I comandanti ucraini hanno studiato troppo sui manuali della NATO e il blitzkrieg, invece che l'Arte della Guerra di Sun Tzu e le dottrine "asiatiche" e si sono fatti ingannare dalle tattiche russe, finendo nei tritacarne, con perdite elevatissime e pessimi risultati sul campo. Claudio
Bakhmut
di Francesco Dall'Aglio - 05/03/2023
https://www.ariannaeditrice.it/articoli/bakhmut-16280
Fonte: Francesco Dall'Aglio
La situazione a Bahmut è ormai oltre ogni possibilità di
recupero, e forse anche di limitazione dei danni. Stamattina alle 8 i
genieri ucraini hanno fatto saltare l'ultimo ponte sulla Bahmutka, il
fiume che taglia la città in direzione nord-sud: è quindi probabile che
in tutta l'area a est del fiume, su cui ho disegnato delle linee rosse
orizzontali, non ci siano più soldati ucraini. Resta da chiarire se
anche il resto della città verrà abbandonato o se si continuerà a
resistere, utilizzando magari come ultima ridotta lo stabilimento
metallurgico AZOM (che ho segnato sulla carta) in una sorta di replica
dell'Azovstal a Mariupol. Già da qualche giorno le migliori unità
dell'esercito ucraino sono state fatte ritirare, lasciando alle unità
della difesa territoriale il compito di mantenere la linea. Le perdite
sono altissime: foto e i filmati diffusi negli ultimi giorni mostrano un
numero di caduti ucraini molto superiore alla media già ragguardevole
delle scorse settimane. Un numero così alto di caduti senza che
l'avversario abbia montato grandi operazioni offensive è tipico delle
situazioni in cui i reparti hanno perso coesione, non hanno più
collegamenti con le unità vicine e difettano di leadership: anche questo
è tipico delle unità di difesa territoriale, che hanno un addestramento
approssimativo ed evidentemente non sono in grado di reggere sul campo.
Del resto il loro compito, come abbiamo già visto altre volte in questo
conflitto, è dare il tempo alle unità professionali di lasciare il
terreno per rimettersi in sesto e organizzare una difesa in profondità,
cosa ormai drammaticamente necessaria. La cosa è stata notata anche da
Prigožin, che stamattina è tornato in video con un appello rivolto
direttamente a Zelensky, chiamato per nome e patronimico, nel quale gli
contesta che fino a qualche giorno fa i suoi soldati combattevano contro
l'esercito professionale ucraino ma adesso ci sono solo vecchi e
ragazzini: nel video compaiono infatti tre prigionieri, uno parecchio
anziano e due giovanissimi, tutti e tre molto lontani dall'idea classica
del soldato (soprattutto se paragonati ai marcantoni della Wagner che
stanno alle sue spalle). Combattono anche loro, ha detto Prigožin, ma la
loro prospettiva di vita è un giorno o due al massimo. In
considerazione di ciò gli chiede di farli ritirare, appello condiviso
dai tre prigionieri.
Che ci sia bisogno di mettere in piedi un'altra
linea di difesa (da cui lo sganciamento delle unità ucraine più
professionali) è piuttosto evidente. Come si vede dalla cartina ormai il
fronte si è spostato in direzione di Orihovo-Vasylivka, Bohdanivka e
Khromove, mentre a sud si combatte ancora per Ivanivske e Stupočki.
Khromove significa tagliare fisicamente l'unica strada che ancora
consente ai reparti ucraini di ricevere qualche rifornimento e rinforzi,
e di ritirarsi con un certo ordine, perché l'autostrada T0504 non è più
praticabile da tempo, sebbene le truppe russe non l'abbiano ancora
fisicamente oltrepassata, e i campi attorno alla città si stanno
sgelando con tutte le difficoltà pratiche che questo comporta. Quando
questa cosa succederà sarà la volta di Časiv Jar a trovarsi in una
tenaglia, da sud e da nord quando Bohdanivka finirà anch'essa in mano ai
russi, e la stessa storia ricomincerà qualche chilometro più a ovest.
