30 Lug 2022
Critiche dalla Gran Bretagna: grazie alle sanzioni Putin è più forte che mai
Fonte: ControInformazione
https://www.controinformazione.info/critiche-dalla-gran-bretagna-grazie-alle-sanzioni-putin-e-piu-forte-che-mai/
Le
sanzioni esterne contro la Russia sono la politica più mal concepita e
controproducente della recente storia internazionale, un fallimento
totale, lo scrive “The Guardian” nel suo editoriale.
La
realtà delle sanzioni contro la Russia è che queste invitano a
ritorsioni. Putin è libero di congelare l’Europa questo inverno. Ha
ridotto fino all’80% l’offerta dei principali gasdotti come il Nord
Stream 1. I prezzi mondiali del petrolio sono aumentati e il flusso di
grano e altri prodotti alimentari dall’Europa orientale verso l’Africa e
l’Asia è stato quasi sospeso.
Le bollette del gas
interne della Gran Bretagna rischiano di triplicare entro un anno e lo
stesso avviene in Germania, Italia, Francia e altri paesi. Il principale
beneficiario non è altro che la Russia, le cui esportazioni di energia
in Asia sono aumentate vertiginosamente, portando la sua bilancia dei
pagamenti a un surplus senza precedenti. Il rublo è una delle valute più forti del mondo quest’anno, essendosi rafforzato da gennaio di quasi il 50%.
I beni all’estero di Mosca sono stati congelati e i suoi oligarchi
hanno trasferito i loro yacht, ma non c’è alcun segno che a Putin
importi. Non ha elettorato che lo preoccupi.
L’interdipendenza delle economie mondiali, vista da tempo come strumento di pace, è diventata un’arma di guerra. I politici della NATO, utilizzano questa come un’arma ma ignorano le conseguenze.
Le
sanzioni si basano su un presupposto neo-imperiale secondo cui i paesi
occidentali hanno il diritto di ordinare il mondo come desiderano. Sono
imposte, se non prima attraverso cannoniere, poi attraverso i muscoli
capitalisti in un’economia globalizzata. Lo scrive The Guardian.
Dal
momento che sono per lo più imposte a stati piccoli e deboli, presto
fuori dai titoli dei giornali, il loro scopo è stato in gran parte il
simbolismo del “benessere”.
La Russia non è né piccola né debole e le sanzioni si ritorcono contro chi le ha decretate.
Le
sanzioni determinano fame e carestia per i paesi piccoli o deboli che
le subiscono (Cuba,Corea del Nord, Siria, Venezuela, ecc..) ma le
sofferenze delle popolazioni non fanno testo per l’occidente
“democratico”.
Lo
scopo delle sanzioni è intimidire i popoli e convincere i governi a
sottomettersi alle regole ed ai modelli imposti dagli USA e dai loro
alleati.
Tuttavia l’effetto è opposto: i popoli si stringono attorno ai loro leader e covano odio e rivalsa contro i sanzionatori.
Un
altro osservatore, l’esperto russo del Royal United Services Institute
Richard Connolly, ha tracciato la risposta di Putin alle sanzioni
impostegli dal sequestro della Crimea e del Donbas nel 2014. Il loro
obiettivo era cambiare il corso della Russia in quelle regioni e
scoraggiare ulteriori aggressioni. Il loro fallimento non potrebbe
essere più evidente. Lo scrive The Guardian.
Se
Putin supplica, sarà sul campo di battaglia. A casa, Connolly illustra
come la Russia si stia “ adattando lentamente alle nuove circostanze”.
Le sanzioni hanno promosso il commercio con Cina, Iran e India. Hanno
beneficiato “insider collegati a Putin e all’entourage al potere,
realizzando enormi profitti dalla sostituzione delle importazioni”. Le
sedi di McDonald’s in tutto il paese sono state sostituite da una catena
di proprietà russa chiamata Vkusno & tochka (“Gustoso e basta”).
Ovviamente
l’economia è più debole, ma Putin è, semmai, più forte mentre le
sanzioni stanno coadiuvando un nuovo regno economico in tutta l’Asia,
abbracciando un ruolo sempre più importante per la Cina. Era questa la
previsione?
Nel frattempo, l’Occidente e i suoi popoli sono
precipitati nella recessione. La leadership è stata scossa e
l’insicurezza si è diffusa in Gran Bretagna, Francia, Italia e Stati
Uniti. La Germania e l’Ungheria, affamate di benzina, stanno per ballare
sulla melodia di Putin. Il costo della vita sta aumentando ovunque. Eppure
ancora nessuno osa mettere in discussione le sanzioni. È sacrilegio
ammettere il loro fallimento o concepire la ritirata. (…..). Lo scrive The Guardian.
I
popoli europei possono prendere atto di quanto siano inadeguati e i
loro governanti, da Boris Johnson a Shulz, a Macron ed a Mario Draghi
(il super fenomeno acclamato da tutti i media in Italia). I super
atlantisti si vantavano di voler dare una lezione a Putin e sospingerlo
fuori dal potere ma, nel frattempo, sono loro ad essere sulla corda e
doversi dimettere per i loro fallimenti: è toccato per primo a Johnson,
seguito dal “super fenomeno” Mario Draghi, idem al premier dell’Estonia
ed a quello della Bulgaria.
Inesorabilmente i nodi vengono al
pettine e la retorica propagandistica delle “democrazie” contro
l’autoritarismo non basta a coprire i fallimenti dei “predicatori”
occidentali.
Luciano Lago
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