Riforma dell’AIFA: l’Ente del farmaco rischia di perdere ogni residuo di indipendenza
Annarosa Marra è stata nominata direttore generale dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), sostituendo così Nicola Magrini a fine mandato. La funzionaria con maggior anzianità dell’ente ha assunto il titolo in maniera transitoria, con ogni probabilità per i prossimi due o tre mesi, ovvero il tempo necessario al decreto attuativo del governo di rendere operativa la riforma dell’AIFA, avvenuta tramite emendamento alla conversione di un decreto-legge. Tra le misure volute “per velocizzare i passaggi burocratici di approvazione dei farmaci” figura, infatti, l’abolizione del direttore generale, ruolo di garanzia nonché di rappresentanza legale. Quest’ultima verrà attribuita al presidente dell’AIFA, le cui funzioni e modalità di nomina – insieme a quelle del direttore amministrativo e del direttore tecnico-scientifico – verranno stabilite entro un mese da un decreto attuativo del ministero della Salute, di concerto con il dipartimento della funzione pubblica e il MEF, d’intesa con la Conferenza Stato-Regioni. Nel frattempo, si sono levate voci critiche, preoccupate dal possibile indebolimento dell’autonomia dell’AIFA dalla politica, a sua volta in balia da almeno un decennio di una certa virata tecnocratica. Si pensi che tra le varie nomine degli scorsi anni, si contano nell’ente sanitario 4 presidenti-tecnici.
La riforma dell’AIFA voluta dal governo Meloni ha come obiettivo snellire le procedure e velocizzare i passaggi burocratici di approvazione dei farmaci, ritenuti troppo lenti nonostante i tempi medi di approvazione in Italia siano inferiori alla media europea. Alle perplessità sulle motivazioni della riforma si aggiungono poi quelle relative alla procedura, dal momento che è avvenuta tramite emendamento alla conversione di un decreto-legge calderone, contenente misure relative alle missioni NATO e al servizio sanitario della Regione Calabria, oltre alla proroga (divenuta poi soppressione) “della Commissione consultiva tecnico-scientifica e del Comitato prezzi e rimborso operanti presso l’Agenzia Italiana del Farmaco”. Difatti, la riforma dell’AIFA abolisce non solo la figura del direttore generale ma anche le due Commissioni tecniche, che si occupavano distintamente di valutare l’efficacia e la sicurezza dei nuovi farmaci e di negoziare il loro prezzo con le aziende produttrici. Ciascuna delle due Commissioni è attualmente composta da 10 membri, scelti in parte dalle Regioni e in parte dal governo. La riforma prevede, invece, una Commissione unica di soli 10 membri, i cui criteri di nomina verranno definiti nel decreto attuativo. Il taglio, proprio come avvenuto con la riduzione dei seggi in Parlamento, è stato giustificato in nome dell’efficienza, nonostante il rischio di valutazioni non adeguate a causa dell’accentramento di funzioni e competenze su un numero dimezzato di membri.
Di fronte al pericolo di un indebolimento dell’autonomia dell’AIFA dalla politica, cittadini e associazioni hanno lanciato diversi appelli in direzione Palazzo Chigi. «Dato il suo ruolo, l’AIFA dovrebbe essere nelle migliori condizioni possibili per operare in modo trasparente e al riparo da pressioni lobbistiche. Per questo sottolineiamo l’importanza di avere, per commissari e direzione dell’Agenzia, criteri di nomina trasparenti che portino a selezionare persone non solo competenti e meritevoli, ma anche esenti da rilevanti conflitti di interesse o influenze politiche», ha dichiarato l’Associazione Alessandro Liberati sulle pagine de Il Manifesto. Dell’indipendenza degli enti di controllo che approvano nuovi farmaci come fenomeno sia politico sia economico, con portata globale, ne abbiamo parlato su L’Indipendente.
[di Salvatore Toscano]
Nessun commento:
Posta un commento