Guerra, tecnologia e le tre leggi della robotica
di ROBERTO ZAMBRINI
Giudico molto pericoloso l’utilizzo dei robots ad uso bellico. Non solo per la pericolosità del loro armamento, non solo per le loro capacità di movimento, precisione, obbedienza e resistenza. Sono pericolosi soprattutto perchè, venendo meno il rischio di morire, aumenterà la disponibilità di chi li usa a fare la guerra.
Quando una delle parti ritiene di essere al sicuro dalle ritorsioni del suo nemico, diventa particolarmente aggressivo. Questo è quanto l’esperienza storica ci ha insegnato.
La stessa esperienza storica ci ha anche insegnato che spesso la sensazione di essere al sicuro dalle ritorsioni del nemico è un’illusione: Hitler si sentiva abbastanza forte da potere conquistare il mondo, ed è finito come è finito. È solo un esempio fra i tanti che si potrebbero ricordare.
Tutte le guerre dovevano durare pochi giorni, e invece sono durate mesi e anni, colpendo duramente sia i vinti che i vincitori. L’Umanità rischia davvero di estinguersi, in una guerra con forte uso di robots.
Succede raramente, ma un soldato umano può avere pietà di vecchi, donne e bambini. Un robot, no: non ha sentimenti. Per lui esistono solo bersagli da colpire, e sganciare o no una bomba atomica non fa differenza.
Un robot ad uso bellico non rispetterà mai le tre leggi della robotica immaginate da Isaac Asimov nei suoi romanzi di fantascienza: deve esserne privo per essere operativo.
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