Di Claudio Martinotti Doria
Sta circolando in alcuni canali dell’informazione indipendente e libera on line una specie di meme/aforisma/motto che condensa l’atteggiamento di parecchie decine di migliaia di persone vittime della discriminazione distopica e dispotica verificatisi durante la psicopandemia: NON DIMENTICHEREMO, NON PERDONEREMO.
Credo che interpreti il sentimento di molti dei cosiddetti “risvegliati”, di coloro cioè che si sono accorti di vivere immersi in un oceano di menzogne, dove la verità la devi ricercare con un percorso individuale di acquisizione di consapevolezza, perché mai nessun media mainstream la riferirà, se non abbondantemente distorta, alterata, mistificata, irriconoscibile.
Personalmente preferisco ricorrere ad altri esempi e metafore, per distinguere tra “risvegliati” e addormentati o zombie (decerebrati), come vengono anche definiti gli ipocondriaci mascherati e i citrulli che ancora si abbeverano alla tv come unica loro fonte di informazioni. Preferisco distinguere tra coloro che hanno capito e coloro che non hanno capito (di essere stati manipolati e ingannati). Con riferimento particolare a quanto avvenuto negli ultimi anni, dalla psicopandemia attribuita a un virus inizialmente spacciato per “naturale” (mentre trattasi di arma biologica), alla guerra in Ucraina attribuita a Putin che all’improvviso per follia bellicista ha invaso il paese confinante (mentre la guerra è stata provocata dagli anglosassoni intensamente impegnati a tal proposito fin dal 2014).
In entrambi i casi abbiamo visto troppe persone dare il peggio di sé con autocompiacimento e accanimento.
Tornando alla distinzione sopra esposta, tra coloro che non hanno capito (di essere stati ingannati), occorre ulteriormente distinguere, tra coloro che non disponevano degli strumenti culturali per rendersene conto e quindi erano vittime predestinate dell’inganno, e coloro che gli strumenti li avevano per poter capire ma hanno preferito scegliere la strada più comoda, la più facile, far finta di nulla, non sapere e non capire e fidarsi della scelta compiuta dalla massa, dai genitori, dai parenti, dagli amici, per omologarsi, conformarsi, far parte del gregge, in taluni casi, divenendo pure complici del sistema di menzogne, contribuendo a diffonderle, accanendosi contro i dissidenti, per consolidare le proprie scelte e dissolvere eventuali dubbi.
Se ai primi si possono attribuire delle attenuanti, ai secondi spettano solo aggravanti, hanno cioè maggiori responsabilità, la loro scelta è stata ipocrita e dolosa, perché avevano la possibilità di capire e prendere una posizione contraria e critica ma hanno preferito uniformarsi, rinunciando alla loro libertà, offendendo la loro intelligenza, divenendo spesso carnefici al servizio del sistema autoritario e oppressivo, contribuendo al delirio collettivo.
Con questi ultimi non potrà esservi alcuna riappacificazione, hanno fatto una scelta scellerata ed è giusto che ne subiscano le conseguenze, che purtroppo per loro saranno anche di carattere sanitario, a causa degli effetti collaterali ormai evidenti e diffusissimi. Paradossalmente molti tra costoro sono “istruiti”, plurilaureati, ma in tal caso i loro titoli di studio non contano niente, della serie “è intelligente ma non si applica”, perché l’intelligenza se non viene applicata quando occorre diventa solo un orpello, una veste estetica di scarsa valenza intellettuale ed esistenziale.
Questa lacerazione che si è creata nella società italiana non credo possa essere sanata facilmente, certamente non in tempi brevi e neppure medi, anche a causa dell’aggravamento della situazione economica (anche questa indotta artificialmente) che avrà gravissime ripercussioni anche sul piano sociale, accentuando ancor più il divide et impera adottato da sempre dal sistema di potere.
Le strade si sono separate e non so quando s’incroceranno nuovamente. Vedremo dove queste strade porteranno, del resto banalmente è risaputo che “l’albero si riconosce dai frutti”, ma non facendomi alcuna illusione, sono convinto che alcuni non sapranno e non vorranno riconoscerli neppure di fronte all’evidenza, negheranno fino alla fine di aver sbagliato e di essere stati ignavi e pusillanimi, superficiali e vili.
La responsabilità è sempre individuale, così come l’evoluzione, è una legge naturale e universale, vale sia a livello materiale che spirituale, non ci si può difendere ricorrendo all’abusato “così fan tutti”, oppure “obbedivo agli ordini ricevuti”, giustificandosi dietro l’alibi della paura. Tutti abbiamo avuto paura, ma non tutti si sono comportati allo stesso modo, non tutti hanno abiurato i propri valori e rinunciato alla propria libertà, avvilendo o rinnegando la propria umanità. Non siamo tutti uguali, niente affatto, ed è proprio nei momenti di difficoltà che emerge quanto siamo diversi uno dall’altro, pur avendo tutti paura alcuni si comportano con coraggio e dignità e molti altri con viltà e servilismo, col sostegno della moltitudine, forti coi deboli e deboli coi forti. Se avessero ancora un barlume di coscienza, forse potrebbero vergognarsi e redimersi, forse.
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