di Claudio Martinotti Doria
Il problema principale dei leader populisti (non è
un’offesa) come Tsipras (Grillo e Salvini in Italia) è che hanno una cultura
generica, insufficiente, camuffata dalle loro capacità dialettiche, perlopiù
sofistiche e dalla loro simpatia e capacità di catalizzare il pubblico durante
i comizi o davanti alle telecamere. Le loro carenze formative più gravi sono in
campo economico, finanziario e soprattutto monetario. Nessuno di loro ha la
minima idea di cosa sia la Teoria e la Scuola Economica Austriaca, che da un
secolo ha reso disponibili gli strumenti culturali ed operativi per capire cosa
è successo, sta succedendo e succederà in campo economico (e quindi politico) e
come porvi rimedio. Non hanno idee precise di come funzioni la finanza (che
definiscono criminale e speculativa, ma ripetendo formule usurate) ed il
sistema monetario (fiat money) e di cosa sia ad esempio la riserva frazionaria.
Non basta documentarsi sporadicamente e superficialmente, attingere ogni tanto
a qualche informazione, essere onesti ed in buona fede e voler fare gli
interessi del popolo, per riuscirvi. Occorre capire come funziona la gestione
del potere finanziario, che a sua volta condiziona totalmente il potere
politico (che quindi è fittizio, di secondo livello), che si fonda
surrettiziamente sul controllo della “stampante monetaria”, la “pietra
filosofale” del potere, che è il motivo per cui molti pseudo economisti (spesso
improvvisati), credendo di conoscerne i meccanismi, propongono il ritorno alla
sovranità monetaria come soluzione perfetta per uscire dalla crisi e
dall’oppressione. Ingenui. Ogni moneta si deve rapportare alle altre, ed ogni
paese per prosperare deve attrarre investimenti, ispirare fiducia, avere
credibilità e prospettive, deve essere motivato e motivare, ecc.. Non esistono
tecniche asettiche, aride e fini a se stesse, che si attuino e funzionino
automaticamente solo perché le avete pensate e proposte. Se bastasse tornare ad
una moneta autonoma e svalutarla per consentire la ripresa di una economia,
indipendentemente dai suoi parametri, presupposti e potenzialità, le crisi
sarebbero flatulenze … Tutti i pianificatori centrali dell’economia soffrono di
delirio di onnipotenza che deriva dalla loro ignoranza e sono pertanto
destinati al fallimento. La verità è che i nodi vengono al pettine, e prima o
poi si dovranno pagare gli errori commessi, che siano nostri o di altri che si
ripercuotono su di noi, che siano dovuti a sprechi, lassismo, parassitismo o
più veniali e comuni errori di valutazione (che spesso ci inducono a divenire
nostro malgrado complici passivi ed utili idioti dei manipolatori
professionali). La Grecia e l’Italia ne hanno commessi a bizzeffe, abusando
parassitariamente e stoltamente di falsi segnali positivi, sopravvalutandoli e
distorcendoli, appropriandosi di risorse che non erano tali, per distribuirle
sperequativamente, e che era meglio investire diversamente e con lungimiranza
(pensando alle generazioni future), invece sono stati dissipanti nelle solite
forme partitocratiche clientelari, corporativistiche, egoiche, sodali, di
contiguità e complicità. Più si dissimula e si posticipa l’inevitabile (che
spesso corrisponde al fallimento), e più gravoso sarà il prezzo da pagare, e
nessuno lo vorrà pagare, e sarà una lotta di tutti contro tutti, emergerà il
peggio dell’umanità, ma fortunatamente emergerà anche qualche oasi di luce, sia
individuale che di comunità, giusto per consentire fievoli speranze. Il
riconoscimento degli errori commessi è l’inevitabile primo passo da compiersi,
dopo di ché si dovrà prendere atto che non esistono diritti acquisiti per
nessuno, perché ad essi per contraltare e contrapposizione ci saranno
inevitabilmente diritti violati, abusati i primi e negati i secondi, come nella
previdenza sociale, tutti dovranno contribuire a pagare il prezzo delle
necessarie riforme sociali nel welfare. Se i politici non hanno il necessario
coraggio e la capacità di agire (e mi sembra ovvio non vi sia) non se ne verrà
fuori e finirà male. Molto male.
Strasburgo. Tsipras
show, anti Merkel in delirio: ma sulla richiesta fa melina
Pubblicato il 8 luglio 2015 da
di Redazione Blitz
STRASBURGO – Accolto con accenti messianici dai suoi ammiratori, coperto di
buu dagli altri, Alexis Tsipras è intervenuto alla seduta plenaria del
Parlamento Europeo. L’attesa è quella delle giornate storiche. A tal punto che
sulla diretta dall’Europarlamento a Strasburgo è saltata la connessione
streaming. I server sovraccarichi sono inaccessibili.
Tsipras ha di nuovo annunciato
una
proposta per oggi, peraltro senza esplicitarla, anche se, concede, “la
proposta del governo greco per la ristrutturazione del debito non è disegnata
per mettere del peso extra sui contribuenti europei”. E infatti perfino la
leader dei verdi europei Rebecca Harms ha dovuto replicare che, “il voto
del referendum è una speranza verso il cambiamento”, ma “pensavo che ci avesse
detto come farà con il suo popolo, misure concrete”.
La dead line per scongiurare default e Grexit è fissata fra 5 giorni.
Oggi però Tsipras è il braccio dell’Europa che si oppone all’austerity
rappresentata da
Angela Merkel, l’unico in grado di sfidarne
autorità ed egemonia.
Questi alcuni passi del discorso: un dibattito sul debito non deve essere
più tabù, gli aiuti alla Grecia il popolo non li ha mai visti, il disastroso
bilancio delle politiche del rigore è lì a dimostrare il fallimento
dell’austerity.
“Oggi invieremo la nostra richiesta all’Esm e spero che nei prossimi giorni
risponderemo a questa crisi per tutta l’eurozona”.
“La
scelta coraggiosa del popolo greco, in condizioni senza
precedenti, non è una scelta di rottura con l’Europa ma è la scelta di tornare
ai valori che stanno alla base dell’Ue. E’ un messaggio chiarissimo”.
“Occorre rispetto per la scelta del nostro popolo”. “La mia patria si è
trasformata in un laboratorio sperimentale di austerità, ma l’esperimento non
ha avuto successo”.
“Rivendichiamo un accordo con i nostri alleati – dice – che ci porti
direttamente fuori dalla crisi, che faccia vedere la luce a fine del tunnel”.
“Vogliamo lanciare un dibattito di merito sulla sostenibilità del debito
pubblico, non ci possono essere tabù tra di noi per trovare le soluzioni necessari”.
“
I soldi dati alla Grecia non hanno mai raggiunto il popolo,
i soldi sono stati dati per salvare le banche europee e greche”.
“Le riforme ed il memorandum non hanno portato alla giustizia fiscale. Per
decenni i governi greci hanno governato in modo clientelare, ed hanno sostenuto
la corruzione e alimentato l’evasione fiscale. Foto Ansa del discorso di
Tsipras a Strasburgo.
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