Taiwan si potrebbe difendere da una invasione cinese?
L’eventuale confronto tra Taiwan e la Cina fa subito venire in mente la storia biblica di Davide contro Golia.
Quindi Taiwan sarebbe destinata a soccombere in caso di un’invasione cinese (al netto dell’aiuto americano)? Oppure il PLA (People’s Liberation Army) potrebbe andare incontro a una fortissima resistenza, che alla fine porterebbe al fallimento dei piani di Pechino?
Nell’elaborare una sintesi delle capacità difensive di Taipei, nei confronti di una forza d’invasione, dovremmo in primis analizzare la conformazione geografica dell’isola di Taiwan.
Ricordiamo che non si tratta di un’unica isola, esistono infatti alcune isolette amministrate da Taipei, come Klinmen, a soli 3 km dalla provincia cinese del Fujian, oppure il piccolo arcipelago delle Matsu, il quale si trova a 15 km dalla città di Fuzhou.
Causa la sua conformazione litoranea, Taiwan, non si presta a una invasione anfibia.
Parliamo di un’isola che si estende per quasi 400 km (da nord a sud), con una larghezza massima di 150 km (da ovest a est).
Il territorio taiwanese è diviso in due parti: le piatte pianure dell'ovest, dove risiede il 90% della popolazione, e montagne quasi totalmente ricoperte di foresta tropicale che occupano i due terzi dei terreni orientali. Il massiccio più alto di Taiwan è lo Yushan, la cui cima raggiunge i 4.000 m.
I fondali marini sono bassi, circa 60 m di profondità media, (ciò facilita la collocazione di mine navali) e la navigazione è assai difficile. Esistono pochissime zone della costa in grado di “accogliere” una forza da sbarco. Sulla costa orientale, invece, i fondali sono più profondi ma la proiezione di una forza d’invasione in profondità sarebbe subito bloccata in quanto si troverebbe davanti le catene montuose.
Oltre ai campi minati Taipei può schierare in funzione anti cinese una vasta gamma di missili supersonici/ipersonici. Taiwan dedica allo sviluppo di sistemi antinave una parte considerevole del Bilancio destinato alla Difesa (oltre 10 miliardi di dollari all’anno).
L’NCSIST (National Chung Shan Institute of Science and Technology) si occupa dello sviluppo e della produzione dei sistemi missilistici per le Forza Armate di Taiwan.
I suoi prodotti principali sono il supersonico antinave Hsiung Feng II/III (400 km di gittata massima) e il missile da crociera Hisiung Feng IIE (fino a 1.000 km di gittata massima). Quest’ultimo è stato concepito per colpire le basi sul territorio della Repubblica Popolare Cinese, il missile ha una velocità superiore ai 1.000 km/h, e volerebbe in territorio ostile ad una quota massima di 30 m.
Inoltre, nel 2019, la Marina ha ricevuto una grossa fornitura di missili antinave R-AGM-84L Block II Harpoon (120 km di gittata massima), lanciabili sia da piattaforme navali (foto) che aeree.
Nel 2017 l’allora amministrazione Trump approvò la fornitura dei missili aria-superficie AGM-154C JSOW che utilizzano un seeker IIR (Imaging Infrared) e sono equipaggiati con testata BROACH (testata multistadio), progettata appositamente per penetrare bersagli molto protetti (come ad esempio bunker interrati).
Taiwan era molto interessato al caccia di 5° generazione STOVL F-35B, onde poter disporre di un velivolo, a decollo corto e atterraggio verticale, in grado di operare anche al di fuori delle strutture aeroportuali (bersagli sicuri di un eventuale attacco cinese). Tuttavia Washington ha preferito scartare tale richiesta per non far aumentare la tensione con Pechino.
In caso di attacco, Taiwan cercherebbe quindi di colpire il maggior numero di unità navali della PLAN, lanciando attacchi missilistici anche contro obiettivi militari sul suolo cinese.
Dal 4 al 7 agosto Pechino effettuerà una grande esercitazione aeronavale intorno a Taiwan, vedremo se si tratterà di una vistosa dimostrazione di forza oppure dei preparativi per una invasione vera e propria.
Stranamente non sono state le forniture di armamenti a Taipei a provocare un’impennata della tensione, tra gli Stati Uniti e la Cina, ma la visita di un alto esponente politico americano, in quanto Pechino considera Taiwan una provincia secessionista che, presto o tardi, dovrà ricongiungersi con la Cina continentale, se necessario manu militari.
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