Bocciato anche il sistema mediatico che ha magnificato l’era draghiana
Esplosa la bolla mediatica: Draghi e le sue misure draconiane mai entrati nei cuori degli italiani. Governo dei migliori uscito dalle urne come governo dei bocciati
Il primo dato, quello più lampante, quello oggettivo, restituito da questa tornata elettorale, è che sono stati premiati i due partiti all’opposizione dell’Esecutivo di unità nazionale guidato da Mario Draghi.
Vincitori e sconfitti
Fratelli d’Italia ha capitalizzato la decisione di non far parte della coalizione variopinta che ha appoggiato il governo dei migliori. I 5 Stelle hanno ripreso vigore dopo la scissione dimaiana e la conseguente sfiducia a Draghi che ha determinato la caduta del governo, tornando sulle posizioni barricadiere degli esordi.
Dall’altro lato, escono pesantemente sconfitti quelli che, invece, dell’agenda Draghi hanno fatto un mantra. È crollato il Pd schiacciato dalla caterva di errori commessi dal suo segretario (che già ha annunciato che non si ricandiderà al prossimo congresso).
È sprofondata sotto il 10 per cento la Lega di Salvini a cui non ha affatto giovato l’appoggio all’Esecutivo dell’ex banchiere centrale, pagando a caro prezzo l’acquiescenza alle dure regole sanitarie imposte agli italiani.
La falsa narrazione su Draghi
Tutto questo porta con sé una seconda considerazione. Quando ci hanno raccontato che il Paese era compatto attorno a Super Mario, che approvava le norme liberticide in materia sanitaria come il discriminatorio e vessatorio certificato verde, che era pronto a sopportare qualsiasi sacrificio per far fronte alla crisi energetica (“volete la pace o i condizionatori?” che magari sarebbe diventato “volete la pace o i termosifoni?” ma, nel breve periodo, non avremo né l’una né l’altra cosa), che era affranto per l’improvvisa caduta dei ”migliori” in piena estate, probabilmente ci hanno preso in giro, anche se qualche osservatore più attento aveva già fiutato all’epoca questa gigantesca bolla mediatica.
Per cui, tirando le somme e considerando pure la forte astensione, questo voto è una sonora bocciatura del governo Draghi, di alcuni suoi ministri, in particolare quello della salute con la sua incrollabile intransigenza nella gestione pandemica, quello degli esteri (che non è stato neppure eletto in Parlamento) e dello stesso premier dimissionario, evidentemente entrato più nei cuori dell’informazione mainstream che in quelli della gente.
Insomma, quello che era stato definito con eccessiva enfasi il governo dei migliori si è rivelato il governo dei bocciati alle urne.
Bocciato anche il sistema mediatico
Perciò, bisogna pur spendere due parole sul sistema mediatico che ha magnificato l’era draghiana, ne ha celebrato le imprese salvo essere travolto dal voto degli italiani.
I media hanno tessuto le lodi di tutti i provvedimenti liberticidi, delle norme più illiberali, hanno appoggiato misure draconiane in stile cinese costruendo una narrazione a tratti imbarazzante.
Ricordiamo i servizi sulla giornata del povero tizio sprovvisto del lasciapassare trattato come un paria, gli editoriali assurdi che incensavano mascherine e restrizioni, le vignette con le illustrazioni delle attività permesse e di quelle vietate, gli elzeviri degli intellettuali organici al sistema che hanno scritto di untori, incoraggiato delazioni e hanno diffuso a più riprese – fino alla noia – una visione manichea del mondo.
Il fascismo democratico
Poi, con assoluta protervia, hanno iniziato con le lezioni di democrazia che è tale solo il popolo segue le loro indicazioni e vota come piace alla gente che piace. Ecco perché questo paventare ancora il pericolo di derive autoritarie, pure a elezioni perse, si palesa in tutta la sua vacuità.
Come non ricordare, a questo punto, gli insegnamenti di Marco Pannella, che dipingeva l’apparato partitocratico come una forma di “fascismo democratico” cioè solo formalmente democratico ma sostanzialmente chiuso, blindato, inaccessibile per chi non si allinea.
Perciò, dimenticare tutti i travagli che ha vissuto questo Paese dalla caduta del fascismo a oggi, gli scritti di Pasolini e in particolare quello sulla scomparsa delle lucciole, gli articoli e i libri di Sciascia, la strategia della tensione, il terrorismo, l’affaire Moro, gli omicidi politici, lo stragismo e far finta che l’esito di queste elezioni sia una sciagura per il Paese è operazione assai fuorviante dettata da un certo estro creativo e dalla necessità di giustificare in qualche modo la pesante sconfitta.
Probabilmente, serve ancora a tenere in piedi una narrazione di comodo che è stata spazzata via dalle prime piogge autunnali e dal voto di domenica.
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