Al G20 lo hanno ribadito: la libertà sarà condizionata dai certificati vaccinali. E la Meloni muta!
Se il 2020 ha segnato l’inizio del Grande Reset, sulla scorta di quell’immorale agenda 2030 fabbricata dall’ONU, il recente G20 – meeting indonesiano in cui si sono ritrovati i potenti della Terra insieme ai loro scherani – ha definitivamente sentenziato che quell’idea di libertà che ha reso grande l’Occidente va definitivamente relegata nel dimenticatoio della storia.
Se le strategie per realizzare l’incubo orwelliano – come ribadito dallo pseudo-filantropo Klaus Schwab – dei nazicomunisti planetari sono diverse, benché tutte di stampo emergenziale (in campo sociale, economico, politico, militare, alimentare, ecc.), dalla distopia sanitaria, in cui ci hanno infilato nel 2020, non se ne uscirà più, come confermato dalla dichiarazione finale dei leader mondiali accorsi a Bali, pubblicata lo scorso 16 Novembre.
Non solo questo consesso di psicopatici (per lo più votati) continua a negare i disastri delle restrizioni imposte e della campagna vaccinale adottati per inscenare la tragica farsa pandemica targata Covid, ma insistono:
- Riconosciamo
la necessità di rafforzare le capacità di produzione di prodotti
sanitari a livello locale e regionale, nonché di reti di ricerca e
sviluppo globali e regionali per facilitare un migliore accesso ai
vaccini a livello globale, specialmente nei paesi in via di sviluppo.
Sottolineiamo l’importanza del partenariato pubblico-privato, del
trasferimento di tecnologia e la condivisione delle conoscenze su base
volontaria e reciprocamente concordata. Sosteniamo l’impegno dell’OMS
per il trasferimento tecnologico dei vaccini a mRNA, nonché tutti i
punti di contatto in tutte le regioni del mondo con l’obiettivo di
condividere la tecnologia e il know-how tecnico. Accogliamo con favore
la ricerca congiunta e la produzione congiunta di vaccini. Riconosciamo
l’importanza di
standard tecnici e metodi di verifica condivisi per facilitare i viaggi internazionali senza soluzione di continuità, l’interoperabilità e il riconoscimento delle soluzioni digitali e non digitali, compresa la prova delle vaccinazioni. Siamo a favore di un dialogo e di una collaborazione internazionale per la creazione di reti globali affidabili per la salute digitale come come parte degli sforzi per rafforzare la prevenzione e la risposta a future pandemie, che dovrebbe che capitalizzino e si basino sul successo degli standard esistenti e dei certificati digitali COVID-19.
Così recita il punto 23 della dichiarazione finale del G20, che fa il verso a quanto pubblicamente aveva affermato il ministro della Salute in Indonesia, Budi Gunadi Sadikin (cognomen omen): “I paesi qui riuniti dovrebbero adottare un certificato sanitario digitale che utilizzi gli standard dell’OMS”. Insomma, il Menghele asiatico s’è fatto sponsor dell’introduzione di un passaporto vaccinale nei “regolamenti sanitari internazionali”, che dovrà essere discusso durante la prossima Assemblea Mondiale della Sanità, all’OMS in pratica, a Ginevra.
Non è certamente un caso che, ancora oggi, un cittadino qualunque per poter andare in vacanza negli Stati Uniti sia costretto a mostrare il documento che certifica il ciclo completo vaccinale anti-Covid.
Mi si permetta un ultimo accenno al fondatore del World Economic Forum, onorato dai suoi amichetti politici come fosse dio. Nel suo discorso, durato una dozzina di minuti, ha detto più o meno così: “Stiamo operando una profonda ristrutturazione del pianeta, il quale dopo questa transizione non sarà più lo stesso; la multi crisi avuta (pandemica, economica, ambientale e bellica) serve esattamente a questo; ci sarà una riorganizzazione degli approvvigionamenti alimentari, dovremo gestire forti disordini sociali, ma la quarta rivoluzione industriale, da me profetizzata nel mio libro, sarà appannaggio dei più forti: Chi vince si prende tutto. Non sarà il pesce più grosso a mangiare quello più piccolo, ma quello più veloce a ingoiarsi quello più lento. Per questo governi e imprese dovranno essere un tutt’uno”.
E Giorgia Meloni ha bofonchiato qualcosa? Ah sì… che è pienamente d’accordo su tutto!
L’anarchico Stefan Molineaux ha ragione da vendere quando afferma che “È difficile sostenere la tesi che i governi esistono per proteggere i loro cittadini se la prima minaccia per i cittadini è sempre il loro stesso governo”.
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