La (sottile)
differenza tra Angela Merkel e Andreotti
Esiste una differenza tra politicanti e politici ed una perfino
maggiore diversità la si trova tra quelli che sono semplici politici e gli
statisti.
Politicanti sono coloro che svolgono la loro attività senza averne
grandi capacità e solitamente o sono degli avventurieri o carne da macello
manovrata da altri. I politici, invece, sono dotati di intelligenza, furbizia,
capacità di manovra e senso del potere. Costoro riescono, magari per lunghi
anni, a essere protagonisti della scena politica e influiscono, chi più chi
meno, sul tessuto sociale in cui agiscono. Ancora diversi sono gli
statisti. Si possono definire tali quei politici che svolgono il loro compito
subordinando la loro naturale ambizione personale ad una visione lungimirante
della società. In loro esiste un'idea del futuro verso cui indirizzare il
proprio Paese e la loro "visione "li spinge a prendere decisioni che
non sempre sono immediatamente condivise dai loro concittadini ma che, a lungo termine,
si dimostrano benefiche per tutti. Se la loro virtù è accompagnata da una
capacità di vera leadership, riescono a farsi seguire dal popolo, inizialmente
recalcitrante, ed entrano così nella storia.

© AP Photo / Markus
Schreiber
Purtroppo, come sappiamo, il mondo è pieno di politicanti e
numerosi sono anche i puri politici. Tra questi ultimi qualcuno emerge sulla
massa ma, una volta uscito di scena, non resta più niente della sua azione.
Un esempio eclatante di uomo politico italiano che ha dominato la scena,
ma di là dal suo personale potere non ha saputo costruire nulla, è stato Giulio
Andreotti. Dotato di indubbia furbizia, ha cavalcato tutta la storia della
Repubblica con un ruolo di primo piano, obbligando sia i sodali di partito sia
gli avversari a fare i conti con lui. Se però qualcuno volesse oggi ricordare
quale fosse la sua "visione", quale il suo progetto di società e cosa
sia rimasto dei suoi anni in politica si troverebbe con le mani vuote.
Molto simile al nostro Andreotti per la furbizia e lo spasmodico
amore del potere è la tedesca Angela Merkel. Protagonista nel suo Paese e
in Europa da moltissimi anni è una politica spregiudicata, tuttavia capace
di spacciarsi per persona moderata, europeista e aperta a ogni confronto. In
realtà, anche in lei è difficile cogliere quale sia la visione del futuro
e quali i suoi veri obiettivi sociali. Come Andreotti, che pur agiva con altri
metodi perfino meno "discreti", è sempre riuscita a eliminare o
mettere fuori gioco concorrenti o avversari interni al suo partito che potevano
essere di ostacolo alla sua carriera. Come il nostro Giuliano Amato fece con
Craxi, non ha avuto dubbi ad abbandonare e perfino tradire il suo mentore
Helmut Kohl appena costui si trovò in difficoltà.
La sua più grande abilità è stata nel riuscire a far passare di
sé, complice la stampa, un'immagine di donna semplice, materna (Mutti), di buon
senso e protettrice dell'economia tedesca nel mondo globalizzato. È perfino
riuscita a convincere qualcuno che stesse lavorando per la costruzione di una
Europa veramente unita. Ahimè, niente di piu' falso: avendo capito (e
condiviso) l'animo gretto del tedesco medio ha subordinato il futuro europeo
del suo Paese all'interesse nazionalistico immediato. Lo si è visto nel
comportamento tenuto nel caso della crisi greca quando un leader veramente
lungimirante avrebbe saputo spiegare alla propria opinione pubblica perché'
occorreva fare subito dei piccoli sacrifici, per evitare problemi molto più
grandi nel futuro.
© AFP 2018 / John
Macdougall
Al contrario, lei assecondò il meschino egoismo popolare, mise
al sicuro le sue banche creditrici del debito greco e lasciò che il popolo
ellenico precipitasse nella miseria in cui si dibatte ancora oggi.
Giocando astutamente di sponda con Schauble, cui aveva assegnato la parte del
mastino, ha sempre rifiutato l'istituzione degli eurobond e ha tenuto le Casse
di Risparmio tedesche fuori dai controlli europei obbligatori per tutte le
banche degli altri Paesi.
Mentre lo statista Helmut Kohl, da vero leader, era riuscito a
convincere i reticenti tedeschi ad accettare un cambio del marco uno a uno nel
momento della riunificazione della Germania, lei non ha mai avuto il coraggio,
nemmeno nel nome di un futuro europeo, di convincere i tedeschi in merito
all'utilità di esercitare, nei momenti di crisi, la solidarietà del paese più
forte verso i più deboli.
In una cosa è certamente maestra: il tatticismo disorientante
che la porta a cambi di direzione di 180 gradi. Anche quando, con un apparente
spinta di generosità, disse che il suo Paese avrebbe accolto tutti i profughi
siriani in fuga dalla guerra (rimangiandosi l'affermazione poco dopo a
seguito della reazione popolare negativa), aveva scelto non a caso quell'etnia
perché prevalentemente laica e di buon livello intellettuale ed economico. Tutti
gli altri profughi, meno facilmente integrabili, che andassero pure
in altri Paesi.
A parole, soprattutto negli ultimi mesi, si è presentata come
una europeista convinta ma, nonostante a Maastricht fosse stato previsto che
non solo i deficit ma anche i surplus dei bilanci nazionali non dovessero
superare il 3%, ha continuato a mantenere bassa la spesa pubblica accumulando
eccedenze annuali superiori al 7%. Se ci si fa caso, le sue dichiarazioni più
filo-europee sono aumentate dopo gli attacchi di Trump contro la Germania per
la sua aggressività commerciale. Allora sì che l'Europa deve dimostrare di
essere unita e solidale!
© AP Photo / Matthias
Balk
Non si può negare alla Cancelliera Merkel di essere una grande politica
ma, come abbiamo visto, essere un vero statista è altra cosa. Tutti siamo
consci che senza una vera Unione dell'Europa perfino la Germania, sul medio e
lungo termine, diventerà ininfluente nel mondo globalizzato. Uno statista quale
fu Helmut Schmidt avrebbe perseguito una visione ambiziosa e lungimirante
dell'Europa. Lei, tra ambiguità e contraddizioni, è rimasta una piccola e
meschina "casalinga sveva" con il risultato che l'Europa sognata dai
"padri fondatori" è oggi più lontana.
Nessuno potrà mai accettare una "Europa tedesca" e lei
non è certo affidabile per pensare una "Germania Europea". Il grande
filosofo tedesco Federico Nietzsche, che nacque nella stessa regione
in cui è nata la Merkel, conosceva così bene la piccolezza che può
nascondersi, talvolta, nell'animo di alcuni tedeschi da arrivare perfino a
negare di essere anch'egli un tedesco e inventarsi perfino improbabili origini
polacche.
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