Solo la libertà ci difende dalla tirannia del governo. Ma cosa è la libertà?
La storia dell’America e il suo ethos politico sono fondate sulla libertà. La Dichiarazione di Indipendenza dichiara che la vita, la libertà e la ricerca della felicità sono diritti inalienabili, ma credo che sia la vita che la ricerca della felicità dipendano anche dalla libertà come fondamento essenziale del nostro paese.
Ma la parola libertà la usiamo come fosse un cliché. Sappiamo che cosa significa? Possiamo riconoscerla quando la vediamo? Ancora più importante, possiamo riconoscere il contrario della libertà quando viene venduto a noi come una forma di libertà? Libertà significa esercitare i diritti umani in qualsiasi modo una persona scelga di farlo, purché non interferisca con l’esercizio dei diritti degli altri. Questo significa, prima di tutto, tenere il governo fuori dalla nostra vita. Solo questa via conduce allo scatenarsi di energie umane che costruiscono la civiltà, garantiscono la sicurezza, generano ricchezza, e proteggono le persone dalle sistematiche violazioni dei diritti. In questo senso, solo la libertà può veramente scongiurare la tirannia, il grande ed eterno nemico del genere umano.
La definizione della libertà che uso è la stessa che caratterizzò Thomas Jefferson e la sua generazione. E’ la fiducia nell’ordine spontaneo che emerge quando lo Stato non interferosce nella volontà umana e nella cooperazione. Essa permette alle persone di risolvere i loro problemi da soli, di costruire una vita per sé stessi, di prendere dei rischi e accettare la responsabilità per i risultati, e di prendere le proprie decisioni.
A Washington credono nella libertà? A volte dicono di farlo. Non credo che stiano dicendo la verità. L’esistenza del grande Leviatano distruttore di ricchezza a Washington è un macchinario comicamente enorme che nessuno può controllare e tuttavia in pochi seriamente contestano. Nessuno dei due partiti è rispettoso degli ideali che hanno dato origine alla Rivoluzione americana. E i costi del Leviatano sono incalcolabili.
Il XX° secolo ha conosciuto due guerre mondiali, depressioni in tutto il mondo, e quarantacinque anni di “Guerra Fredda” con due superpotenze che si sono fronteggiate con decine di migliaia di missili intercontinentali armati di testate nucleari. Eppure l’odierna minaccia del governo, in tutto il mondo, potrebbe presentare un pericolo maggiore rispetto a ciò che si è verificato nel XX° secolo. Siamo sorvegliati ovunque andiamo: al lavoro, nello shopping, in casa, e in chiesa. Niente è più privato: non la proprietà, non la famiglia, nemmeno i nostri luoghi di culto. Siamo incoraggiati a spiarci a vicenda e a essere passivi mentre gli agenti del governo ci scansionano, ci molestano, mettendoci al nostro posto giorno dopo giorno. Se tu obietti, si è posti su una lista nera. Se si lotta per rivelare la verità, come WikiLeaks o altri siti web hanno fatto, si è presi di mira e si può essere schiacciati.
A volte, è come se stessimo vivendo in un romanzo distopico come 1984 o Brave New World, con sempre meno libertà economica. Alcuni diranno che questa mia è un’esagerazione, ma qui è in gioco il sogno americano in sé, che a sua volta è legato con il nostro tenore di vita. E i nostri tenori di vita sono resi possibili dal benedetto istituto della libertà. Quando la libertà è sotto attacco, tutto ciò che abbiamo di più caro è sotto attacco.
I governi, per loro stessa natura, sono notoriamente in contrapposizione con la libertà, anche quando lo scopo dichiarato per la creazione di un particolare governo è di proteggere la libertà. Si prendano gli Stati Uniti, per esempio. Il nostro paese è stato istituito con i più grandi ideali e per il rispetto della libertà individuale. Eppure, ecco dove siamo oggi: spesa pubblica galoppante e un debito incontrollabile; una burocrazia mostruosa che regola ogni nostro movimento; totale disprezzo per la proprietà privata, per il libero mercato, per una moneta solida, e per la privacy personale; e una politica estera d’espansionismo militare.
