Nel
31° anniversario del devastante incidente nucleare di Chernobyl è doveroso
ricordare una grande figura scientifica ma soprattutto umana, sconosciuta ai
più, che ha contribuito a ridurre le ripercussioni sanitarie ed ambientali del
tragico evento, rendendo pubblici i dati oggettivi su di esso, consentendo alle
istituzioni internazionali preposte ed ai media mondiali di apprendere
dall’esperienza ed informare doverosamente i cittadini per assumere adeguate
contromisure, atteggiamenti che per quei tempi e quelle latitudini non erano
affatto usuali. Occorre rendere merito a questo personaggio, che nel più
assoluto anonimato ha corso gravi rischi compromettendo irreversibilmente la
propria salute, esclusivamente nell’interesse dell’umanità. Claudio Martinotti
Doria
La centrale nucleare di Chernobyl dopo l'incidente
L’accademico Legasov ha fatto ricerche sulla catastrofe di
Chernobyl. Ed è morto in conseguenza del suo coraggioso senso del dovere
Dopo lo scoppio del disastro alla centrale nucleare di
Chernobyl il nome dell’accademico Valery Legasov non è apparso sulle gazzette
sovietiche o straniere. E’ stato uno dei primi ad arrivare a Prypriat, dove ha
trascorso nei pressi del distrutto blocco quattro, due-tre settimane in quattro
mesi, assorbendo una dose di radiazioni pari a 100 rem.
È stato sempre lui che ha
proposto di andare in elicottero verso il reattore in fiamme con un
composto di boro, piombo e argilla. Ancora lui che ha insistito sulla immediata
e completa evacuazione della città di Pripyat. Una nube radioattiva avvolse
l'Europa. L'URSS minacciava azioni legali multimilionarie. Ma dopo un onesto e
franco rapporto di Legasov ad una conferenza di esperti dell'AIEA a Vienna,
durata 5 ore, l'atteggiamento verso l'Unione Sovietica si ammorbidì.
La verità su Chernobyl
non è piaciuta a tutti. Per due volte è stato candidato al titolo di Eroe del
Lavoro Socialista ed entrambe le volte non è stato premiato. Il 27 aprile 1988
l'accademico è stato trovato morto …
L'accademico russo Valery Legasov, riconosciuto come Eroe della Russia solo dieci anni dopo l'incidente di Chernobyl
Valery Legasov a 36 anni è
diventato dottore in scienze chimiche, a 45 anni membro effettivo
dell'Accademia delle Scienze. Per il suo lavoro sulla sintesi dei composti
chimici dei gas nobili è stato insignito del premio Lenin e riconosciuto come
scienziato laureato dallo Stato. Nel 1984 è diventato il primo vice direttore
dell'Istituto per l'energia atomica Kurchatov, due anni dopo, poi, il disastro
di Chernobyl ebbe luogo.
La
notte del 26 aprile a Chernobyl nell'istituto di controllo della centrale
apparve un segnale: 1, 2, 3, 4. Gli esperti avevano capito che stava per
verificarsi qualcosa e, per le radiazioni e l'antincendio, c'era pericolo di
esplosione.
Valery Legasov costituì una
commissione governativa, anche se lui era un esperto di fisica e processi
chimici. In seguito molti si sarebbero chiesti perché dall'istituto Kurchatov
nessuno degli esperti era andato a Chernobyl e dunque lo stesso giorno, con un
volo speciale, Valery Legasov ci andò.
Sul
posto capì che il quarto blocco della centrale era distrutto, il
turbocompressore provocò due esplosioni di seguito, lasciando il reattore
completamente distrutto. Non esisteva alcun precedente di liquidazione di
incidenti di questa portata, in nessuna parte del mondo.
Sarcofago del reattore n. 4 della centrale nucleare di Černobyl'
L'accademico
Legasov è stato l'unico scienziato che ha lavorato in quei giorni sul
luogo del disastro. Con coraggio impavido, fece arrivare un elicottero militare
sul tubo della centrale nucleare, compiendo un volo di emergenza sul quarto
blocco. Una volta lì notò che brillava. Per verificare il funzionamento degli
isotopi radioattivi, sul veicolo blindato, si avvicinò ai blocchi, scese dal
velivolo e prese le misure.
