Cosa sappiamo fino ad ora della presunta morte di Prigozhin
Si hanno ancora pochi dettagli sulle dinamiche dell’incidente aereo avvenuto ieri in Russia, durante il quale sarebbe morto anche il fondatore della Wagner Yevgeny Prigozhin che risulta nella lista dei passeggeri a bordo del mezzo. Il velivolo precipitato – l’Embraer E35 Legacy 600 – è un jet privato dello stesso Prigozhin sul quale viaggiavano sette passeggeri e tre membri dell’equipaggio, tutti morti in seguito all’incidente. Secondo i dati forniti da Flight Radar 24, il segnale dell’aereo si è interrotto all’improvviso alle 18.11 ora locale (le 17.11 in Italia) mentre il jet procedeva a 28.000 piedi di quota (8.500 metri) e a 950 chilometri orari di velocità. Nessuna anomalia sarebbe stata segnalata nei pochi minuti di volo. L’aereo era partito da Mosca alla volta di San Pietroburgo, quando si è schiantato vicino al villaggio di Kuzhenkino, nella regione occidentale di Tver, hanno precisato funzionari russi.
L’Agenzia federale russa per il trasporto aereo ha avviato un’indagine sulle cause e le dinamiche dell’incidente e ha pubblicato la lista dei passeggeri dell’Embraer, tra cui compiono Prigozhin e il suo braccio destro Dmitri Utkin. È stato inoltre avviato un procedimento penale per violazione della sicurezza durante i voli. «In merito all’incidente aereo nella regione di Tver, il dipartimento investigativo principale del comitato investigativo della Federazione Russa ha avviato un procedimento penale sulla base di un reato ai sensi dell’articolo 263 del codice penale della Federazione Russa (violazione delle norme per la sicurezza del traffico e l’esercizio del trasporto aereo)», ha affermato il comitato investigativo della Federazione Russa.
Secondo il canale Telegram Grey Zone, molto vicino al gruppo Wagner, l’aereo sarebbe stato abbattuto dal fuoco della contraerea e ciò sarebbe confermato dalle scie di condensazione visibili in alcuni video, dai residenti locali che hanno udito le raffiche e da testimoni oculari diretti. Lo stesso canale scrive che «il capo del gruppo Wagner, eroe della Russia e vero patriota, Yevgeny Viktorovich Prigozhin, è morto a causa delle azioni dei traditori della Russia. Ma anche all’Inferno sarà il migliore! Gloria alla Russia!».
Stando ad alcune fonti, lo stesso gruppo Wagner avrebbe confermato la morte del miliziano che appena due mesi fa aveva tentato di marciare su Mosca e dal canale Intel Slava si apprende che il portale Msk1 dell’agenzia funebre di Tver avrebbe confermato il ritrovamento del corpo. Tuttavia, fino a ieri circolavano notizie e considerazioni contrastanti sull’accaduto e il canale Telegram del gruppo Wagner ha scritto che «al momento stiamo aspettando informazioni dai nostri comandanti. Non c’è bisogno di trarre conclusioni affrettate. Ora siamo tutti presi dalle emozioni, ma bisogna controllarsi. Per oggi non ci saranno più messaggi fino a quando i nostri comandanti ci avviseranno di ulteriori azioni». Nella sede della PCM Wagner di San Pietroburgo però è apparsa una croce formata dalle luci accese alle finestre. Lo stesso canale ieri ha fatto sapere che «il secondo aereo che appartiene a Prigozhin, gira sulla capitale e si dirige verso l’aeroporto. Nonostante molti canali scrivono che sia morto, avrebbe potuto volare su un altro aereo». Indiscrezioni che hanno dato adito al dubbio che si sia trattato di una messa in scena per far sparire Prigozhin dai riflettori e riportare il gruppo paramilitare, privato del suo capo, sotto il controllo dell’amministrazione militare russa.
Nonostante l’accaduto presenti ancora molti elementi di mistero, diversi media italiani e occidentali hanno data per certa la morte del fondatore della compagnia militare privata quando questa non era stata ancora confermata e, soprattutto, il diretto coinvolgimento di Putin nell’incidente. «La vendetta plateale pianificata da mesi: così Putin si è liberato dell’ex amico ribelle Prigozhin», titola La Repubblica; «Mettersi al servizio di Putin o cercare vendetta: il destino dei mercenari» è, invece, uno dei titoli del Corriere della Sera. Una visione incentivata anche da alcune reazioni internazionali, tra cui quella del presidente statunitense Joe Biden che ha puntato immediatamente il dito contro il Cremlino: «Non sono sorpreso – ha detto il presidente americano. Non c’è molto di quello che accade in Russia in cui Putin non sia dietro. Ma non so molto al riguardo». Nessun dubbio nemmeno da parte di Kiev: «È ovvio che Putin non perdona nessuno», ha scritto su X il consigliere presidenziale Mykhailo Podolyak.
Nel frattempo, cominciano ad emergere le prime informazioni sulle cause dell’incidente: secondo quanto riferito da Donbass Today, «un ordigno esplosivo sarebbe stato piazzato nella zona del carrello di atterraggio dell’aereo. Dopo l’esplosione dell’esplosivo, un’ala è stata strappata dall’aereo, che è volata nello stabilizzatore. A causa della depressurizzazione del velivolo, i passeggeri hanno perso immediatamente conoscenza. È stato a causa dell’esplosione nel cielo che la coda dell’aereo è caduta a cinque chilometri dalla fusoliera». È ancora presto, tuttavia, per avere informazioni certe al riguardo e, soprattutto, per stabilire chi sia il responsabile dietro alla tragedia. Sarà necessario aspettare maggiori dettagli che potrebbero confermare o meno le indiscrezioni sulle responsabilità del governo russo avanzate dai media e dai vertici di potere occidentali.
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