Ecco come funziona il circo meteo-mediatico che fa terrorismo climatico
Il meteorologo Paolo Corazzon: caldo aumenta, ma abbiamo avuto altre estati bollenti. Oggi mania di urlare all’evento eccezionale, i centri meteo seri non parlano di “Caronte”
Si sente sempre parlare di emergenza climatica e ogni giorno i media ci mostrano immagini di catastrofi quali inondazioni, incendi o, come in queste giornate estive, di “caldo infernale” ed estrema siccità. La colpa è attribuita sempre all’”attività umana”, allo stile di vita dei Paesi democratici e avanzati.
Come se non bastasse, quotidiani prestigiosi quali il Corriere della Sera titolano poi “Caronte alla massima potenza”, con il risultato di terrorizzare inutilmente la popolazione.
Ci siamo chiesti chi ha inventato questi “nomignoli” (per usare le parole del nostro intervistato) con cui vengono chiamati i vari fenomeni, anzi lo abbiamo chiesto direttamente a lui, Paolo Corazzon del centro 3B Meteo, che abbiamo intervistato in esclusiva e che ha risposto a queste ed altre domande. Laureato con lode in fisica dell’atmosfera, è meteorologo e responsabile media e appare in numerosi appuntamenti su reti quali La7 e radio quali Radio24, Kiss Kiss, Radio Bruno e molte altre.
Di seguito i passaggi principali dell’intervista, ma vi invitiamo ad ascoltare l’originale, dalla voce sempre brillante di Corazzon a questo indirizzo.
Trend in crescita
MARCO HUGO BARSOTTI: La prima domanda è ovvia, stiamo davvero vivendo un’estate con temperature mai viste prima o siamo per così dire, in linea con un trend di aumento in atto da anni?
PAOLO CORAZZON: Effettivamente anche questa estate sta facendo parlare di sé, però l’uomo ha memoria corta. Abbiamo avuto altre estati particolarmente bollenti. La stessa estate dell’anno scorso ci ha fatto soffrire parecchio.
Quest’anno il caldo è arrivato un po’ più tardi e abbiamo avuto un inizio d’estate ragionevole. Il problema è che questo ultimo periodo si è rivelata particolarmente intensa, al punto che in alcune zone dell’Italia abbiamo anche toccato valori mai raggiunti prima.
Questo si inquadra comunque in un contesto generale di aumento delle temperature a livello globale, ma questi ultimi episodi lasciano intendere che questo faccia parte di un trend di crescita che sembra non fermarsi.
Il caso Milano
MHB: Usando Wolfram Language è possibile chiedere le serie storiche per qualunque città. Ho provato per Milano e siamo passati da una temperatura media annuale di circa 15.3 gradi nel 1980 a 17.5 oggi (anche se a dirla tutta c’è stata una diminuzione tra il 2007 e il 2015).
PC: Sì, sono dati, sono inconfutabili. A livello globale la temperatura media della terra è aumentata di circa 1,2° da quando è partita l’era industriale, quindi un periodo abbastanza lungo. In ogni caso l’Europa si sta scaldando più del resto del mondo; quindi, non mi stupisce che Milano dagli anni 80 ad oggi abbia visto un aumento di temperatura media annuale di 2°.
Nomignoli
MHB: C’è un punto su cui è interessante avere una tua opinione. Proprio in questi giorni i media italiani parlano di “tempesta di caldo”. Io vivo a Nizza e sono ormai fissi i cartelli che indicano “allerta arancione”. Ma siamo a 31 gradi! Una temperatura normale in Costa Azzurra a metà luglio!
PC: Sono d’accordo con te, perché ormai si urla sempre alla tragedia, al disastro. E in questo, purtroppo, soprattutto in Italia, il danno lo fanno anche delle dei centri meteorologici, o meglio entità che si autodefiniscono centri meteo ma non lo sono.
Si inventano nomignoli da dare a queste ondate di calore, sempre catastrofici: Cerbero, Caronte e già questo di per sé non è un’informazione corretta! In questo modo la gente dice, oddio: e adesso? Si salvi chi può. Ma si tratta solo di un anticiclone nordafricano che arriva sul Mediterraneo, sull’Italia e sulla Francia.
MHB: Però il fatto che al sud ci sia tanta umidità non sembra correlare con “anticiclone”, che in genere portava clima secco…
PC: In effetti, anche oggi avviene sempre più spesso che sia l’anticiclone nord-africano a spingersi verso di noi, mentre se ricordi una volta era il famoso anticiclone “delle Azzorre”. Ma quest’aria dall’Africa arriva da noi dal Mediterraneo, che è un mare caldo e lei è aria calda. Nell’aria calda ci può stare tanta umidità che viene dalla superfice del mare.
I meteo seri non parlano di “Caronte”
Ma lasciami tornare ancora una volta su Caronte: non esiste Caronte! Dobbiamo dirlo chiaramente: gli avvertimenti alla popolazione sono dati gli enti seri: in Italia, la Protezione Civile.
Queste allerte fino troppo esagerate le abbiamo adesso che si parla di caldo, ma alle volte anche quando si parla di precipitazioni. E ogni volta sembra che moriremo tutti.
Quindi c’è questo aspetto, questa mania di urlare all’evento eccezionale e la popolazione subisce il tutto, non capendoci più niente.
