Covid, tutte le fake news del presidente Sergio Mattarella
Dopo le ormai note conferenze stampa di Mario Draghi, in cui l’ex premier ha più volte rifilato numerose fake news a stampa e opinione pubblica – da quella secondo cui il green pass garantisce di «ritrovarsi tra persone non contagiose» alla celebre «Non ti vaccini, ti ammali, muori. Oppure fai morire: non ti vaccini, ti ammali, contagi, qualcuno muore» – ora è la volta del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che intervenendo alla celebrazione de “I Giorni della Ricerca”, ha diffuso una serie di affermazioni pseudo-scientifiche sul Covid che ad una attenta analisi si mostrano assolutamente prive di qualsiasi base scientifica a supporto.
«Senza l’ammirevole impegno della scienza per individuare i vaccini, scoperti e prodotti in tempi record, anche grazie alle scoperte realizzate nella lotta contro il cancro oggi saremmo costretti a contare molte migliaia di morti in più. Se oggi possiamo, nella gran parte dei casi, affrontare il Covid, come se si trattasse di un’influenza poco insidiosa, è perché ne è stata fortemente derubricata la pericolosità per effetto della vaccinazione; dalla grande adesione alla vaccinazione, dovuta all’ammirevole senso di responsabilità della quasi totalità dei nostri concittadini, sollecitati a farvi ricorso dalla consapevolezza di salvaguardare, in tal modo, la salute propria e quella degli altri», queste le parole declamate da Mattarella.
Di nuovo, quindi, il presidente è tornato ad affermare “verità” che tali non sono, in quanto non suffragate da alcun dato scientifico oppure ormai smentite senza dubbio. Che il Covid sia evoluto verso la forma di «un’influenza poco pericolosa» per effetto dei vaccini è questione non suffragata da alcun dato scientifico. Il Sars-COV-2, come ogni virus, ha prodotto innumerevoli varianti che lo hanno reso progressivamente maggiormente adatto al corpo umano. Il modo in cui solitamente i virus evolvono è conosciuto da lungo tempo dai ricercatori, per dirla con il biologo americano Jared Auclarir: «Se il virus uccide la persona che lo ospita muore con lui vanifica totalmente il suo scopo. Poiché l’obiettivo di un virus è sopravvivere, replicarsi e diffondersi, esso tende ad evolversi per essere più contagioso e meno letale». Nessun indizio, ricerca o teoria con una autorità scientifica permette di ipotizzare che – come detto da Mattarella – il virus sia evoluto verso forme meno letali grazie alla campagna vaccinale.
Stupisce poi anche per tempismo il passaggio presidenziale sul «senso di responsabilità» degli italiani che vaccinandosi hanno «protetto gli altri». Una dichiarazione che suona paradossale dopo le ammissioni della dirigente Pfizer Janine Small, che ha ammesso – dopo mesi di bugie veicolate anche dalla sua stessa azienda – che la multinazionale americana non ha testato l’efficacia dei vaccini nel prevenire il contagio ma solo nel prevenire le forme gravi di malattia. Una dichiarazione che ha certificato ciò che i bollettini istituzionali hanno evidenziato da sempre monitorando la realtà: chi si è vaccinato si contagia – e verosimilmente contagia gli altri – in modo analogo a chi non si è vaccinato. Consultando i dati dell’ultimo report di Epicentro, ad esempio, si evince che nella fascia 60-79 anni la quota dei contagiati con la quarta dose è pressoché identica a quella dei non vaccinati.
Passiamo infine alla retorica sulla «grande adesione alla vaccinazione dovuta all’ammirevole senso di responsabilità della quasi totalità dei nostri concittadini». Sottolineando solo l’adesione volontaria alla campagna vaccinale Mattarella si dimentica un particolare. L’Italia è stato il Paese – per dirla con il Washington Post – dove il governo si è spinto «in territori inesplorati dalle democrazie occidentali» dividendo «la società in diversi livelli di libertà». Green pass, super green pass, multe, sospensioni dal lavoro, revoca degli stipendi, impossibilità di fare sport anche per i ragazzini, sono solo alcune delle misure con le quali l’Italia ha forzato «il senso di responsabilità» dei cittadini attuando politiche che Amnesty International non ha esitato a definire «un fallimento pieno di discriminazioni».
[la redazione]
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