Una possibile teoria della vittoria per la campagna russa d’Ucraina
All’inizio della quarta settimana dell’invasione russa dell’Ucraina, tra timidi spiragli di pace e tante indiscrezioni, l’offensiva russa prosegue pur tra tante difficoltà lungo i tre ormai noti assi di attacco. Sebbene siano emerse diverse bozze di un possibile accordo di pace, sul terreno si combatte ancora e Mosca sembra essere irremovibile rispetto al perseguimento dei propri obiettivi strategici: la neutralità di Kiev, il riconoscimento della Crimea russa e l’indipendenza/autonomia delle autoproclamate Repubbliche popolari di Donetsk e Luhans’k.
Malgrado le difficoltà incontrate dall’avanzata russa, riconducibili ad evidenti errori di pianificazione e alla mobilitazione di truppe qualitativamente e quantitativamente insufficienti, l’offensiva russa sembra comunque progredire, sebbene con una certa lentezza. Negli ultimi giorni, infatti, non si sono registrati avanzamenti significativi lungo i tre principali assi di attacco (Crimea, Karkiv-Donbass e Kiev) e questo potrebbe aver dato il via ad un’accelerazione del processo negoziale, che secondo quanto dichiarato dal capo negoziatore ucraino Mykhailo Podolyak potrebbe portare ad un accordo entro dieci giorni. Malgrado questi spiragli, è verosimile supporre che nonostante le difficoltà incontrate la Federazione Russa punterà a perseguire i propri obiettivi politici non solo attraverso la via diplomatica ma anche e soprattutto creando le condizioni sostanziali per un indebolimento della posizione ucraina, tale da poter imporre le proprie condizioni.
Il conseguimento degli obiettivi precedentemente esposti potrebbe infatti essere possibile solamente a condizione di soddisfare due requisiti principali sul campo di battaglia: l’isolamento della capitale e l’inabilitazione a combattere dell’esercito ucraino. Rispetto al primo punto, l’isolamento di Kiev impedirebbe l’afflusso di uomini e mezzi nella capitale, obbligando la leadership ucraina ad accettare un lungo assedio o una battaglia strada per strada in una città che prima della guerra contava circa due milioni e mezzo di abitanti, ben consapevole che, secondo quanto dichiarato dal sindaco di Kiev Vitalij Klyčko, la città avrebbe scorte solo per due settimane in assenza di rifornimenti dall’esterno. Ulteriormente, qualora Kiev fosse accerchiata e resa pressoché incapace di comunicare con il resto del paese, lo Stato Maggiore ucraino non potrebbe più coordinare in modo efficiente la difesa, perdendo quella capacità di comando e controllo che ha dimostrato di avere anche dopo i primi giorni di pesanti bombardamenti.
Relativamente al secondo punto, la paralisi della capacità di combattere dell’esercito regolare ucraino rappresenta il punto nodale dell’intera campagna. Sebbene il coinvolgimento della popolazione, sia dei civili che delle formazioni della Difesa Territoriale, sia un elemento rilevante nella difesa ucraina, è l’esercito regolare la vera forza combattente che in queste tre settimane si è opposta strenuamente all’avanzata russa. Malgrado la grande attenzione rivolta, anche mediaticamente, alla “resistenza ucraina”, è l’esercito ucraino che sta combattendo su tutti i fronti e che sta sostenendo la difesa del paese, provando a lanciare contrattacchi, seppur ancora limitati, alle code di rifornimento degli invasori e alle colonne russe isolate. Di conseguenza, l’accerchiamento o l’eliminazione di un numero significativo di reparti ucraini potrebbe essere il momento di svolta dell’avanzata russa. Per questa ragione, oltre agli assedi delle principali città ucraine (Mariupol, Karkiv, Nikolaijv) l’esercito russo ha puntato (a sud) a chiudere in una grande sacca le forze ucraine dispiegate nel Donbass e a nord a compiere una manovra analoga nel settore di Chernihiv e Sumy. In queste due aree si concentra infatti una quota rilevante, ma difficilmente quantificabile, dell’esercito ucraino che qualora fosse effettivamente accerchiata e tagliata fuori dalle principali linee di rifornimento si troverebbe di fatto impossibilitata a continuare le ostilità. Tali unità rappresentano inoltre la principale forza combattente ucraina nella parte orientale del paese e di conseguenza un loro accerchiamento/annichilimento imporrebbe una ritirata su vasta scala ad occidente del Dnipro, nonché la fine di ogni possibilità concreta di lanciare una controffensiva per provare a ricacciare indietro le forze russe.
In guerra la verità è la prima vittima
Chiaramente, valutare se gli obiettivi politici e militari precedentemente esposti possano essere effettivamente nell’ordine delle capacità del dispositivo militare russo attualmente dispiegato è estremante complesso, le principali direttrici di attacco delle forze armate russe sembrerebbero però confermare la dinamica ricostruita nel corso dell’articolo. Al momento, un elemento critico per la corretta valutazione della situazione sul campo è rappresentato dalla totale assenza di fonti attendibili rispetto alle perdite subite da entrambi le parti: se Kiev riporta di aver imposto 13 mila caduti al nemico, tacendo sulle proprie perdite, fonti del Dipartimento della Difesa statunitense hanno stimato, circa una settimana fa, la morte di 3500-6000 soldati russi e 2000-4000 soldati ucraini, mentre fonti russe riportavano circa 2100 perdite tra i propri ranghi, di cui circa 500 morti. L’estrema variabilità dei numeri resi noti dalle diverse fonti, ci dimostra come comprendere quanto stia effettivamente avvenendo sul campo sia pressoché impossibile. Inoltre, se aggiungiamo il fatto che le aree del paese dove si svolgono i combattimenti più intensi sono irraggiungibili da fonti sul posto e sprovviste di adeguata copertura della rete elettrica e internet, appare evidente come qualsiasi analisi possa essere semplicemente smentita da eventuali notizie che potrebbero giungere con giorni di ritardo rispetto alla data dell’evento stesso.
In conclusione, secondo quanto è attualmente deducibile dall’evoluzione della situazione sul campo, Mosca potrebbe aver riadattato il proprio obiettivo in virtù deli ostacoli incontrati nelle prime fasi dell’operazione. Qualora ciò sia avvenuto è verosimile che la Russia stia portando avanti obiettivi più limitati, provando ad imporsi in una guerra di manovra nelle regioni orientali dell’Ucraina prima di sostenere lunghe battaglie di assedio ai quattro angoli del paese.
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