Una società sempre più distopica e delirante.
Di Claudio Martinotti Doria
Uscir di casa per qualche ora per eseguire commissioni, soprattutto se presso uffici pubblici e agenzie di servizio, è divenuto ormai avvilente e allucinante, deprimente e obnubilante, per una persona minimamente sensibile e intelligente. Intendo riferirmi a coloro che ancora possiedono facoltà intellettive e analitiche, un minimo di senso critico autonomo, capacità di osservazione e comparazione, di documentarsi e attingere da diverse fonti, ecc.. In termini percentuali dovrebbero corrispondere a circa il 25% della popolazione italiana, secondo le ricerche eseguite una quindicina di anni fa dal grande compianto linguista Tullio De Mauro e confermate da successive ricerche condotte da antropologi e sociologi (rammenterei anche un altro grande accademico che pur senza ricerche mirate era pervenuto fin dal 1976 a prevedere questo tipo di degenerazione intellettuale e sociale: Carlo Cipolla con l’elaborazione de “Le leggi fondamentali della stupidità umana”).
Il restante 75% di popolazione. in base alle sopra citate ricerche, risulterebbe gravemente compromesso intellettualmente, non in grado di comprendere neppure i concetti più semplici, metafore, similitudini, analogie e correlazioni, non in grado di leggere frasi minimamente articolate e complesse, di esprimere frasi di senso compiuto, ecc., tali ricerche li definivano analfabeti di ritorno o funzionali, persone che non leggono alcun libro da molti anni o non ne hanno mai letto uno in tutto il corso della loro vita (escluso il periodo scolastico), e in proposito temo che negli ultimi due anni la situazione sia molto peggiorata.
Rispetto a un paio di anni fa sembra di vivere in un’altra dimensione, un universo parallelo distopico e paradossale, grottesco e drammatico, dove la maggioranza delle genti italiche ha rinunciato quasi completamente alla propria libertà sottomettendosi (temo volentieri) a diktat governativi privi di senso e logicità, arbitrari e autoritari, manifestando la propria propensione all’ubbidienza e al servilismo, spesso con zelo e fanatismo.
Anche quei pochi con cui si riesce ancora a interagire e sembrerebbero dotati d’intelligenza, volontà e capacità di comunicare, sembrano restii a manifestare il proprio autentico pensiero sulla situazione che stiamo vivendo, limitandosi a frasi moderate critiche, prudenti e innocue che finiscono per risultare ambigue, come temessero ripercussioni, come si vivesse in un regime dittatoriale di delazione, con il rischio intrinseco di venire equivocati, esposti al pubblico ludibrio o denunciati come eversivi, o indicati con quelle etichette offensive e false elaborate dalla neo-lingua, come negazionisti, no vax, complottisti, ecc.. Di questo passo inevitabilmente si dissolverà ogni impegno e responsabilità civile condivisa, cooperazione, socializzazione, solidarietà, ecc., per limitarsi a rapporti estremamente superficiali per non dire sciocchi e privi di valore. Ci si avvia a spron battuto verso un totale inaridimento umano e sociale.
Per fare qualche sintetico esempio dei fenomeni cui mi riferisco, nel giro di appena un paio d’ore di escursione fuori di casa ho assistito a numerosi episodi preoccupanti che ormai stanno diventando la normalità. Mentre ero in coda all’aperto davanti all’ufficio postale, ho visto una mezza dozzina di persone di ogni età avvicinarsi al bancomat indossando la mascherina (che sarebbe più corretto definire simbolicamente “museruola”). In alcuni spazi all’aperto di accesso a uffici pubblici e aziende di servizi, ma delimitati da perimetri come muretti e recinzioni, tutte le persone incontrate indossavano la mascherina e mi guardavano con disappunto e disapprovazione perché io la tenevo sul mento e non sul naso, avendo intenzione di sollevarla solo entrando negli uffici. Avevano cioè interpretato l’obbligo di indossare la mascherina al chiuso in maniera discrezionalmente rigida e severa, considerando spazi chiusi anche giardini cortili, atrii, piazzole, porticati, ecc. contigui e di accesso agli uffici cui ci si deve recare. Per non riferire di quelli che ancor adesso si vedono guidare l’auto e camminare all’aperto con la mascherina.