Grazie
a lui si è riuscito allora a stabilire che le letture dei sensori di neutroni
nel corso della reazione nucleare non tornavano e reagivano invece a una
potente radiazione di raggi gamma. Infatti la caldaia "era muta". La
reazione si fermò, ma cominciò a bruciare il reattore dove c'erano 2500
tonnellate di grafite. C'era bisogno di evitare un ulteriore
riscaldamento dei resti del reattore, di ridurre le emissioni radioattive
nell'atmosfera.
Il presidente dell'Accademia
delle Scienze dell'URSS, Anatoly Aleksandrov aveva consigliato di togliere e
seppellire i resti del reattore. Ma il livello di radiazioni e raggi x era
troppo alto. Fu proprio Legasov a proporre di lanciare nel nocciolo del
reattore, con gli elicotteri, una miscela di boro contenente sostanze di piombo
e argilla. Con i calcoli giusti, "piombò" il reattore. I piloti degli
elicotteri, insieme a lui, riversarono 5mila tonnellate di materiale e Legasov
stesso salì sulla cima del reattore, che rischiava di collassare 5, 6 volte al
giorno. Superò così il massimale di 500 raggi x all'ora del misuratore di
radiazioni.
L'accademico aveva capito
perfettamente a cosa stava andando incontro e quante dosi di radiazione stava
assorbendo. Ma quello era l'unico modo per valutare l'entità del disastro.
Da lontano non era
possibile capire cosa stava succedendo e c'era bisogno di prendere una
decisione veloce. Il tempo scorreva e non ce n'era abbastanza per farsi
consigliare.
Pryp'jat'
è una città fantasma situata a nord dell'Ucraina, vicino al confine bielorusso,
al momento della sua evacuazione aveva 47 mila abitanti, che si sono salvati
grazie al risoluto intervento di Legasov
Allora l'accademico riuscì
a convincere il presidente della commissione governativa Boris Shcherbina che
Pripyat andava evacuata con urgenza. In questo modo salvò molte vite. Quando la
città era deserta, arrivarono i liquidatori. Informazioni affidabili su ciò che
stava accadendo a Chernobyl mancavano. Legasov propose di creare un gruppo di
giornalisti esperti, per raccontare l'evento e dire alla società come reagire e
comportarsi, ma quel gruppo non venne mai creato. Si aveva paura del panico,
quindi, si cercava di non divulgare informazioni.
"Questo
è stato il momento in cui mio padre entrò in conflitto con la
direzione del paese", dice la figlia Inga. "Mio padre voleva, al
contrario, informare ampiamente la popolazione, far capire alle persone cosa
stava succedendo, come comportarsi…Ha capito quanto grande fosse la tragedia e
non riusciva a pensare al disastro per Chernobyl".
Il
5 maggio 1986 Valery era di nuovo sul luogo dell'incidente. Tornò poi a casa il
13 maggio con voce rauca, tosse, insonnia. Nell'agosto 1986 a Vienna tenne una
riunione speciale all'agenzia Internazionale per l'energia atomica, la AIEA.
Per risolvere la tragedia di Chernobyl, si sono riuniti allora più di 500
esperti provenienti da 62 paesi. Legasov lesse il suo rapporto per 5 ore,
riportando un'analisi dettagliata del disastro, sinceramente e apertamente,
senza aver paura di ledere ai vertici o alla reputazione di qualcuno. Quando
terminò il suo discorso, tutti erano in piedi ad applaudirlo e gli fu
consegnata una bandiera dell'AIEA.
Ci
si aspettava che gli esperti richiedessero all'Unione Sovietica di risarcire i
danni dalla nube radioattiva, che dopo l'incidente, era arrivata
in Europa. I radionuclidi di iodio e cesio avevano raggiunto il territorio
europeo. Legasov, svelando la vera natura del disastro, aveva salvato il paese
da milioni di dollari di azioni legali.
I primi interventi di contenimento successivi all'incidente di Chernobyl
Ricorda figlia Inga:
"Non doveva andare lui
a quella riunione, ma il Capo di Stato. Su quello che è successo a Chernobyl,
avrebbe dovuto riferire Gorbaciov. Ma, per quanto ne so, Mikhail Gorbaciov ha
detto, lasciate che vada lo scienziato, che ha partecipato alla liquidazione
dell'incidente. Mio padre si organizzava davanti ai nostri occhi, prendendo i
documenti da casa. Alcuni giorni a casa nostra sono rimasti a dormire altri
scienziati ed esperti. Mio padre più volte ha controllato tutte le cifre, per
assicurarsi personalmente che tutte fossero totalmente veritiere. Il suo
rapporto è stato molto dettagliato e molto onesto.
