DRAGHI SE NE VA, LE CAVALLETTE NON ARRIVERANNO MA IL PAESE è pronto ad esplodere
Disoccupazione di massa, salari "greci", povertà record, centinaia di migliaia di PMI sull'orlo della bancarotta, caro-prezzi alle stelle..... dopo un trentennio al comando tra Italia ed Europa, Mario Draghi lascia il governo del nostro paese con le cariche esplosive ben posizionate, pronte ad essere detonate
di Megas Alexandros (alias Fabio Bonciani)
Alzi la mani chi fino all’altro ieri, avrebbe scommesso che Mario Draghi non fosse più il super presidente del Consiglio ultimo a vita della nostra Repubblica.
Non era certo un segreto che i poteri di casa nostra già stavano preparando e pregustando addirittura un Draghi-bis, dopo la tornata elettorale in programma nel 2023. Tanto ormai gli italiani si sono abituati a tutto, riferivano i Renzi ed i Brunetta, a chi li metteva in guarda su tale troppo osare, nello sfidare la democrazia.
Ed invece è accaduto quello che molti non si sarebbero mai aspettati. Nelle stanze segrete del potere è ricomparsa per la seconda volta in pochi mesi (fu così anche per l’elezione del Presidente della Repubblica), la strana “liaison” giallo-verde o per essere più precisi l’alleanza Conte-Salvini, che ha dato il ben servito all’uomo che più di tutti, in spregio al patriottismo, ha inciso negativamente sulle sorti del nostro paese negli ultimi 30 anni della sua storia.
Dal Britannia alla poltrona di Palazzo Chigi, passando per quella del Tesoro fino a quella di capo della Banca Centrale Europea, Mario Draghi ha avuto nelle sue mani tutto il potere possibile per determinare in un senso o nell’altro la direzione delle nostre vite e quelle dei nostri figli.
Ha deciso in piena coscienza e responsabilità di intraprendere la strada di asservimento ai poteri profondi rappresentati dal grande capitale della finanza, preferendo la distruzione e la morte, quando avrebbe potuto, facilmente e senza nessun sacrificio personale, scegliere invece quella della vita e del benessere comune generalizzato.
Ha scelto la strada della morte quando dal ministero del Tesoro decise di consegnare al grande capitale, attraverso le privatizzazioni, i settori nevralgici della nostra economia. Ha scelto la strada della morte quando da capo della BCE ha imposto ai greci surplus governativi da schiavitù, che hanno comportato tagli alla sanità, all’istruzione ed alla loro qualità di vita riducendoli ad un paese del terzo mondo. Facendo poi lo stesso con il nostro paese. Ha scelto la strada della morte fino al suo ultimo discorso in parlamento, dove ancora rivendica la necessità di inviare armi in Ucraina, laddove i russi stanno già ricostruendo Mariupol.
Sfido chiunque a ricordare una cosa positiva che Mario Draghi ha fatto in tutti questi anni per il popolo. Dalla follia dei derivati di Stato al famoso “whatever it takes”, tutto è stato fatto sempre e soltanto per trasferire ricchezza dalla massa nelle tasche dei sui mentori, all’interno di un disegno colonialista di stampo predatorio.
Ma la cosa più grave è che tutto quello che ha fatto, lo ha fatto sapendo quello che faceva, ovvero sfruttando le sue ottime conoscenze in materia economico-monetaria e mettendole a disposizione per servire il potere. Quando pronunciò la famosa frase per salvare l’euro, sapeva perfettamente che sarebbe stato abbastanza per fermare i mercati, ma si guardò bene dal farlo pochi mesi prima quando si trattava di onorare la democrazia nel suo paese.
Nostro Signore ha dato spesso la possibilità a Draghi di togliere dalla disperazione paesi, imprese e famiglie, ma lui se ne è guardato bene dal farlo, mentre si è sempre messo le gambe in testa per consentire agli oligarchi che rappresenta, di conseguire i colossali profitti, che lui stesso recentemente non ha potuto fare a meno di confessare, stanno facendo nel settore dell’energia.
Draghi come tutti quelli dotati della sua arroganza è un bugiardo incallito ed ha toccato il fondo proprio nel suo discorso finale, elevandosi ad un Renzi od un di Maio qualsiasi, quando ha affermato: “la mobilitazione di questi giorni da parte di cittadini, associazioni, territori a favore della prosecuzione del Governo è senza precedenti e impossibile da ignorare”.
La stampa di regime, Renzi e Di Maio, come quelli che ormai avevano solo la mamma da giocarsi nella roulette draghiana, nei giorni scorsi hanno provato a farci credere che in favore del governo Draghi si erano lanciati in appelli strappa lacrime: gli imprenditori, i rettori, i sindaci, i sindacati, i governatori, i medici, tutti i giornali, i camionisti (ma quelli senza camion!), Mario Monti, Antonio Sbavati, il terzo settore, gli USA, la UE, gli usceri, i macellai e gli addestratori di canguri…… pare che avessero convinto a scendere in piazza per Draghi anche Cetto la Qualunque ma aveva il Covid.
Che Draghi se ne vada a casa è ovviamente una buona notizia e statene certi non saremo invasi dalle cavallette; a voler essere generosi anche il rifiuto del Parlamento di concedergli “pieni poteri” può essere salutato positivamente da un punto di vista prettamente simbolico.
Certo possiamo aggiungere l’inaspettata “spallata” data dal Cavaliere, forse per vendicarsi della lettera ricevuta nel 2011. Una decisione che ha spezzato in due Forza Italia e Brunetta e che sta lì a dimostrare che tra le fratellanze di casa nostra stanno volando gli stracci e magari qualcos’altro.
Ma tutto questo non va oltre l’aspetto teatrale, Draghi o non Draghi, finché non verrà messa in discussione l’architettura dell’eurozona, il paese rimarrà comunque eterodiretto dall’esterno, oppure come sostengo da tempo, dai poteri profondi di casa nostra. E non dimentichiamoci che l’euro e le sue regole sono funzionali ai loro portafogli.
Quindi, Cari Amici, non possiamo certo dormire sonni tranquilli, la storia ci insegna che morto un Draghi se ne potrebbe fare un altro.
Probabilmente, il siciliano al Quirinale non avrà altra strada che infilarci nella campagna elettorale più calda della nostra storia e lasciare Draghi a posizionare le ultime cariche sotto i pilastri che reggono il nostro stato sociale.
Attenzione a quello che i partiti diranno e prometteranno, Megas vi dice che il nostro paese dopo 30 anni di surplus governativi che hanno prodotto 1.500 mld di debiti verso Equitalia, la totale distruzione della nostra classe media ed oltre il 60% delle famiglie che non arrivano a fine mese, non ha altra strada che tornare ad una politica fiscale strettamente espansiva finalizzata alla piena occupazione ed alla ripresa dei consumi interni.
Questo sia con l’euro che senza l’euro!
di Megas Alexandros
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