Perché l'Italia è incapace di dire dei no?
di Andrea Zhok - 25/01/2023
Fonte: Andrea Zhok
https://www.ariannaeditrice.it/articoli/perche-l-italia-e-incapace-di-dire-dei-no
Alla luce dei primi mesi di governo Meloni, una questione
si affaccia alla mia mente, relativamente ai margini di movimento della
politica italiana.
Ora, non c'è persona dotata di un ancorché
modesto comprendonio che non abbia compreso come l'atteggiamento
bellicista, e la retorica russofobica che vi si è accompagnata, hanno
prodotto e produrranno a lungo termine un danno gravissimo alle sorti
del paese. Un paese i cui servizi pubblici stanno collassando, un paese
dove la sanità pubblica è stata devastata spingendo chi può nel privato,
un paese che continua a perdere popolazione giovane con alte qualifiche
parzialmente sostituita da immigrazione disperata con basse qualifiche,
ecc. non poteva permettersi quello che si è permesso di fare. Un paese
altamente industrializzato ma privo di risorse non poteva permettersi di
distruggere i rapporti con il maggior fornitore di materie prime ed
energia al mondo, con cui peraltro i rapporti erano ottimi.
Altrettanto,
un paese come l'Italia, con il suo debito pubblico, non può permettersi
di approvare un dispositivo come il MES, che facilitando i processi di
"haircut" in caso di default sul debito finisce per innescare una
tensione speculativa sui paesi finanziariamente più fragili. Come hanno
osservato in molti, sottoscrivere il MES per l'Italia significa creare
le condizioni per una profezia autoavverantesi, portando probabilmente
il paese al suo primo default nella storia nazionale.
Ora, posto che
non vi è alcun dubbio che queste condotte danneggiano gravemente un
paese già devastato dalla demenziale strategia pandemica dai precedenti
governi, la vera questione è: perché lo fanno? E' davvero impossibile
resistere alle pressioni - nessuno si illude che non ci siano - degli
USA, come prima sembrava impossibile resistere alle pressioni della
Germania?
Tutti abbiamo letto il nostro Machiavelli, e nessuno si
aspetta che la politica traduca immediatamente l'ideale in terra, senza
compromessi. E tuttavia i compromessi hanno senso se e finché consentono
di ottenere un vantaggio complessivo di sistema. Ma quando, non da oggi
ma da tre decenni almeno, tutto ciò che le nostre classi dirigenti
fanno conduce ad un avvitamento senza fine, ad un peggioramento delle
condizioni dei più, ad una prospettiva letale per il paese tutto, non
possiamo parlare di compromessi, di realismo machiavellico. E allora di
cosa dovremmo parlare?
Argomenti in termini di ricatto sono
comprensibili, ma deboli. Le classi dirigenti di paesi con dimensioni e
collocazione strategica comparabile, come la Turchia, o addirittura di
paesi con dimensioni e collocazione pari ad una regione italiana, come
Serbia e Ungheria, riescono a dire dei no, riescono spesso a trattare
per ottenere un miglior posizionamento per il proprio paese. Perché
questo sembra impossibile per l'Italia?
Vorrei convincermi che ci
sono sottili motivazioni strategiche, ma la verità, temo, sia
tristemente semplice. Non c'è ricatto o condizionamento sufficiente a
spiegare una classe dirigente che suicida il proprio paese. Al netto di
tutti gli arzigogoli, di tutte le scuse, di tutte le spiegazioni
raffazzonate e barocche c'è quella combinazione di corruzione personale e
vigliaccheria umana che le classi dirigenti italiane hanno così spesso
mostrato nella storia, e che dipendono probabilmente dal fatto che, non
da oggi, corruttibilità e viltà sono da noi le prime virtù curriculari
per le carriere più prestigiose.
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