Quella che vi (ri)propongo è in realtà “storia vecchia” nel
senso che risale a poco meno di un anno fa e l’avevo già rilanciata da
Ticino-live e dal blog di Beppe Grillo, ma è sempre di attualità, in quanto
sono rarissimi questi “pentimenti”, per un giornalista "occidentale" che confessa la sua
collusione con il potere politico finanziario ce ne sono diecimila coinvolti che tacciono e centomila non
coinvolti che sanno ma fanno finta di niente. Mi stupisco ci sia ancora
qualcuno che creda a quello che scrivono i media senza porsi dei dubbi e
documentarsi in rete … forse perché ancora troppi italiani non sanno neppure
come approcciarsi alla rete e non conoscono l’inglese, tutto giova nel favorire
l’ignoranza e la mistificazione, se non fosse che ci stanno portando alla guerra nel nostro continente, solo per perorare gli interessi delle multinazionali che tengono per le palle il governo USA.
La confessione del giornalista Udo Ulfkotte a Russia
Today [una dichiarazione in viva voce, ndR] che racconta come le informazioni
dei mainstream media sono manipolate con fini politici e propagandistici
tramite l’intervento dei servizi segreti, nel suo caso della CIA. La
traduzione, presa da L’Onesto, non sempre è letterale: in alcuni punti fa una
sintesi del discorso, anche se il senso resta immutato. Titolo originale: “Il
giornalismo della CIA”.
Sono giornalista da 25 anni circa, da sempre indotto,
educato e costretto a mentire e a non dire il vero al mio pubblico, ma ora da
qualche mese, vedendo come i media tedeschi ed americani cercano di indurre la
gente a fare la guerra in Europa, a fare la guerra alla Russia, ho deciso che
non ci sto, non ci sto a manipolare la gente in questo modo, a fare propaganda
contro la Russia. In passato io e i miei colleghi siamo stati corrotti per
tradire il pubblico non solo nel mio paese ma ovunque in Europa. La ragioni per
cui ho scritto questo libro è che ho una grande paura di una guerra in Europa e
non voglio trovarmi di nuovo a vivere in questa situazione. Le guerre non
nascono mai da sole, c’è sempre dietro una serie di persone che danno la spinta
in quel senso, e non sono solo politici, ma anche giornalisti; ho scritto
quindi come nel passato abbiamo tradito i lettori con gli orientamenti
guerrafondai, non ne voglio più sapere, ne ho le scatole piene di queste menzogne
di propaganda da repubblica delle banane, altro che libero paese democratico
con libera informazione e diritti umani. Guardate i media tedeschi, i miei
colleghi che tuonano ogni giorno contro la Russia, in realtà sono cooptati
dalla Nato e dagli USA… pensate che pure io fui fatto cittadino onorario dallo
stato americano dell’Oklahoma per i miei scritti filo-americani, sono stato
aiutato dalla CIA per il mio lavoro pro-America ed ora ne ho fin sopra i
capelli, non mi presto più al gioco.
Il libro che ho scritto non mi darà soldi ed onori, ma
un sacco di rogne, perché desidero dare al pubblico tedesco, europeo e del
mondo intero un lampo, un’occhiata minima di ciò che davvero avviene dietro
alle quinte. Ci sono molti esempi nel passato, ad esempio se guardate al 1988,
marzo ’88 in Iraq dei curdi vennero uccisi in massa con gas tossici.
Io però venni inviato nel luglio ’88 nella città al
confine coll’Iran, chiamata Zubaidad. La mia missione -c’era in corso la guerra
Iraq-Iran – era di fotografare e scrivere che il gas usato era di fabbricazione
Tedesca, Zorin gas di Mostarde azotate. Io dovevo mostrare che questa gente era
stata uccisa con gas fabbricati in Germania.
Tornato a casa, di tutto il mio corposo servizio uscì
solo una minuscola foto con un piccolissimo trafiletto sul Frankfurter
Allgemeine, che cancellava completamente tutto quanto di disumano e terribile
avrei voluto comunicare, del fatto che decenni dopo la guerra ci fosse stata
della gente uccisa con gas tossici di fabbricazione tedesca. Mi sentii tradito
nella mia missione di mostrare l’orrore al mondo intero, non mi permisero di
gridare al mondo, a tutt’oggi ovunque in Germania pochi sanno delle migliaia di
morti a Zubaidad grazie all’insabbiamento di pezzi come il mio.