Ai Distretti Sanitari, superato lo sbarramento di controllo composto secondo i casi da addetti in tuta rossa della Croce Rossa o da infermiere che devono accertarsi che tu non ti sia recato al Distretto senza motivi accertabili (ti intimano di documentare il motivo con supporto cartaceo o app allo smartphone) vi sono ancora le impiegate agli sportelli dei CUP (Centro di prenotazione) ma il più delle volte ti dicono che devi chiamare un numero verde per eseguire le prenotazioni per visite mediche specialistiche. Il numero verde è ovviamente un risponditore automatico con voce gracchiante che è difficile interpretare anche per chi è dotato di udito perfetto, figuriamoci per gli anziani, che dopo averti fatto digitare parecchi numeri successivi, poi ti dice di riprovare più tardi perché gli operatori sono tutti impegnati. Se sei fortunato e perseverante in appena un paio di settimane potresti anche riuscire a prenotare tramite numero verde.
Queste osservazioni finali sono per me assai tristi, perché vivo in una regione che disponeva di uno dei migliori servizi sanitari nazionali e forse anche d’oltre confine, e nel giro di qualche mese è stata semidistrutta da una delirante gestione pandemica che ha creato disservizi spaventosi, impedendo di fatto alle persone di curarsi e soprattutto di fare prevenzione. In questo modo più che di COVID-19 (che ha ormai una mortalità attorno allo 0,1%, nonostante la proibizione delle cure domiciliari, probabilmente sono di più i morti per reazioni avverse ai vaccini mRNA), si morirà per le consuete malattie che verranno sempre più trascurate e/o affrontate con gravi e irrimediabili ritardi.
Occorre altresì tener conto del terribile peggioramento della qualità della vita conseguente a questo perfido stato di cose. Perché oltre a non potersi curare come prima (cioè come nel 2019 per capirci) si deve aggiungere la follia collettiva cui si assiste e che induce a rinunciare a interloquire e socializzare per non incorrere in episodi di fanatismo e servilismo esasperato, ai quali difficilmente potremmo sottrarci a qualche esternazione critica seppur moderata, che probabilmente indurrebbe a esplosioni di frustrazioni colleriche e isterie covate a lungo dalla paura instillata sistematicamente dai media di regime. Rischieremmo cioè di svolgere la non auspicabile funzione di capri espiatori.
In buona sostanza l’istupidimento di massa sta dando ottimi risultati per il regime partitocratico al servizio dell’élite dominante, Big Pharma in primis, seguito a ruota da Big Tech, che sono i due colossi che hanno tratto profitti da capogiro da questa falsa pandemia (falsa perché non è una vera pandemia, è stata dichiarata tale per motivi di business e gestione del potere di controllo sulla società).
Continuando di questo passo non usciremo più di casa, ma non a causa dell’apartheid indotta dal Green Pass (che non ha alcun senso se non di discriminazione politica e sociale, in quanto chi lo possiederà potrà contagiare quanto uno che ne sia privo) ma a causa di coloro che lo avranno e lo esibiranno a ogni piè sospinto come fosse un’onorificenza o un encomio di cui andare fieri.
Non usciremo più di casa per evitare di incontrare e dover interagire anche solo per pochi attimi con i numerosi fanatici affetti da vaccinofilia, monocordi, ipocondriaci in stato permanente di paura/panico, servi sciocchi e ignoranti, utili idioti servili al sistema, disinformati e ripetitori di slogan appresi a memoria dai media mainstream.
Non usciremo più di casa per proteggerci dagli zombie che credendosi immunizzati diverranno più pericolosi dei non vaccinati perché convinti di essere protetti dal virus. Proprio come nei film e nelle serie tv, ma non saranno zombie famelici di carne umana, ma egualmente aggressivi se ne avranno l’occasione, forse anche più pericolosi perché insidieranno la nostro sanità mentale cercando di obnubilarci, deprimerci, emarginarci e farci vergognare perché non ci siamo allineati al pensiero unico di regime, come hanno prontamente e zelantemente fatto loro.
Oltre che citare il Manzoni con la frase “ai posteri l’ardua sentenza” concluderei invitando le persone intelligenti e intellettualmente autonome che amano la libertà a resistere, perché solo il tempo, inesorabile e impietoso, rivelerà come stanno veramente le cose, al di là della cortina fumogena della propaganda e della mistificazione politico mediatica, cui gli stolti si abbeverano. Molto probabilmente quando il tempo, giudice implacabile, rivelerà quello che in molti non hanno voluto capire pur avendo gli strumenti per farlo, sarà troppo tardi per rimediare, il danno ormai sarà stato arrecato in toto e temo che sarà gravissimo, e alla faccia degli ottimisti e buonisti, non ci resterà che piangere.
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