Lady U-Turn ha i giorni contati, prove di ribaltone in casa Tory
Signora Retromarcia, così rischia di passare alla storia Liz Truss. I parlamentari congiurano contro la premier, ma si aprirebbe un solco incolmabile tra i vertici e la base
Lady U-Turn. La Signora Retromarcia. Così rischia di passare alla storia Liz Truss e la sua premiership, che si preannuncia brevissima. Un caso da studiare nei manuali di storia del Regno Unito e di comunicazione politica.
La retromarcia
Venerdì è stata un’altra giornata di passione a Downing Street e sui mercati finanziari per il governo britannico. Il Cancelliere dello Scacchiere, Kwasi Kwarteng, è stato sollevato dall’incarico dal primo ministro, che ha nominato Jeremy Hunt al suo posto.
Poi, Truss è apparsa in una brevissima conferenza stampa con lo scopo di rassicurare i mercati, i cittadini britannici e il Partito Conservatore. Obiettivo fallito. Nonostante l’annuncio dell’aumento della corporate tax dal 19 al 25 per cento nell’aprile 2023 per raccogliere un gettito di 18 miliardi di sterline e abbattere il debito pubblico, i mercati non hanno apprezzato lo sforzo del primo ministro.
I titoli di Stato UK – Gilts – a 30 anni sono schizzati al 4,85 per cento di rendimento, mentre gli analisti hanno rimarcato come ci siano ancora 25 miliardi di tagli senza copertura finanziaria sui 45 annunciati lo scorso 23 settembre.
I Tory One Nation si sono presi il partito
Il nuovo Cancelliere, Hunt, è esponente dell’ala più moderata del partito, un conservatore One Nation che si è sempre opposto a Truss e alla sua politica economica. Difatti, dagli schermi della Bbc ha annunciato che il governo Tory è un “governo compassionevole che si prenderà cura dei più vulnerabili” e che ci saranno “aumenti alle tasse e tagli nel budget dei ministeri”.
In meno di 24 ore il Partito Conservatore è passato da una politica economica post-thatcheriana a una più in linea con la tradizionale ortodossia del Tesoro. I Tory One Nation hanno preso possesso del partito, cestinando la Trussonomics e il thatcherismo.
Giorni contati per Liz Truss
Non è detto comunque, che, anche dopo quest’ultima impressionante inversione a U, Truss si salvi. Anzi. Il suo destino appare segnato.
I vertici del 1922 Committee – la Commissione dei deputati conservatori che decide le regole per l’elezione del leader – si sono riuniti ufficialmente per trovare modi e vie per supportare la leader, ma sono in molti a pensare che lo scopo dell’incontro sia quello di trovare più che altro una via d’uscita che estrometta Truss da Downing Street e insedi un nuovo premier.
I problemi per gli anti-Truss
Si cerca un candidato che unisca il partito, compito improbo in questa fase. I nomi che si fanno sono quelli di Ben Wallace, attuale ministro della difesa, e del duo Sunak-Mordaunt – ex rivali di Truss nel leadership contest dello scorso luglio – invitati, secondo le indiscrezioni del Times, a unire le forze per dare un nuovo corso al partito.
I problemi per gli anti-Truss sono essenzialmente due. Uno. Il regolamento interno del partito prevede che il nuovo leader non possa essere sfidato per un anno dalla sua entrata in carica, e Truss si è insediata solo lo scorso 6 settembre. Per carità, i regolamenti possono anche essere modificati, e in questo senso i Tories hanno sempre esibito un certo cinico pragmatismo.
Il che porta al punto due. Truss è stata scelta dagli iscritti al partito. Il gruppo parlamentare si era espresso in favore di Rishi Sunak, l’ex Cancelliere. L’idea di calare dall’alto un candidato unico e unitario in contrasto con i desiderata della base non solo sarebbe, anch’essa, contraria alle regole del partito, ma creerebbe un solco incolmabile tra i sostenitori Tory e i loro parlamentari.
Un clamoroso ritorno
Solco già piuttosto ampio che si è aperto con l’estromissione di Boris Johnson, il beniamino della base, nello scorso mese di luglio.
Già. E Johnson? Che fa? Ieri un suo sostenitore di peso all’interno dei Tories si è espresso mentre l’ex premier non ha voluto rilasciare alcuna dichiarazione sulle convulsioni in casa Tory.
Lord Cruddas, imprenditore, amico e finanziatore della campagna di Johnson ha pubblicato un editoriale sul Telegraph dal titolo inequivocabile: è il momento di far tornare Johnson. Difficile che Boris lo prenda alla lettera in questo momento. I bookmakers, comunque, hanno dimezzato la quota di un suo clamoroso rientro: da 16-1 a 8-1.
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