MHB: Ricordiamo tutti il colonnello Bernacca: una persona sempre moderata, tranquillizzante. Ci parlava delle sue isobare e oggi parliamo di “bombe d’acqua”. Lo ho sentito anche ieri sera su Giornale Radio, bombe d’acqua ripetuto così, con nonchalance. O Caronte. Quando è iniziata questa abitudine dei nomi e chi l’ha inventata?
PC: Viene dall’America, dove danno i nomi agli uragani, però i nomi degli uragani sono nomi stabiliti dall’Organizzazione meteorologica mondiale, parte dell’Onu, quindi un ente molto serio. Ed è una cosa utile per le allerte della popolazione: attenzione, Katrina di categoria 5 colpirà Houston mentre Klara colpirà la Florida.
Da noi invece è una moda inventata: so anche da chi, ma non faccio nomi, perché poi questi mandano denunce a destra e a manca. Si tratta di un sito che non è un vero centro meteo: si è inventato questa cosa. Che piace ai media.
Disinformazione: colpa dei giornalisti
Perché al giornalista piace avere il titolone, “arriva Caronte, si salvi chi può”. Però in realtà quel giornalista dovrebbe anche pensarci su: ma è giusto dare un titolo del genere con questo Caronte? Chi l’ha nominato così? Che cos’è questo Caronte?
Anche questa è disinformazione. I nomi di questi eventi sono inventati di sana pianta da persone che non hanno alcuna autorizzazione a farlo. Hanno detto che nessuno glielo vieta. D’accordo, può darsi, ma ribadisco che non c’è dietro nessuna, nessuna giustificazione meteorologica.
I dati dei centri meteo
MHB: Prima dell’ultima domanda, forse la più importante, volevo fare un inciso tecnico. Per le previsioni del tempo ci vogliono super computer che fanno iterativamente dei calcoli su delle griglie, diciamo dei quadratini di territorio… voi fate questi calcoli? A quale risoluzione? Avete vostri algoritmi?
PC: Certo, perché noi siamo un vero centro meteorologico. Ti spiego, esistono alcuni grandi centri meteo internazionali collegati tra loro. Per l’Europa il centro principale europeo è in Inghilterra si chiama WAFC London. Poi c’è uno America, uno in Russia, uno in Australia. Cosa fanno? Raccolgono i dati di tutte le stazioni mondiali che sono migliaia e migliaia, inclusi anche i palloni sonda che vanno in giro per il mondo. Forniscono milioni di dati: temperatura, pressione, umidità. Dati elaborati dai loro super computer.
Queste sono le informazioni che riceviamo e rielaboriamo con i nostri super computer, per arrivare a una previsione sull’Italia con una precisione anche fino a 1 chilometri! Una griglia di 1 km quadrato, 1 x 1 km.
MHB: E gli algoritmi che girano sui super computer sono vostri, o di dominio pubblico?
PC: Bravo, bravo, giusta domanda. Alcuni di questi algoritmi sono a disposizione di tutti, poi noi abbiamo i nostri, la nostra proprietà intellettuale. Da questi tiriamo fuori quella che è la nostra previsione, ovviamente tramite il lavoro di interpretazione dei meteorologi (umani).
Non è solo colpa nostra
MHB: Ultima domanda, forse un po’ più filosofica che tecnica. Abbiamo appurato (vedere “il ruolo del Co2” qui) che esiste una correlazione tra livello di Co2 in atmosfera e le temperature medie. Detto questo la stampa sembra dilettarsi ad accusare sempre il nostro modo di vivere: noi occidentali, noi delle democrazie rappresentative, noi andiamo troppo in aereo per futili motivi, usiamo troppo le nostre auto anziché l’autobus. Eccetera. Ma a me salta sempre all’occhio una cosa: nel 1960 la popolazione dell’intero pianeta ammontava a tre miliardi di individui. E oggi a otto. Non è che dovremmo correlare l’aumento di temperatura con l’aumento della popolazione, più che con le nostre vacanze in aereo?
PC: Ma certo, certo c’è ovviamente anche questo. Siamo sempre di più e consumiamo ovviamente di più, perché poi tutto è legato al consumo energetico, perché per creare tutta l’energia tu devi bruciare, devi consumare le fonti energetiche che spesso sono molto inquinanti. È ovvio che se fossimo la metà andrebbe molto meglio, però non puoi neanche sperare che la popolazione si dimezzi…
MHB: … mi viene in mente Kamala…
PC: … E poi ormai non è che c’è più uno “stile di vita occidentale” , oggi tutti vogliono stare meglio. Poi ovvio, ci sono nazioni che consumano meno perché hanno meno disponibilità, meno ricchezza, ma in generale il problema è il genere umano che vuole, ha sempre più necessità o comunque voglia di energia.
Però ti dirò, dato che il problema base è proprio quello, le fonti energetiche, ecco che esiste la speranza di trovarla una soluzione. Non è un problema irrisolvibile, dobbiamo lavorare per trovare dei metodi per alimentare questa sete di energia in maniera più sostenibile.
Ed è quello che stiamo cercando di fare. Il problema resta che siamo 8 miliardi e saremo sempre di più e quindi ci vorrà tantissimo tempo, anche perché i tempi di risposta del sistema terra sono molto lunghi: se oggi di colpo non brucio più benzina o petrolio, ci vorranno comunque anni perché la terra torni ad un equilibrio. Questo però ci spinge a essere ancora più rapidi. È una battaglia che ha senso combattere: sarà lunga e difficile, ma possiamo vincerla.
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