I
diplomatici sovietici a Vienna avvertivano che la situazione era abbastanza
sfavorevole, che la riunione sarebbe andata male. La comunità internazionale si
poneva negativamente contro il paese e contro il relatore. Si aspettavano
Gorbaciov… Mio padre mi ha raccontato che all'inizio facevano rumore, per
problemi con i posti a sedere in sala. Ma dopo 15 minuti di lettura della
relazione nella sala scese un silenzio di tomba.
Legasov
veniva ascoltato con il fiato sospeso. Il rapporto è durato 5 ore, in più,
in seguito, rispose alle domande. Il suo compito principale non era
giustificare l'Unione Sovietica, non era nascondere le informazioni, ma, al
contrario, spiegare alla comunità internazionale, come bisogna comportarsi
in queste situazioni. Già allora gli era venuta l'idea di creare un
istituto per la sicurezza". Per riconoscere la grandezza del suo
intervento ci vorrà tempo, con la perestroika e la glasnost' che arriveranno
più tardi.
La verità su Chernobyl non
piace a tutti. C'erano quelli che pretendevano di portare gli autori di questo
rapporto di 700 pagine ad un processo penale per la divulgazione di dati
sensibili.
"Il
rapporto è stato onesto. C'erano cause di forza maggiore nella situazione,
c'era bisogno di pensare, non ad un paese solo ma a tutta l'umanità. Il
rapporto all'AIEA ha avuto grande risonanza. Mio padre è diventato molto
popolare in Europa, fu nominato uomo dell'anno, è entrato nella top ten
dei migliori scienziati del mondo. Questo ha causato un grave gelosia tra i
suoi colleghi".
Il primo settembre 1986
Legasov ha compiuto 50 anni. Fu proposto per il rango di Eroe del Lavoro
Socialista, ma il ministro di Ingegneria meccanica gli andò "contro".
L'accademico aveva ricordato troppo palesemente le cause dell'incidente di
Chernobyl. In seguito, poi, ha ricevuto dal ministero solo "gloria"
nominale.
Estensione della ricaduta di radionuclidi nei giorni successivi all'incidente di Chernobyl
Ben
presto, i medici gli diagnosticarono una pancreatite da radiazione, la malattia
era al quarto stadio. Nel suo sangue erano stati rilevati mielociti, era chiaro
che avrebbero raggiunto il midollo osseo. Cominciò a perdere controllo delle
dita della mano sinistra, poi del braccio destro e della gamba. I medici gli
diagnosticarono una depressione reattiva… Nell'autunno del 1987, mentre
era in ospedale, prese una grossa dose di sonniferi, ma i medici furono
chiamati in tempo e gli fecero una lavanda gastrica, salvandolo. Agli
amici in quel difficile periodo Legasov disse: "tutto è bruciato
dentro di me".
"Dopo
il disastro di Chernobyl mio padre è stato rivalutato", dice Inga.
"Ha avuto un periodo difficile per quanto accaduto, per il paese, per la
gente, per l'incidente. Era preoccupato per i bambini non ancora nati, per gli
animali abbandonati nella zona di esclusione. Forse questa misericordia, che
possedeva, a quanto pare, aveva bruciato tutto dentro di lui.
Il 27 aprile 1988, nel
secondo anniversario dell'incidente di Chernobyl, Legasov fu trovato impiccato
nel suo ufficio di casa. Si concluse che Valery si era suicidato in uno
stato di depressione.
"Il
sistema e i suoi colleghi lo avevano spezzato": è l'opinione del
professore dell'università di Mosca Lomonosov Yuri Ustinjuk.
Dopo
la morte dell'accademico, la sua vedova ha chiesto un documento ufficiale per
conoscere la dose di radiazioni ricevuta da suo marito a Chernobyl. Era di 100
rem, mentre la dose massima ammissibile per i liquidatori era di 25.
Solo più tardi, dieci anni
dopo l'incidente, nel settembre 1996, il presidente Boris Eltsin ha assegnato,
in maniera postuma, all'accademico, il titolo di Eroe della Russia.
Per salvare le persone
dalle conseguenze del terribile disastro causato dall'uomo, Valery Legasov ha
pagato con la propria vita per gli errori degli altri.
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