Molti giornalisti si proclamano tali, europei o
americani, ma in realtà come pure fui io, sono delle “coperture non ufficiali”,
che vuol dire, in sostanza tu sei impiegato dalle agenzie di spionaggio, dai
servizi segreti, salvo che mai e poi mai lo ammetterebbero, se per caso tu
venissi scoperto. Per questo siamo definiti non ufficiali, dei paraventi
insomma…Mi sono piegato più volte a questo ruolo, me ne vergogno, come mi
vergogno di aver lavorato per l’autorevole Frankfurter Allgemeine dove mi son
fatto comprare dall’alta finanza, dagli Americani ecc per NON riferire il
vero….Mi chiedo poi cosa sarebbe successo se avessi scritto su quel giornale
qualcosa a FAVORE della Russia…Eravamo e siamo tutti obbligati e indotti a
scrivere per gli USA e la UE, mai per la Russia.
Mi spiace, questo non è più quello che per me vuol
dire democrazia e libertà di stampa. La Germania è tuttora una specie di
colonia americana: per esempio è un fatto che la maggioranza dei tedeschi non
vuole bombe nucleari sul nostro suolo, ma invece loro ce le tengono, eccome!
Quindi è molto facile avvicinare un giovane giornalista di quotidiani, riviste
o stazioni radio/tv da parte di questi funzionari NATO, CIA ecc. e dir loro con
autorità “Bene, noi siamo la CIA, lavori con noi?”
Ebbene no, non è così che funziona. piuttosto ti
arriva un gentile invito a visitare gli States, tutto spesato, in pratica ti
fanno amico, e scivoli dolcemente in una condizione di collaboratore, perchè ti
fidi e ti stanno simpatici. Prima o poi ti chiedono gentilmente questo o quel
favore, e pian piano il tuo cervello è lavato e condizionato; ciò non avviene
solo per i giornalisti tedeschi, ma ancor di più per gli inglesi che hanno un
rapporto ancora più stretto con l’America, e poi gli israeliani, ovviamente coi
francesi ma già un poco meno, e poi gli australiani, neozelandesi, taiwanesi e
molti altri, perfino nel mondo arabo come i giornalisti giordani, del sultanato
di Oman…
Quando trovi un professionista rispettato ma trovi che
dietro di lui c’è il burattinaio della CIA…Ora vi do un altro esempio: a volte
i servizi vengono a trovarti in ufficio a commissionarti un articolo – guardate
che questa cosa è successa anche a me! – e ricordate che il BND o Servizio
Segreto Federale Tedesco è stato generato direttamente dalla CIA – allora
questi signori sono venuti da me al Frankfurter Allgemeine a Francoforte per
farmi scrivere un articolo su Gheddafi e la Libia. Questo nonostante il fatto
che io non avessi alcuna informazione o notizia speciale su Gheddafi, ma me le
hanno date loro, insomma a loro serviva la mia firma sotto le loro
informazioni. L’articolo uscì sul Frankfurter Allgemeine, ma era interamente
opera del BND.
Allora vedete, questo si può chiamare giornalismo? Coi
servizi segreti che scrivono interi articoli? Ce l’ho ancora nei miei files,
era una storia di come Gheddafi stava costruendo una fabbrica di gas tossici a
Rabtha. Dopo l’uscita sul Frankfurter Allgemeine venne ripreso da giornali e TV
del mondo intero, eppure erano cose di cui io non sapevo niente, ero solo stato
ingaggiato ed imbeccato dai servizi segreti. Anche questo non è certo un
esempio di libero giornalismo, in cui le agenzie di intelligence decidono cosa
vada stampato e cosa no; ed ora vi do un ottimo esempio di cosa capita se gli
dici di no, che non ci stai.
In Germania abbiamo un eccellente servizio di soccorso
per il traffico in elicotteri, amano chiamarsi gli Angeli in Giallo: una volta
uno dei loro piloti si rifiutò di collaborare con il BND come “non ufficiale”.
Ebbene fu licenziato dal servizio elicotteri, anche perchè il giudice cui si
rivolse lo ritenne “inaffidabile” perchè aveva rifiutato l’offerta del BND.
Anch’io sapevo bene cosa mi sarebbe successo se non
avessi cooperato coi servizi segreti. Pensate che per ben sei volte la mia casa
fu perquisita perchè un pubblico ministero mi aveva accusato di “diffusione di
segreti di Stato”… Sei volte! Tuttavia io credo con forza che la verità non si
possa sopprimere, e prima o poi debba venire a galla. Non m’importa delle
conseguenze, io ho avuto già 3 infarti, non ho figli per cui, se mi portano in
tribunale o in galera penso che per il trionfo della verità ne sarà valsa la
pena.
Udo Ulfkotte, giornalista
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