio del denaro su scala più vasta, e una moltitudine di possibilità di investimento nell’economia legale, per tramite dei paradisi fiscali permette anche l’elusione fiscale e l’occultamento del capitale.

L’inchiesta giornalistica del 2016 denominata Panama Papers ha svelato la portata di un sistema occulto generato grazie all’utilizzo di un solo studio legale: Mossack Fonseca, fondato nel 1977 a Panama dagli avvocati Jurgen Mossack, figlio di un nazista delle SS trasferitosi in centro America dopo la fine del secondo conflitto mondiale, e Ramon Fonseca, panamense ed ex studente della London School of Economics. Capi di Stato e di governo, leader politici e manager pubblici d’alto rango, dittatori, emiri e reali mediorientali, monarchi africani, stelle dello sport, mafiosi, narcotrafficanti, imprenditori, finanzieri, attori, show girls. Solamente Mossack Fonseca ha generato 214.000 società offshore, celate dietro trust o fiduciarie, sparse in una ventina di paradisi fiscali, per conto dei facoltosi e molti vari clienti dello studio. Isole Vergini britanniche, Panama, Bahamas, Seychelles, Niue, Samoa, Belize, ma anche Nevada, Delaware e Wyoming, negli Stati Uniti, sono i paradisi fiscali ove anche la mafia porta i propri capitali. Lo studio Mossack Fonseca non avrebbe però potuto fare tutto da solo: è qui che entrano in scena i facilitatori: banche, consulenti finanziari, avvocati, commercialisti e notai. Sarebbero coinvolte almeno 14.000 persone e più di 500 istituti di credito (comprese le filiali), responsabili della creazione diretta di 15.000 conti off-shore. Inoltre, oggigiorno, la tecnologia di un mondo che va sempre più digitalizzandosi favorisce il mantenimento e il rafforzamento dell’anonimato e della segretezza nella comunicazione così come nelle operazioni economiche. Sfruttando le capacità di esperti per mantenere le connessioni e gli scambi nell’ombra di un codice digitale, le organizzazioni criminali utilizzano Internet, piattaforme digitali e nuovi dispositivi con cui possono proseguire con il costante processo di diversificazione, al passo con i cambiamenti dell’economia capitalista globale.

[di Michele Manfrin]

7 commenti:

Rosolino ha detto...

Il crimine organizzato ha soprattutto tanta fede e preferenza politica per la destra Sionista capitalista ha colonizzato il mondo, in Oriente non conoscono libertà democrazia e giustizia

Rosolino ha detto...

La cospirazione contro gli Occidentali è porta avanti dal resto del mondo ad iniziare dal Medio Oriente da Gerusalemme capitale del terrorismo Internazionale

Rosolino ha detto...

Quando si parla di pirateria mafia e terrorismo è tutta un ideologia della teologia, le Religioni di Stato sono dall'Arca Alleati alla stirpe ibrida dall'Rh negativo del SERPENTE

Rosolino ha detto...

Gli Stati Religiosi e Nazioni Repubblicane sono al capo di tutto il crimine organizzato

Rosolino ha detto...

Gli stessi giornalisti non possono che votare per la destra Sionista cospirazionista

Rosolino ha detto...

Questa non è libera informazione è piena di manipolazione, Loggia Massonica degli Illuminati ha il controllo totale sia sul crimine da essi organizzato che su tutta l'informazione

Rosolino ha detto...

Arriverà il giorno che ucciderò qualcuno che mi aggredisce per mettermi a tacere