Di Claudio
Martinotti Doria
Che il
problema della località (casalese) in cui risiedo sia soprattutto culturale e
sia esteso a tutta la provincia (Alessandria) si evince facilmente nel finale
di un interessante articolo che ho letto stamane on line, nel quale l’autrice
si augura che qualche “petroliere” sponsorizzi gli scavi e la valorizzazione
del sito archeologico romano di Libarna (Serravalle Scrivia AL), attualmente
sondato e studiato da archeologi di un
paio di università americane.
Fino a una
ventina di anni fa si poteva ancora tollerare un simile auspicio puerile, oggi
denota un anacronismo culturale preoccupante.
Avesse
fatto riferimento a qualche grande finanziere, a qualche noto personaggio dei
Big Data e dell’Hi-Tech, a qualche nota Fondazione di respiro internazionale,
ecc., allora avrebbe avuto senso e sarebbe stato accettabile, ma pensare ai
petrolieri nel 2018 come a dei potenziali mecenati e filantropi mi rammenta le
commediole all’italiana degli anni ‘70 e ‘80 nelle quali le procaci
protagoniste desideravano sposare uno sceicco per abbandonare la provincia e
vivere nel lusso. Aver evocato quel periodo e quel simbolismo (petroliere e
sceicco) non è casuale, significa che culturalmente in provincia siamo ancora
fermi agli anni ’80, banali stereotipi sono ancora radicati nelle
sovrastrutture mentali della popolazione e, ancora più e peggio, in coloro che
la dovrebbe rappresentare: i media e politicanti locali.
Così come
citare implicitamente nell’articolo il georadar impiegato dagli archeologi
americani come fosse una novità assoluta, tecnologia all’avanguardia che viene
impiegata per la prima volta nella nostra località, è anch’esso rivelatore di
un mancato aggiornamento tecnico e culturale. Sono almeno una decina di anni
che ci sono tv satellitari specializzate che trasmettono programmi di interesse
archeologico dove utilizzano tecniche di rilevamento che non richiedono più gli
scavi, se non mirati e limitati e come intervento finale.
Le maggiori
scoperte archeologiche effettuate negli ultimi anni si sono avvalse tutte
quante di queste tecniche di rilevamento a distanza, sia tramite satelliti che
droni progettati a tale scopo. La “metropoli” antica di Tilak in Guatemala
(civiltà Maya) è stata scoperta tramite
mappatura
aerea denominata LiDAR (tramite luce laser pulsata che “rimbalza"
rivelando gli edifici e le strutture nascoste dalla fitta vegetazione che
possono poi essere composti in immagini 3D). Gli archeologi hanno individuato
60mila rovine della civiltà Maya nascoste dalle foreste, in un'area di circa
2.100 kmq nel dipartimento di Petén, tra cui diverse piramidi, opere di difesa
e canali. Oltre agli edifici sono stati individuati giganteschi canali irrigui
e hanno potuto accertare che l'agricoltura fosse intensiva e molto ben
organizzata, sfruttando fino al 95% delle terre coltivabili. Di conseguenza gli
scienziati hanno potuto ipotizzare che, sia per la grande quantità di cibo
prodotta (in base alle stime effettuate) e per il numero elevatissimo di
edifici residenziali, vi potessero vivere fino a 10 milioni di abitanti,
nell'epoca del loro maggior splendore, durata quasi duemila anni, tra il I
millennio a.C. e il 900 d.C.. Se si considera che Roma all'apice della sua
grandezza disponeva di un solo milione di abitanti, anche questo rivela quanto
siamo culturalmente provinciali, ritenendoci ancor oggi e senza alcuna giustificazione
il centro del mondo e la culla della civiltà.
Siccome
tutto è interconnesso, correlato e proporzionalmente rappresentativo, a sua
volta il provincialismo localistico si riflette in quello italico, nel senso
che gli italiani sono a loro volta dei provinciali nei confronti del resto del
mondo, a causa soprattutto dei media e dei politicanti nazionali, esattamente
come da noi. E il provincialismo italico si riflette in quello europeo e
occidentale in genere, mentre il resto del mondo avanza e scopre anch’esso le
proprie origini, che erano tutt’altro che insignificanti e modeste, anzi, le
loro civiltà erano spesso più avanzate e diffuse delle nostre e le loro attuali
prospettive di vita nel lungo periodo sono migliori delle nostre, che ancora ci
illudiamo della nostra presunta grandezza ed egemonia e consideriamo le
località esotiche quasi esclusivamente come mete di viaggi e vacanze, recandoci
in esse senza neppure un minimo di preparazione e approccio etnico culturale.
La presunta
superiorità culturale occidentale è da considerarsi illusoria, frutto d’ignoranza,
propaganda e disinformazione, e più ritardiamo nel rendercene conto e più
rimarremo penalizzati da come la situazione internazionale si evolverà nei
prossimi decenni.
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