Chiudo
con una nota tecnica. La prima riguarda la Wagner. Del suo impiego e
della sua composizione si è parlato tante volte, quasi sempre a
sproposito. Sì, è un corpo di mercenari ("soldati a contratto") e hanno
reclutato anche carcerati: e queste sono, più o meno, le uniche due cose
vere che si sono scritte di loro. Per il resto solo balle. Le ondate
umane, le avanzate come zombi, la gente mandata ad aprire varchi nei
campi minati facendosi saltare in aria, le perdite altissime,
l'equipaggiamento scadente eccetera. La verità è che l'avanzata su
Bahmut-Soledar è stata gestita in maniera eccellente, sia da loro che
dai reparti regolari che stanno sostenendo l'avanzata. Io non so da chi
sia composto l'ufficio operazioni della Wagner (non lo sa nessuno, o
meglio nessuno che non abbia accesso ai documenti riservati), ma hanno
surclassato il comando locale ucraino in ogni momento dell'offensiva,
mettendolo sempre davanti ad almeno due alternative entrambe ugualmente
pericolose e credibili, obbligandolo a rincorrere sempre, senza mai
poter organizzare una controffensiva seria. Come scrive Sun Tzu, che
tutti dicono di aver letto ma mi sa piuttosto male, visti i risultati,
"ogni strategia si basa sull'inganno. Così, quando siamo in grado di
attaccare dobbiamo apparire come se non ne fossimo in grado; quando
stiamo muovendo le nostre forze dobbiamo apparire fermi; quando siamo
vicini, dobbiamo far credere al nemico che siamo lontani; quando siamo
lontani, dobbiamo fargli credere che siamo vicini". E infatti, sono
andati prima contro il centro di Bahmut, dritto per dritto, da est a
ovest, e quando le riserve ucraine sono affluite in città sono andati a
nord, verso la parte meridionale di Soledar. Una volta presa hanno
fintato di andare ancora a nord, verso i villaggi sopra Soledar per
aggirarla, poi dopo avere attirato lì le riserve ucraine hanno deviato a
ovest e preso il resto della città (la chiave di tutta l'operazione è
stata questa). Poi movimento verso ovest per andare invece a nord, fino a
Sakko i Vantsetti, facendo spostare la riserva a guardia di Sivers'k
perché pareva che l'obiettivo potesse essere quello, visto che si era
riattivato anche il fronte davanti Kreminna. Spostate le riserve ucraine
e tamponata l'avanzata, stop alle operazioni a nord e di nuovo aperture
a sud di Soledar, a Blahodatne e Paraskoviivka, e a sud di Bahmut verso
l'autostrada. Poi pressione intorno Krasna Gora, che pareva la
continuazione naturale dell'avanzata su Paraskoviivka, e quando il
comando ucraino ha deciso di tenerla a tutti i costi sfondamento a
sud-ovest minacciando la periferia nord di Bahmut (dopo che la prima
direzione d'attacco, ricordo, era da est) dove ovviamente è stato
necessario spostare i reparti di Krasna Gora che è quindi caduta,
eccetera. Ogni volta così, con perdite altissime per i reparti ucraini.
Edvard Moskalyov, comandante della task force del Donbas e uomo di
fiducia di Zalužnyj nella regione, non ci ha mai capito niente. Forse ha
studiato troppo i manuali della NATO e il blitzkrieg, invece che Sun
Tzu e le dottrine "asiatiche". Domenica scorsa, troppo tardi, è stato
rimosso dal comando per decisione di Zelensky: notizia passata quasi del
tutto sotto silenzio e che certifica il disastro tattico che la difesa
di Bahmut e Soledar è stato fin dal principio delle operazioni. Ma per
carità, continuiamo a dire che ci troviamo di fronte un'accozzaglia di
alcolisti male armati e peggio addestrati e comportiamoci di
conseguenza.
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