Il sabotaggio dei Nord Stream e la "profezia" della Nuland diventa realtà
Il sabotaggio ai gasdotti russi continua a tenere banco. D’altronde non potrebbe essere diversamente, data l’importanza. Che si tratti di un sabotaggio ormai è acclarato. Lo dicono tutti, anche se ancora non c’è stata un’inchiesta né ci sono le prove. Ma le perdite registrate in diversi punti dei condotti sottomarini e il fatto che i danni siano emersi tutti nello stesso giorno, non lascia spazi a dubbi.
Di congegni a orologeria
Inoltre, la concomitanza temporale delle esplosioni tende a escludere un attacco con missili ad opera di sottomarini o altri mezzi subacquei. Nasconderne uno ai sonar è già un’impresa ardua, nasconderne più di uno, praticamente impossibile.
Riportiamo quanto scrive in proposito Jens Berger sul sito danese Nachdenkseiten: “Il Mar Baltico non è solo uno dei mari interni più piccoli, ma anche uno dei meglio monitorati al mondo. Già durante la Guerra Fredda, era il terreno di gioco per le forze navali della NATO, del Patto di Varsavia e gli stati neutrali confinanti, cioè Svezia e Finlandia”.
“Dopo il crollo del Patto di Varsavia, i vecchi nemici hanno continuato a giocare al gatto e al topo. Io stesso ero nella Marina tedesca negli anni ’90 e sono stato in grado di farmi un’idea di com’era. Per farla breve: sembra del tutto impossibile che in mezzo a quest’area densamente monitorata un attore statale possa portare a termine una grande operazione navale senza che questo venga notato dagli innumerevoli sensori attivi e passivi degli stati vicini; men che mai al largo dell’isola di Bornholm”, in Danimarca, dove si sono state registrate alcune delle esplosioni.
Così l’ipotesi che siano state utilizzate delle mine, che circola un
po’ dappertutto, appare la più credibile. E la concomitanza temporale
delle esplosioni fa supporre che nei vari siti di attacco siano state
piazzati congegni a orologeria, fatti detonare a distanza di poche ore
uno dall’altro.
Di navi ed esercitazioni
Nella nota di ieri avevamo riportato quanto riferiva nel giugno scorso la rivista Seapower, che dava informazioni sulle esercitazioni navali Baltops della Nato al largo dell’isola di di Bornholm, che comprendevano anche pratiche di sminamento in profondità, nelle quali sono state usate nuove tecnologie. Inutile aggiungere che un’esercitazione che ha come oggetto lo sminamento comporta l’uso di mine, obiettivo della pratica, che quindi devono essere trasportate sul luogo e piazzate.
Nel riferire tali particolari, compresa appunto l’esercitazione anti-mine di cui sopra, Berger riferisce che a tale esercitazione, condotta sotto il comando della 6a flotta statunitense, “hanno preso parte 47 navi da guerra, compresa la task force navale associata alla portaelicotteri USS Kearsarge”.
“Per caso, – scrive Berger – la task force della USS Kearsarge era di nuovo nell’area marina intorno a Bornholm la scorsa settimana. L’ultimo segnale di localizzazione disponibile al pubblico ne indicava la posizione a meno di 10 miglia nautiche da Bornholm lo scorso mercoledì. Dopo tale segnalazione, la navi della task force hanno spento il proprio sistema di identificazione automatica AIS”. Anche se, aggiunge Berger, ciò non esclude che avrebbero potuto essere individuate “dalla sorveglianza marittima dei paesi limitrofi”.
Quindi, dopo aver accennato che è praticamente impossibile alla flotta russa attraversare il Baltico senza essere notata, Berger conclude ragionando sull’ingenuità della Germania.
“La Germania è ovviamente troppo ingenua. – scrive Berger – Se guardi la mappa del Nord Stream, puoi vedere che il gasdotto attraversa Stati che storicamente si sono opposti ad esso. [Partendo dal territorio russo] Si snoda da Finlandia, Svezia e Danimarca e passa attraverso le repubbliche baltiche fino alla Polonia. Con l’eccezione di Russia e Germania, tutti i paesi che si affacciano sul Mar Baltico si sono opposti pubblicamente a questi gasdotti e oggi nessuno verserà una lacrima per essi”.
“Pertanto, è improbabile che vedremo mai dati concreti da cui dedurre gli autori [degli attentati]. Ciò non significa che i dati non esistano. Ci sono certamente e probabilmente sono a disposizione di tutti i soggetti coinvolti, compresa la Cancelleria federale. Inutile dire che non c’è nessun interesse a renderli pubblici” (si dichiara guerra all’America?).
La profezia della Nuland
Chiudiamo riproponendo una profezia di Victoria Nuland, anima neocon e del colpo di stato (o rivoluzione) di Piazza Maidan, fatta a fine gennaio 2022: “Se la Russia invade l’Ucraina, in un modo o nell’altro, Nord Stream 2 non andrà avanti”.
Ovviamente, politici e media mainstream accusano più o meno esplicitamente la Russia, alla quale è strano che non sia attribuito anche l’uragano Ian che sta devastando la Florida. E ciò nulla importando l’offesa all’intelligenza dei propri cittadini.
Infatti, al di là dell’impossibilità tecnica, se Mosca non avesse voluto dare gas all’Europa, sarebbe bastato semplicemente chiudere i rubinetti, come peraltro aveva fatto, piuttosto che rischiare un’operazione tanto complessa contro una propria struttura che le è costata miliardi e anni di lavoro e che poteva, se riattivata, portare molti più miliardi alle sue casse.
Al tempo della Guerra Fredda la propaganda, che pure esisteva, evitava di cadere nel ridicolo, cercando in qualche modo di salvare la faccia. Oggi si costruisce in base a mezze verità e palesi menzogne con l’avvertenza che esse sono dogma indubitabile e il gioco è fatto.
Risulta esilarante, ad esempio, leggere articoli come quello pubblicato dal New York Times – per stare a un media dell’Impero ed evitare di perder tempo con i giornalini nostrani – che titola “Condutture sabotate e un mistero: chi l’ha fatto? (la Russia?)”, corredato di analisi di esperti e tuttologi vari, i quali cercano in tutti i modi dare spiegazioni che eludano eventuali (?) responsabilità americane. Tant’è.
Come in altri casi, se saranno svolte inchieste, come si ipotizza, si troveranno prove contro la Russia. Un copione già visto.
Al di là, resta l’escalation di cui tale sabotaggio sembra solo la punta dell’iceberg. Nello stesso giorno, infatti, gli Stati Uniti hanno invitato i loro cittadini a lasciare immediatamente la Russia. Un avvertimento mai diramato prima, da cui certa inquietudine. Si sta preparando qualcosa? Vedremo.
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