13 Feb 2022
L’Europa resta ai margini intrappolata nelle guerre americane
di Luciano Lago
Ancora
una volta si profila una guerra americana per gli interessi egemonici
di Washington, coperti dalla abituale propaganda diretta contro il
cattivo tiranno di turno, ieri Saddam Hussein in Iraq, il Mullah Omar in
Afghanistan, poi Muammar al-Gaddafi in Libia, seguito da Bashar
al-Assad in Siria, adesso niente meno che Vladimir Putin in Russia,
scelto come il male assoluto che incarna la “minaccia russa” sull’Europa
e naturalmente sul ” mondo libero”, quello dei liberal globalisti.
Sembra chiaro a chi non è ingenuo che tutta la campagna di isterismo bellico degli Stati Uniti e della NATO copre precisi interessi e
questi sono collegati al mantenimento dell’egemonia USA sull’Europa e
alla volontà di impedire l’attivazione del gasdotto Nord Stream 2 fra
Russia e Germania. Lo sbocco di questa campagna sarà, come sempre
avviene in questi casi, un conflitto con effetti devastanti e con
conseguenze prevedibili di un milione di profughi all’incirca (prevedono
gli esperti) che si riverseranno sui paesi limitrofi all’Ucraina.
Come abbiamo sostenuto in varie occasioni, l’obiettivo di Washington è quello di far impantanare la Russia in un conflitto in Ucraina e
per questo stanno istigando Kiev ad attaccare nel Donbass i
secessionisti filo russi in modo da creare il casus belli dove la Russia
non potrebbe tirarsi indietro. Tutto calcolato nei piani del
Dipartimento di Stato USA, della CIA e dei servizi di intelligence
britannici che forniscono un apporto sostanziale nel creare la
provocazione che farà scoppiare il conflitto.
C’è la
prima vittima sacrificale prescelta che in questo caso è l’Ucraina che
fornirà la carne da cannone per farsi stritolare dai russi. Approfittando
della dabbenaggine e della stupidità dell’attuale presidente
dell’Ucraina, Zelensky, stretto da enormi problemi interni e dalla
pressione delle fazioni estremiste ucraine, gli statunitensi hanno buon
gioco a fare dell’Ucraina il detonatore di un conflitto in Europa che
non mancherà di propagarsi in una buon parte del continente.
Non manca però anche la seconda vittima sacrificale che sarà l’intera Europa,
quella che dovrà subire una crisi energetica, economica di forte
impatto a seguito delle sanzioni che Washington decreterà sulla Russia e
delle ritorsioni che quest’ultima adotterà contro i paesi europei.
Questo senza contare i rischi elevati di un coinvolgimento di alcuni
paesi europei che hanno una forte attitudine aggressiva contro Mosca per
motivi storici o politici.
Evidente che gli interessi dei paesi
europei non coincidono con quelli degli Stati Uniti, visto che l’Europa
avrebbe il suo naturale fornitore di risorse energetiche nella Russia e
un mercato di sbocco importante per l’industria manifatturiera europea .
Tuttavia
l’asservimento delle classi politiche europee alle politiche atlantiste
e filo USA non consente scelte autonome a paesi come la Germania, la
Francia, ltalia o la Spagna, dato che in questi paesi sono
presenti decine/centinaia di basi militari USA sul territorio e negli
stessi paesi le politiche di intervento militare sono stabilite
attraverso i fiduciari di Washington che ricevono le direttive dalla
stessa Ambasciata statunitense.
Una situazione da disastro
inevitabile, considerando quanto accaduto negli ultimi vent’anni ogni
volta che gli stessi paesi europei si sono accodati alle decisioni degli
USA e l’Italia in particolare che ha subito tutti i flussi migratori e le conseguenze negative dell’intervento della NATO in Libia.
Gli
esaltatori dell’Atlantismo e della fedeltà all'”ordine liberale”
propugnato come slogan dai politici della destra e della sinistra,
accomunati dalla stessa visione filo americana e sostenitori
dell'”ordine basato su regole”, ovvero quelle stabilite da Washington,
non hanno dubbi in proposito: bisogna sempre seguire il “grande fratello
” d’oltre Atlantico.
Non importa se poi queste sono le stesse regole che hanno
consentito a Washington ed alla NATO di invadere e destabilizzare paesi
sovrani, utilizzando i terroristi Jihadisti come fanteria d’assalto per
imporre il proprio modello di regime, sempre fallimentare come accaduto
in Iraq, in Libia o in Afghanistan, causando massacri e centinaia di
migliaia di vittime civili.
Gli Stati Uniti e le potenze della NATO
salgono sul podio a proclamare il primato della democrazia e l’obiettivo
della difesa dei diritti umani ma dimenticano di essere il peggiore
esempio di sopraffazione di tali diritti in tutti i paesi dove sono
entrati con le loro truppe a cui hanno fatto seguito i bombardamenti
indiscriminati e le sanzioni che colpiscono le fasce più deboli delle
popolazioni già impoverite dalle guerre. Le sanzioni sono un
sistema medievale che fa leva sulla fame e sulla diffusione delle
malattie per piegare la resistenza dei popoli, come avviene in Siria,
nello Yemen o in Palestina.
Questa la peculiarità delle
guerre americane che oggi però non ha per obiettivo un paese debole che
non può opporsi ma al contrario una grande super potenza come la Russia
che difende la sua sicurezza e si oppone all’ordine globale stabilito dagli Stati Uniti per mantenere la propria egemonia.
La
Russia, a nostro avviso, ha il pieno diritto di esigere una distanza
di sicurezza delle basi della NATO dalle sue frontiere in virtù della
predisposizione aggressiva di questa alleanza e di assicurarsi la tutela
delle centinaia di migliaia di suoi cittadini (circa 700.000) residenti
nel Donbass che rischiano di essere sottoposti a persecuzione e pulizia
etnica da parte del regime Ucraino, qualora questo subentri nella
gestione di quelle province.
L’Europa nega alle Repubbliche
del Donbass quello che a suo tempo è stato concesso al Kosovo a seguito
della guerra della NATO contro l’ex Jugoslavia: l’autonomia come Stato.
Un evidente doppio standard di valutazione che non ha alcuna
giustificazione se non quella di voler sostenere le tesi di Washington che
vorrebbero assimilare gli stati dell’Ex URSS in funzione anti russa con
creazione di una cintura di paesi ostili che include l’Ucraina, la
Georgia, la Moldavia e i pesi della zona caucasica. Sembra ovvio che
Mosca sia molto attenta a difendere il proprio interesse nazionale ed a
non cedere, dopo aver finalmente compreso che, trattare con l’Occidente, è perfettamente inutile se non da una posizione di forza. Gli
Stati Uniti non hanno mai mantenuto neppure uno solo dei trattati che
hanno firmato e hanno sempre mentito sulle loro reali intenzioni, quelle
di sottomettere e smembrare la Federazione Russa, camuffando queste
intenzioni con propaganda e pretesti. Il presidente Putin lo ha
compreso tardi ed ha adottato un atteggiamento deciso e non più
conciliante, riservandosi le sue contromosse, quale abile giocatore di
scacchi, di fronte all’ostilità occidentali.
L’Europa
rimane ad assistere all’esito di questa partita che, comunque vada a
finire, sarà l’ennesima sconfitta per l’Europa rimasta ai margini della
scacchiera geopolitica. Ne subirà le conseguenze.
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