Le restrizioni poste al governo nella Costituzione dai Padri Fondatori non hanno funzionato. I potenti interessi particolari governano, mentre la classe media viene distrutta, i poveri soffrono, i giustamente ricchi vengono saccheggiati, e gli ingiustamente ricchi diventano sempre più ricchi. La ricchezza del Paese è caduta nelle mani di pochi a scapito di molti. La minaccia alla libertà non è limitata agli Stati Uniti. L’egemonia del dollaro ha globalizzato la crisi. Niente di simile è mai accaduto prima.
Capire come i governi si oppongono alla libertà e distruggono il progresso, la creatività e la prosperità è fondamentale per il nostro sforzo d’invertire la rotta su cui ci troviamo. Il concorso tra il potere abusivo del governo e la libertà individuale è un annoso problema. Il concetto di libertà, riconosciuto come un diritto naturale, ha richiesto migliaia di anni per essere compreso dalle masse in reazione alla tirannia imposta da coloro il cui unico desiderio è quello di dominare sugli altri e farli vivere in schiavitù.
Questo conflitto è stato capito dai difensori della Roma repubblicana, dagli israeliti del Vecchio Testamento, dai baroni ribelli del 1215 che chiesero l’Habeas Corpus e certamente dai Fondatori dell’America, che hanno immaginato la possibilità di una società senza re e despoti e quindi stabilito un quadro che da allora ha ispirato i movimenti di liberazione. E’ compreso da un numero crescente di persone che chiedono a gran voce risposte e che chiedono la fine dell’egemonia di Washington nel mondo. Eppure anche tra gli amici della libertà, molte persone sono ingannate nel credere che il governo possa renderci sicuri da ogni male, fornire sicurezza economica abbastanza distribuita e migliorare il comportamento morale individuale. Se al governo è concesso un monopolio dell’uso della forza per raggiungere questi obiettivi, la storia dimostra che il potere è sempre abusato. Ogni singola volta.
Nel corso dei secoli, sono stati compiuti progressi nella comprensione del concetto di libertà individuale e sulla necessità di rimanere costantemente vigili al fine di limitare gli abusi del governo dei suoi poteri. Anche se sono stati fatti progressi, si sono verificate periodiche battute d’arresto e passi indietro. Negli ultimi cent’anni, gli Stati Uniti e la maggior parte del mondo hanno assistito ad una battuta d’arresto della causa della libertà. Nonostante tutti i progressi nella tecnologia, nonostante una comprensione più raffinata dei diritti delle minoranze, nonostante tutti i progressi economici, l’individuo ha di gran lunga meno protezione contro lo Stato che un secolo fa.
Dall’inizio del secolo scorso, molti semi della distruzione sono stati piantati e ora stanno maturando in un attacco sistematico alle nostre libertà. E’ ormai chiaro che le promesse del governo e le panacee sono inutili. Il governo ancora una volta ha fallito e la domanda di cambiamento è sempre più forte di giorno in giorno. Basta assistere alle drammatiche oscillazioni dei partiti al potere. O faremo ulteriori passi verso l’autoritarismo o un rinnovato impegno nel promuovere la causa della libertà. Non c’è una terza opzione.
Questo conflitto tra il governo e la libertà è arrivato ad un punto di ebollizione col più grande fallimento mondiale nella storia, ha generato le proteste rabbiose che sono spontaneamente scoppiate in tutto il Paese e nel mondo. I produttori si ribellano e i destinatari della generosità sono arrabbiati e inquieti. La crisi richiede una rivoluzione intellettuale. Fortunatamente, questa rivoluzione è in corso, e se si guarda seriamente a essa, può essere trovata.
La partecipazione è aperta a tutti. Non solo le nostre idee di libertà sviluppate nel corso dei secoli sono attualmente entusiasticamente dibattute in America. La rivoluzione è viva e vegeta. L’obiettivo è la libertà. I risultati della libertà sono tutte le cose che amiamo, nessuna delle quali può essere fornita dal governo. Dobbiamo avere la possibilità di provvedere a noi stessi, come individui, come famiglie, come società, e come paese.
TRATTO DA QUI – TRADUZIONE DI ARTURO DOILO
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