Gli Stati Uniti minacciano l’intervento diretto in Siria con il pretesto di “salvare i civili” del Goutha
di Luciano Lago
Era chiaro che Washington non si sarebbe rassegnata alla sconfitta dei suoi mercenari in Siria e che avrebbe fatto di tutto, dopo sette anni di guerra, per ritornare ad esercitare un ruolo nel martoriato paese arabo.
Lo si poteva dedurre dagli invii di forze speciali statunitensi che il Comando USA ha effettuato ultimamente per rinforzare la presenza militare nordamericana nel paese, in particolare nella base di Al-Tanf, nel sud della Siria, dove gli istruttori USA stanno adestrando un altro folto gruppo di mercenari da impiegare nella battaglia contro le forze governative siriane.
La presenza di truppe USA è una presenza non richiesta da nessuno ed in aperta violazione del diritto internazionale ma questo è un particolare di poco conto. Caduto il pretesto della lotta all’ISIS, ormai sconfitto dalle forze siriane e dall’intervento russo, rimane per Washington la necessità di non lasciare il campo libero alla Russia ed all’Iran in Siria che, in appoggio all’esercito siriano, stanno annientando le ultime sacche dei terroristi islamici nel Goutha est, che si sono arroccati prendendo in ostaggio la popolazione civile e sono apertamente appoggiati ed armati da USA, Gran Bretagna ed Arabia Saudita.
Il maggiore responsabile della carneficina e delle distruzioni in Siria, gli Stati Uniti, oggi hanno la faccia di bronzo di invocare, a pretesto di un loro prossimo intervento, la necessità di “fermare le uccisioni in Siria ed i bombardamenti sui civili” come dichiarato dalla ineffabile rappresentante USA all’ONU, Nikki Haley.
La Nikki Haley ha avvertito che gli Stati Uniti prenderanno provvedimenti in Siria da soli se il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite non riuscirà a farlo. La diplomatica USA ha citato l’attacco dell’anno scorso a una base aerea siriana come esempio di una possibile azione degli Stati Uniti.
“Non è la strada che preferiamo, ma è una strada che abbiamo dimostrato che prenderemo e che siamo pronti a riprendere”, ha detto Haley al Consiglio di sicurezza dell’ONU lunedì. “Quando la comunità internazionale non riesce costantemente a intervenire, ci sono momenti in cui gli stati sono costretti a prendere le loro azioni”.
Naturalmente gli USA di arrogano il diritto di intervenitre dove e quando vogliono incaricando i loro mercenari di prefabbricare la “provocazione” di un attacco con gas, una” false flag” per gettare la responsabilità dell’utilizzo di armi chimiche sul regime di Damasco che Washington da anni cerca di rovesciare senza riuscirci.
Neanche per caso, proprio nella giornata di ieri le forze siriane hanno trovato nella zona di Afrin, una località dove le forze siriane hanno ripreso il controllo, una officina per la preparazione di armi chimiche. Questo ritrovamento è avvenuto mentre l’Esercito siriano rastrellava la città di Afrin dopo la ritirata dei miliziani. Vedi: Syrian Army find chemical weapons…
Guarda la coincidenza: gli USA cercano un pretesto per un intevento militare e si scopre una officina di preparazione di armi chimiche in possesso dei terroristi.
Tuttavia la maschera degli “interventi umanitari” fatti dagli USA, nei paesi da assoggettare al loro dominio, è talmente consolidata come argomento di propaganda di guerra che Washington non potrebbe togliersela dalla faccia neanche volendo. Quando si tratta di aggredire un paese e riportarlo sotto il proprio controllo militare ed economico, i pretesti degli interventi sono sempre gli stessi: “intervento umanitario” o rimuovere le armi di “distruzione di massa”. L’esperienza dell’Iraq, dell’Afghanistan, della Libia, della Somalia, e quella attuale della Siria non lasciano dubbi in proposito. Ci sarebbe anche la variante di “riportare la democrazia” ma quella è già stata troppo sfruttata e non viene più ufficialmente utilizzata se non come motivazione indotta.
Il grande apparato dei mega-media occidentali ha già preparato il terreno per l’intervento martellando con una incessante propaganda che ha sistematicamente falsificato gli avvenimenti: i terroristi che bombardano i quartieri di Damasco (dove sono state colpite anche una scuola e un ospedale) sono qualificati come “oppositori”, occultando il fatto che mantengono sequestrata e si fanno scudo della popolazione civile. Le vittime dei bombardamenti sono sempre e comunque quelle dell’aviazione russa e siriana, mai quelle degli “oppositori” armati con le più moderne armi gentilmente fornite dagli USA. Nessun accenno neanche per caso alle migliaia di vittime civili prodotte dai bombardamenti della coalizione diretta dagli USA avvenuti su Raqqa, e su Mosul. Quelli non contano per la propaganda atlantista,si tratta di vittime di serie B.
Il tentativo USA di restaurazione del loro ruolo egemonico in Medio Oriente, con l’obiettivo di neutralizzare qualsiasi resistenza, passa prioritariamente per la Siria, poi seguiranno prima il Libano ed infine l’Iran, i paesi non conformi con gli interessi di USA ed Israele. La mente del piano di intervento è sempre in Israele, non puoi sbagliare, devi cercarla sempre nello stesso posto, a Tel Aviv ed a Gerusalemme.
D’altra parte l’Amministrazione di Donald Trump è ostaggio della potente lobby, segue le indicazioni della coppia Jared Kushner (genero di Trump) e di Bibi Netanyahu, i veri suggeritori della politica medio orientale di Trump.
Israele è determinato a sospingere l’Amministrazione USA ad attaccare l’Iran e distruggere Hezbollah e vuole impiegare la forza americana, costi quello che costi, fino all’ultimo soldato USA. Trump, pressato dagli scandali del Russiagate, dai neocons che lo tirano la giacca per regolare i conti con la Russia, dall’apparato militare industriale che vuole una guerra per far salire in alto i suoi profitti, non può andar se non in questa direzione: gli USA dispongono del più grande apparato militare della Storia e questo deve essere utilizzato. Come diceva qualcuno, “se l’unico attrezzo che si possiede è un martello, si tende a vedere ogni problema come un chiodo”.
Il presidente russo Vlady Putin ha compreso molto bene il pericolo di un attacco improvviso ed ha messo le mani in avanti, pubblicizzando le nuove armi nucleari russe che possono rendere obsoleti i sistemi di difesa antimissile che gli USA hanno installato in Europa. Ha inviato un messaggio molto chiaro:” non ci avete ascoltato prima, ascoltateci oggi“. La Russia non rimarrà di certo a guardare, si gioca il suo prestigio e i suoi investimenti fatti nella regione.
Putroppo vale il vecchio detto che non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire ed oggi l’elite di Washington ha gli occhi iniettati di sangue e non vede altro che la guerra. “War is coming”.
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