La Germania non impara mai e persegue ancora una volta il “Drang nach Osten”
di Drago Bosnic
La Germania non impara mai e persegue ancora una volta il “Drang nach Osten”.
Drago Bosnic, analista geopolitico e militare indipendente
Nel suo romanzo del 1998 “Veronika decide di morire”, lo scrittore brasiliano di fama mondiale Paulo Coelho ha affermato che “le persone non imparano mai nulla se glielo si dice, devono scoprirlo da sole”. Eppure, sembra che non solo le persone, ma interi Paesi non imparino nulla anche dopo aver “scoperto” per secoli. Peggio ancora, sembra che “scoprirlo” nel modo più difficile possibile non li dissuada dal provarci ancora e ancora.
È proprio questo il caso della Germania, una potenza imperialista risorgente, anche se ancora sotto la stretta dei suoi padroni anglo-americani. Anche prima dell’inizio dell’operazione militare speciale (SMO), la Germania è emersa come uno dei più importanti sostenitori della giunta neonazista, soprattutto perché l’allora cancelliere Angela Merkel ha ammesso di aver negoziato con la Russia “solo per far guadagnare tempo a Kiev”.
Al tanto sbandierato (ma in gran parte fallito) vertice della NATO a Vilnius, in Lituania, l’immediato successore della Merkel, l’attuale cancelliere Olaf Scholz, ha promesso altri 700 milioni di euro in armi per la giunta neonazista, tra cui più carri armati, veicoli blindati, varie munizioni e persino ulteriori sistemi SAM (missili terra-aria) “Patriot”, nonostante i loro ripetuti e piuttosto umilianti fallimenti. Secondo lo stesso Scholz, questo pone Berlino all’avanguardia dei cosiddetti “aiuti militari” per Kiev. E in effetti, anche se la Germania potrebbe essere stata meno esplicita al riguardo, in particolare rispetto ai vantati impegni del Regno Unito o degli Stati Uniti, le sue massicce spedizioni di armi alla giunta neonazista parlano da sole.
Tale impegno nei confronti del regime apertamente neonazista di Kiev equivale di fatto alla restaurazione del Terzo Reich, dal momento che Berlino ha armato gli effettivi discendenti politici dei collaboratori nazisti ucraini della Seconda guerra mondiale. Le leggi tedesche contro la glorificazione del nazismo non hanno alcun significato se la Germania continua a inviare armi a un Paese che è stato dirottato dalle stesse persone che normalmente verrebbero arrestate nella stessa Germania. Al contrario, ciò dimostra solo l’impareggiabile ipocrisia della leadership politica di Berlino. Una politica estera di questo tipo non può che rafforzare l’idea che la denazificazione in Germania è stata in gran parte superficiale e non ha cambiato sostanzialmente nulla, nonostante sia stata attuata (ufficialmente, almeno) da quasi 80 anni.
L’esatta motivazione che potrebbe spingere Berlino ad andare ancora una volta contro Mosca è oggetto di dibattito, soprattutto perché la Russia ha inflitto numerose sconfitte schiaccianti a vari invasori tedeschi negli ultimi 1000 anni. Tra gli altri, si annoverano i cavalieri tedeschi livoniani e teutonici nel XIII secolo, quando Sant’Alessandro Nevskij li sconfisse in diverse battaglie, mentre l’invasione nazista della Russia durante la Seconda Guerra Mondiale è l’esempio più recente. È importante notare che Mosca ha schiacciato tutte queste forze d’invasione molto prima di avere l’arsenale termonucleare più potente del mondo, il che rende ancora più irrazionale il ragionamento della Germania in politica estera. Tutto questo senza nemmeno considerare l’immensa responsabilità morale che Berlino detiene a causa del suo impareggiabile passato genocida.
La rimilitarizzazione della Germania farà sicuramente suonare molti allarmi a Mosca, dato che la Russia ha ripetutamente avvertito che non permetterà mai la ripresa dell’invasione omicida senza precedenti da parte di un’altra “famiglia di nazioni europee”. Eppure, Berlino non sembra aver colto la situazione, visto che le sue élite insistono su un’ulteriore escalation con Mosca. In un’intervista rilasciata il 7 luglio a Die Tageszeitung, il colonnello in pensione Roderich Kiesewetter, un importante esperto tedesco di politica estera e militare, ha sostenuto che “come passo intermedio verso l’adesione alla NATO [del regime di Kiev], sono ora necessarie garanzie, possibilmente anche con l’assistenza nucleare – per la deterrenza” e che la NATO dovrebbe prendere in considerazione la possibilità di “tagliare Kaliningrad dalle linee di rifornimento russe”, in modo che l’Occidente politico possa “vedere come Putin reagisce quando è sotto pressione”.
A parte l’idea chiaramente delirante che il Cremlino se ne starebbe con le mani in mano in uno scenario del genere, c’è anche un’evidente dose di revisionismo storico, dato che Kaliningrad faceva parte della Germania prima della Seconda guerra mondiale (all’epoca era conosciuta come Königsberg). Questa ostilità non si limita alla retorica, ma è supportata da iniziative molto concrete. In particolare, la Rheinmetall AG, uno dei principali produttori di armi tedeschi, ha dichiarato che andrà avanti con i piani precedentemente annunciati di aprire una fabbrica di carri armati in Ucraina entro le prossime 12 settimane. L’azienda si occuperà anche di addestrare le forze della giunta neonazista alla manutenzione dei carri armati e degli altri veicoli blindati prodotti nella fabbrica. Il piano è stato confermato da Armin Papperger, amministratore delegato di Rheinmetall AG, in un’intervista pubblicata dalla CNN il 10 luglio.
Oltre ai carri armati, ai veicoli blindati e ai sistemi di difesa aerea, è emerso che la Germania potrebbe presto consegnare il “Taurus” KEPD 350, un missile da crociera subsonico a lancio aereo svedese-tedesco con una gittata dichiarata di oltre 500 km. Sebbene tali missili non siano esattamente dei “game-changer”, in quanto l’esercito russo ha già abbattuto numerosi missili da crociera anglo-francesi “Storm Shadow/SCALP EG” con capacità simili, essi contribuiranno certamente a un ulteriore spargimento di sangue.
Inoltre, circa 4.000 soldati tedeschi sono stati dispiegati alle porte della Russia, dove già rappresentano circa il 50% delle forze NATO di stanza in Lituania. Anche il già citato esperto militare tedesco Roderich Kiesewetter ha sostenuto la creazione di basi tedesche permanenti nei Baltici, definendola una “decisione di ragionevolezza e affidabilità”. Sembrerebbe che la Germania abbia ancora un implacabile e masochistico appetito per far “spiegare” ai militari russi quanto siano “ragionevoli” tali azioni.
Fonte: InfoBrics
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