FONTE: INSIDEOVER
https://it.insideover.com/guerra/putin-sun-tzu-e-larte-della-guerra.html
Putin, Sun Tzu e l’Arte della Guerra
“Sottomettere l’esercito nemico senza combattere è prova di suprema abilità”. È questa una delle frasi più celebri contenute nelle pagine de L’arte della guerra (Bingfa), un testo che sembra aver ispirato Vladimir Putin per la gestione della crisi ucraina. Nel suo trattato militare, tra suggerimenti e consigli vari, Sun Tzu ritiene un abile condottiero chi riesce a sconfiggere le truppe rivali limitando i danni subiti dal proprio esercito, ma anche e soprattutto chi è in grado di farlo aggirando lo step del combattimento. Proprio come ha fatto Putin in Ucraina, secondo la narrazione offerta dal Cremlino.
Prima di proseguire oltre è interessante chiedersi in che modo è possibile vincere un nemico senza affrontarlo. Semplice: affidandosi ad una strategia e lasciando, semmai, l’extrema ratio del conflitto in campo aperto come ultima opzione possibile. Del resto, scrive ancora Sun Tzu, “la suprema arte militare consiste nell’insidiare le altrui strategie”; a ciò seguono, in ordine, “la rottura delle altrui alleanze e l’attacco diretto all’esercito”. Insomma, da qualsiasi prospettiva la si guardi, la peggior politica consiste nell’assediare città o Paesi interi. Un metodo, questo, da applicare “solo in mancanza di alternative”.
La strategia di Putin
Per giorni interi le truppe russe sono state schierate lungo i confini orientali dell’Ucraina. Probabilmente Mosca non aveva davvero (e non ha) alcuna intenzione di lanciare un’offensiva o di avventurarsi in un’invasione; al contrario, la presenza dei suoi soldati sul fronte potrebbe essere funzionale al lancio di un chiaro messaggio al blocco occidentale: la Nato non si azzardi ad espandersi ancora verso est. Nel frattempo, sul lato opposto della barricata, gli Stati Uniti hanno lanciato molteplici allarmi relativi a un’imminente invasione da parte della Russia.
Poco importa se il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha cercato di limitare la gravità degli annunci di Joe Biden, perché – tra ambasciate trasferite (gli statunitensi hanno spostato la loro sede diplomatica da Kiev a Leopoli), evacuazioni di civili e riunioni diplomatiche piuttosto tese – in Ucraina la tensione è presto salita alle stelle. In un simile scenario, Putin è rimasto fedele alla sua linea mantenendo l’esercito russo schierato lungo i confini, quasi come per provocare gli avversari. Alla fine – almeno per il momento – il casus belli non c’è stato, né da una parte né dall’altra. Recapitato forte e chiaro il messaggio che la Nato deve mantenersi alla larga da certe aree geografiche, la Russia ha quindi dato segni di un possibile disgelo.
A lezione da Sun Tzu
La narrazione di Mosca, e più in generale la lettura degli eventi ucraini propinata dal Cremlino, differisce da quella del blocco occidentale. Scendendo nel dettaglio, Putin viene descritto come il leader vittorioso che ha messo a nudo l’Occidente, inteso come entità politica formata da Stati Uniti e Unione europea desideroso di conquistare nuove sfere di influenza a ridosso della Russia. Limitandosi a muovere qualche divisione, il capo del Cremlino – sempre sposando la versione russa – sarebbe riuscito a fare quanto descritto da Sun Tzu: sconfiggere il nemico senza combattere.
Non sappiamo se Putin si sia davvero ispirato all’antico stratega cinese, ma la sua amicizia con Xi Jinping fa pensare che questa ipotesi possa essere più che plausibile. Ricordiamo, infatti, che tra i presidenti di Russia e Cina vi è un rapporto personale che si aggiunge alla partnership strategica dei loro rispettivi Paesi; una partnership di comodo quanto vogliamo, ma necessaria tanto per Mosca quanto per Pechino per arginare il blocco occidentale capitanato da Washington. Emblematiche, a questo proposito, le dichiarazioni del portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova: “Il 15 febbraio 2022 passerà alla storia come il giorno del fallimento della propaganda occidentale della guerra. Umiliati e distrutti senza sparare un solo colpo”.
L’influenza cinese su Putin – riscontrabile nel pazientare senza mostrare i muscoli sul campo, come invece il presidente russo ha dimostrato di saper fare in altre circostanze passate – potrebbe aiutarci a tratteggiare il proseguo della crisi ucraina. La sensazione è che il leader russo, almeno in un primo momento, volesse limitare l’espansione futura della Nato. I segnali di disgelo appena emersi indicano un ammorbidimento della questione, ma non certo una sua definitiva conclusione. Non è da escludere, infatti, che Mosca cercasse fin da principio una prima vittoria ideologica, molto più d’immagine e ben diversa da quella militare immaginata dagli Stati Uniti, per poi sferrare il colpo decisivo in una fase successiva. Per quanto riguarda il futuro dell’Ucraina, resta da capire quali possibili risposte e contromosse arriveranno dall’Occidente. “I guerrieri vittoriosi prima vincono e poi vanno in guerra, mentre i guerrieri sconfitti prima vanno in guerra e poi cercano di vincere”: parola di Sun Tzu.
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